La Corporate Social Responsibility si compone delle politiche che conciliano l’interesse dell’azienda con le tematiche sociali e ambientali. Ecco perché è fondamentale per ogni azienda.
In uno scenario globale dove l’attenzione nei confronti della transizione ecologica e la lotta contro il cambiamento climatico è alta e queste tematiche sono sempre più centrali, la Corporate Social Responsibility (CSR) riveste un ruolo di primaria importanza per le aziende, a prescindere dalla loro grandezza e dal settore nel quale operano.
A differenza di quanto si possa pensare, la Corporate Social Responsibility, non è un concetto nuovo. La sua formulazione più nota si può trovare nel saggio «Strategic Management: a Stakeholder Approach» (1984), del filosofo statunitense Robert Edward Freeman, sebbene tale tema sia presente anche in documenti più datati, come l’opera «Social responsibility of businessman» (1953) dell’economista Howard Bowen. Premesso ciò, vediamo quali sono le caratteristiche della Corporate Social Responsibilty e quali benefici può fornire alle imprese e alla società.
Corporate Social Responsibility: cos’è e perché è importante
CSR: definizione e caratteristiche principali
La Corporate Social Responsibility, «Responsabilità Sociale d’Impresa», è quell’insieme di politiche, interventi, pratiche e comportamenti che un’impresa adotta al fine di massimizzare il profitto nel rispetto delle esigenze di natura sociale e ambientale della comunità.
Come quando, per esempio, un’azienda si impegna a ridurre le emissioni di gas serra, promuove campagne per la tutela delle specie a rischio, offre ai lavoratori contratti vantaggiosi e ambienti di lavoro sicuri, incentiva l’assunzione di soggetti con fragilità, sviluppa soluzioni per migliorare la qualità della vita dei residenti nelle economie a basso reddito e via dicendo.
Nel 2001 l’Unione Europea ha fornito una definizione di Responsabilità Sociale d’Impresa nel libro verde intitolato «Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese»
“Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
In Italia il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa può essere identificato nell’articolo n.41 della Costituzione, recentemente modificato, che recita:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Quando si parla di CSR è doveroso fare una distinzione tra le sue due dimensioni:
- la responsabilità esterna: include qualsiasi azione dell’impresa che ha effetti sulla società, sull’ambiente, e sui soggetti che non sono direttamente coinvolti nei procedimenti interni, inclusi i clienti o le altre organizzazioni con le quali l’impresa intrattiene relazioni di natura commerciale o non commerciale;
- la responsabilità interna: riguarda invece ogni procedimento interno all’impresa, come per esempio la gestione delle risorse umane, l’approvazione di strategie d’investimento, i rapporti con i sindacati o le decisioni relative l’apertura di nuove sedi in Paesi o regioni importanti dal punto di vista strategico.
Per mettere in campo politiche efficienti, il management aziendale deve prestare attenzione a entrambe le dimensioni della CSR. Per quanto riguarda i rapporti con i clienti, l’azienda dovrebbe puntare su una comunicazione chiara, soprattutto se si parla della provenienza e della composizione di prodotti di punta.
Monitorare la catena degli approvvigionamenti e verificare la reputazione dei partner commerciali sono altri due elementi molto importanti, dato che un mancato intervento sulla supply chain può determinare disagi per i consumatori; mentre la collaborazione con aziende controverse può minare la credibilità agli occhi di clienti e istituzioni.
Come ultima cosa, l’impresa deve premurarsi di non influire negativamente sull’ambiente e sulla qualità di vita delle aree geografiche nelle quali opera. Parlando della dimensione interna, si deve tenere a mente che i consumatori e l’opinione pubblica valutano positivamente una realtà economica anche in funzione della soddisfazione dei dipendenti e delle condizioni di lavoro alle quali sono soggetti quest’ultimi.
Pertanto, risolvere eventuali conflitti con i dipendenti o con i sindacati, favorire l’equità dei salari tra uomini e donne, assicurare il rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e incentivare le assunzione stabili, possono essere tutte operazioni con le quali costruirsi una buona reputazione tra i consumatori e i media.
I benefici della Corporate Social Responsibility
Quando si parla dei benefici della Corporate Social Responsibility, è bene fare una distinzione tra i benefici esterni e i benefici interni. Com’è facilmente deducibile, la prima tipologia riguarda i benefici che le scelte aziendali possono portare all’ambiente o alle popolazioni che vivono nelle aree in cui un’azienda opera, insomma alla società. L’esempio più significativo può essere la riduzione delle emissioni di anidride carbonica negli impianti, o l’adozione di leggi a salvaguardia di minoranze etniche, linguistiche o religiose grazie all’impegno della compagnia nel promuovere iniziative a favore dei diritti umani.
Per benefici interni, invece, intendiamo quelli che ricadono direttamente sulla compagnia, e sono direttamente o indirettamente correlati con i benefici esterni. Il primo beneficio è rappresentato dal miglioramento della reputazione societaria, elemento che può tradursi in un vantaggio competitivo: i consumatori tendono a premiare le aziende etiche, acquistando i loro prodotti e diffondendo una pubblicità positiva.
Questo aspetto pone le basi per la fidelizzazione di lungo periodo della clientela. Una società che porta avanti una corretta strategia di Corporate Social Responsibility è in grado di offrire ai suoi dipendenti e collaboratori un ambiente di lavoro orientato alle loro esigenze, dove si possono sommare benefits e un trattamento economico al di sopra della media dei competitor. L’armonizzazione tra le necessità dell’impresa e quelle dei dipendenti può comportare, in primo luogo, un minor turnover, con la conseguente riduzione dei costi per la formazione del personale. In secondo luogo, i processi aziendali possono essere snelliti e resi più veloci grazie al miglioramento della comunicazione aziendale.
È importante sottolineare che gli azionisti e i mercati finanziari stanno attribuendo un peso sempre maggiore alle scelte ecologiche ed etiche delle compagnie quotate in borsa, a maggior ragione se si tratta di realtà economiche solide. La Costumer Social Responsibility diviene perciò uno strumento capace di favorire il rialzo dei titoli azionari, sebbene non si tratti dell’unico fattore capace di determinare i movimenti futuri di un titolo in borsa.
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Il ruolo dei media e della comunicazione
Oggigiorno si può affermare che i media svolgano una vera e propria attività di controllo sulle aziende, visto che le informazioni da essi diffuse sulle condotte aziendali sono in grado di migliorare o peggiorare la reputazione delle imprese da parte dell’opinione pubblica.
Ne segue che le aziende hanno un grande interesse nel guadagnarsi il sostegno dei media, e una buona strategia di comunicazione all’interno della propria CSR dovrebbe tenere conto di due strumenti molto utili:
- bilancio sociale d’impresa: attraverso tale documento le società possono comunicare con cadenza periodica i risultati conseguiti in ambito economico e sociale. L’accesso al contenuto di questo documento non è soggetto a restrizioni, sebbene i suoi primi destinatari siano i c.d. «stakeholder», termine con il quale s’indicano gli individui coinvolti attivamente in un’iniziativa economica. Esempi di stakeholder sono gli azionisti di una società per azioni, i fornitori, i clienti o le banche che hanno fornito finanziamenti all’azienda;
- certificazioni ISO 26000: al momento il possesso di questa certificazione è un imperativo per tutte le società che vogliono mostrarsi sensibili ai temi della Corporate Social Responsibility. Si precisa che la ISO 26000 può essere richiesta da qualsiasi tipo di organizzazione, incluse quelle che non perseguono finalità di lucro, ed è valida a livello mondiale;
Si deve chiarire che il bilancio sociale d’impresa è stato per lungo tempo sprovvisto di una regolamentazione specifica, almeno all’interno dell’Ue. Tuttavia la direttiva 2014/95/UE ha reso obbligatoria la presentazione del bilancio per alcuni tipi di società:
- aziende giudicate d’interesse pubblico;
- aziende con uno stato patrimoniale attivo superiore i 20 milioni di euro;
- aziende con più di 500 dipendenti.
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Esempi di CRS in Italia
Nel nostro Paese non mancano esempi d’imprese che hanno investito molto nelle strategie di CSR, contribuendo enormemente a diffonderne la popolarità.
Un esempio è costituito da una serie di piccole società di Food Delivery che hanno cercato di differenziarsi su un aspetto che continua a essere al centro del dibattito politico e mediatico: le condizioni lavorative e contrattuali dei Rider, per i quali la maggior parte dei grandi player del settore non prevede un Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro e un salario giudicato adeguato dai sindacati e dalle associazioni di categoria.
Contrariamente alle grandi società, le piccole startup del Food Delivery hanno deciso di assumere i propri Rider, o quantomeno prevedere una serie di benefits che per molti lavoratori del settore erano considerati un vero e proprio lusso: dotazione di veicoli aziendali, contratti di collaborazione che prevedono una paga oraria minima, incentivi per chi lavora nel fine settimana o rimborsi sulle spese legate alla manutenzione dei mezzi di trasporto. Misure simili sono state adottate anche dal colosso del Food Delivery Just Eat, che nella primavera 2021 ha siglato un accordo con i sindacati per assumere i suoi Rider con un contratto di lavoro subordinato.
Parlando della CSR in ottica ambientale, alcune aziende di cosmesi operanti in Italia hanno raccolto il sostegno dei consumatori grazie ai loro sforzi per ridurre o rimuovere del tutto le Miche dai loro prodotti. Si tratta di minerali appartenenti alla sottoclasse dei fillosilicati, presenti anche in Italia nei nelle regioni del Nord (Veneto, Lombardia e Piemonte) e nell’Isola d’Elba. Le Miche sono molto utilizzate per la preparazione di cosmetici, ma la loro estrazione comporta spesso la dispersione di sostanze inquinanti nell’ambiente, oltreché la violazione dei diritti dei lavoratori del settore. Per porre rimedio alla carenza di Miche nei loro prodotti, le aziende cosmetiche in questione hanno sviluppato minerali di sintesi affini, la cui produzione non impatta negativamente sull’ambiente e non incentiva la negazione dei diritti dei lavoratori.
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