I mercati archiviano il primo mese dell’anno con un bilancio positivo. Per gli indici azionari è ancora presto per stabilire se si tratta di un mero rimbalzo tecnico, oppure se vi sono le basi per strutturare un’inversione del trend
L’ultima seduta di gennaio guasta la festa alle Borse europee che in realtà hanno iniziato l’anno con il piglio giusto e mostrato una generalizzata voglia di recupero.
Parole ancor più valide per Piazza Affari, dove l’indice FTSE Mib(+7,265 YTD a 19.730,78 punti) chiude gennaio con la miglior performance del mese fra i listini europei e la seconda se consideriamo i principali mercati a livello globale, dietro per un soffio solo all’S&P 500.
Elaborazione Ufficio Studi Money.it
Ancora presto per stabilire se si tratta di un mero rimbalzo tecnico, utile a smaltire gli eccessi di ipervenduto accumulati con la sferzata di volatilità di fine dicembre, oppure se vi sono le basi per strutturare un’inversione del trend.
A gennaio gli investitori snobbano i rischi
Fatto sta che il 2019 sembra iniziato all’insegna di un clima più disteso negli ambienti finanziari. Prova ne è la discesa degli spread sui titoli di Stato periferici in Eurozona e il recupero del segmento corporate High Yield.
Lo vediamo nella tabella di cui sopra, dove a soffrire maggiormente in questo inizio di anno sono stati i così detti safe-assets, come il Bund tedesco, le obbligazioni corporate Investment Grade e le coppie Forex che hanno lo Yen giapponese come controparte debole.
Nel mercato delle commodity invece gli investitori rimangono concentrati sul recupero del petrolio, sia nella versione texana (WTI +15% circa) che Nordeuropea (Brent +20% circa). La spinta dei compratori ha portato l’oro ha superare le resistenze psicologiche posizionate a 1.300 $, un movimento che appare dettato più dalla correlazione inversa con il dollaro americano che per una vera necessità di protezione dei portafogli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti