Da mesi si discute sulla possibilità che siano gli stessi vaccini a creare le varianti del Covid-19. Gli esperti accorrono a rispondere per sfatare fake news e spiegare la situazione.
Sono i vaccini a causare le varianti Covid? Secondo alcuni è un’ipotesi plausibile: il vaccino favorirebbe la mutazione nel virus, portandolo alla creazione di varianti più resistenti ai rimedi sperimentati fino ad adesso.
In realtà non è proprio così. L’opinione di una possibile correlazione tra vaccino e mutazione del virus si è diffusa in seguito alle dichiarazioni di alcuni medici che hanno collegato, per vicinanza temporale, due fenomeni: la campagna vaccinale e la scoperta di nuove varianti.
Su questo argomento è in corso un dibattito che ha visto accorrere molti medici per sfatare la fake news: i vaccini anti-Covid non causano le varianti. Gli esperti hanno cercato di fare chiarezza e spiegare se esista realmente o meno una correlazione tra vaccino e varianti più resistenti.
Il vaccino causa le varianti: La Federazione Nazionale degli Ordini dei medici sfata la fake news
È vero i vaccini non causano le varianti, ma non possono arginare da soli l’ondata d’infezione di Covid. A spiegarlo è stata la Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Infatti, i vaccini non possono essere il solo strumento per impedire il contagio almeno fino a quando una percentuale alta della popolazione non sarà «efficacemente» protetta.
La Fnomceo ha voluto far chiarezza sulla fake news insistendo sull’infondatezza della teoria, in quanto metterebbe in correlazione fenomeni vicini temporalmente non seguendo i rapporti di causa-effeto.
Gli stessi medici hanno evidenziato come le singole varianti fossero presenti ben prima delle campagne vaccinali.
- La variante alfa è emersa in Inghilterra a settembre 2020, ben prima della sola autorizzazione dei vaccini anti Sars-CoV-2.
- Le varianti beta e gamma sono state riscontrate per la prima volta in Sud Africa e Brasile a fine 2020, quando la popolazione non era vaccinata.
- La variante delta si è diffusa, infine, questa primavera in India “su una popolazione vaccinata per non più del 3%”.
In questo modo, la notizia verrebbe decostruita dalle fondamenta: le varianti esistevano molto prima delle vaccinazioni, dimostrando che una stretta correlazione tra le mutazioni e il vaccino anti Sars-CoV-2 non sia plausibile.
Le parole di Crisanti: “Sbagliato vaccinare: aumenta la resistenza del virus”
Eppure alcuni esperti favorevoli alla vaccinazione, come il microbiologo Andrea Crisanti, hanno spiegato che un legame tra vaccino e variante esiste.
Crisanti aveva già risposto alla domanda su quanto incida la vaccinazione sulla possibilità che il virus muti in varianti resistenti: tutto dipende dal livello di trasmissione del virus in campagna vaccinale.
La probabilità che una variante emerga è direttamente proporzionale al livello di trasmissione. Se a questo dato sovrapponiamo la vaccinazione si crea la situazione in cui si selezionano le varianti resistenti al vaccino.
Queste le parole del microbiologo che ha cercato di spiegare la situazione. Se è in corso una moltiplicazione virale, tramite i contagi, aumentano le probabilità che cresca il numero di varianti. Se le varianti si moltiplicano è possibile che tra queste possa emergerne una resistente al vaccino.
Crisanti ha quindi ricordato l’Abc della genetica: “Non si vaccina con alti livelli di trasmissione”. Infatti, secondo la spiegazione del microbiologo, una vaccinazione in presenza di varianti corrisponderebbe al curare un’infezione batterica con antibiotici poco potenti o, nei casi limite, sbagliati. In questo modo si selezionerebbero le varianti resistenti.
Quindi il vaccino causa le varianti? Cosa dicono i ricercatori
Apparentemente le due teorie sembrano essere agli antipodi. In realtà non è cosi. A risolvere del tutto la situazione potrebbe essere la spiegazione fornita da alcuni ricercatori dello studio pubblicato sul “New England Journal of medicine”.
I ricercatori nell’articolo sottolineano che le varianti capaci “di eludere la risposta immunitaria sono emerse ben prima che i vaccini fossero distribuiti su larga scala”. Risulta quindi difficile credere che i vaccini siano stati fattori determinanti nella “capacità di evasione”.
Tuttavia, gli stessi ricercatori hanno osservato che in presenza di una replicazione virale prolungata un’immunità parziale potrebbe aver contribuito allo sviluppo delle varianti.
Infatti l’uso di anticorpi “monoclonali o plasma di convalescenti”, in circostanze in cui l’efficacia è limitata o non comprovata, potrebbe contribuire all’evoluzione di varianti.
In sostanza, i vaccini non inducono le mutazioni, ma semplicemente - in presenza d’immunità parziale - forniscono ai virus un vantaggio.
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