Usare la carta di credito del coniuge è un reato, perfino con il consenso del marito o della moglie titolare dello strumento. Ecco in quali casi, cosa si rischia e come tutelarsi.
Tra marito e moglie si condivide tutto, si pensa. In effetti, anche sotto il profilo giuridico il matrimonio impone una certa condivisione, basti pensare che il regime patrimoniale legale è la comunione dei beni, anche se i coniugi possono modificarlo. Oltretutto, perfino alcuni veri e propri delitti contro il patrimonio non sono punibili quando avvengono tra coniugi. Eppure, usare la carta di credito del coniuge configura un reato. Potrebbe sembrare paradossale, soprattutto scoprendo che la fattispecie penale sussiste perfino quando il coniuge è stato autorizzato dal titolare.
Questa regola, peraltro, riguarda in genere tutte le carte di pagamento a prescindere dal rapporto personale intercorrente tra le parti. Approfondiamo le motivazioni dietro a questo precetto apparentemente curioso e scopriamo cosa rischia chi usa la carta di credito altrui, ma anche come mettersi al riparo da possibili conseguenze in caso di necessità.
Usare la carta di credito del coniuge è reato
Secondo la legge le carte di pagamento (carta di credito, bancomat, carta prepagata, carta di debito) possono essere utilizzate soltanto dal legittimo titolare, indicato proprio sulla tessera. Non a caso, per prelevare del denaro dallo sportello postale o bancario è richiesta l’identificazione e di certo non viene autorizzato il prelievo a una persona diversa.
Per compiere questa operazione sarebbe infatti necessaria una delega, conforme a quanto richiesto dalla legge ma anche alle regole previste imposte dall’istituto di credito. Quando si usa la carta presso gli sportelli automatici ATM, per un pagamento online o presso un esercizio fisico, i controlli sono spesso minori ma ciò non significa che la condotta non sia vietata.
A prescindere dalla profondità dei controlli di identificazione usare la carta di credito di un’altra persona resta un reato, anche se questa persona è il coniuge e perfino se autorizzati. Bisogna infatti sapere che questo specifico reato non tutela soltanto il patrimonio ma anche l’affidabilità delle carte di pagamento e dunque la sicurezza delle transazioni. Si tratta infatti di un reato contro la fede pubblica.
Proprio per questo motivo, non si applica la causa di non punibilità per i reati patrimoniali contro il coniuge e il reato sussiste anche in presenza di autorizzazione, perlomeno intendendo questa nel modo informale a cui abitualmente ci si affida. In altre parole, non è sufficiente che il marito o la moglie acconsenta all’utilizzo della carta dicendolo all’altro.
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Cosa rischia chi usa la carta di credito del coniuge
Il reato in questione è disciplinato dall’articolo 493 bis del Codice penale, che si intitola proprio Indebito utilizzo e falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti. Così, chi usa la carta di credito del coniuge rischia la reclusione da 1 a 5 anni e la multa da 310 a 1.550 euro. Parte interessante della questione è che si tratta di un reato a procedibilità d’ufficio, pertanto può essere oggetto di indagine e processo anche senza denuncia del coniuge.
L’eventuale testimonianza a favore del coniuge potrebbe non avere la rilevanza sperata e, nella peggiore delle ipotesi, non impedire una condanna. Si fa riferimento a casi estremi, ma è comunque doveroso adottare tutte le precauzioni per evitare controversie legali, soprattutto (ma non solo) quando l’utilizzo della carta del coniuge è assiduo o per importi consistenti che potrebbero risultare ancora più dubbi.
Come usare la carta del coniuge legalmente
Come ribadito anche dalla Corte di Cassazione, chi usa la carta di credito altrui non commette un reato se riesce a dimostrare la sussistenza di questi elementi:
- il rapporto di fiducia con il titolare (se il matrimonio fila liscio questo aspetto è il meno problematico);
- la presenza di una delega rispetto all’utilizzo della carta di pagamento;
- l’utilizzo della carta di pagamento, limitato a quanto previsto dal titolare.
Bisogna infatti sapere che per usare la carta di credito del coniuge non è possibile avere un’autorizzazione generica, ma bisogna invece attenersi in modo preciso alle operazioni autorizzate preventivamente. La cosa migliore da fare è quindi farsi consegnare una delega messa per iscritto (qui la nostra guida sulla scrittura di una delega), in cui sia specificato anche l’utilizzo previsto della carta (acquisto di un certo bene, prelievo per una certa somma e così via).
La delega va custodita insieme alla tracciabilità di quanto avvenuto, quindi scontrini e ricevute. Per pignoleria, si potrebbe anche chiedere al coniuge di firmare una scrittura privata che attesti la riconsegna della carta.
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