Cosa rischia chi non paga i debiti

Claudia Mustillo

15/02/2023

Tutte le conseguenze per chi non ha soldi per pagare i debiti: quando è un reato e si rischia la galera.

Cosa rischia chi non paga i debiti

In Italia non c’è una legge che prevede la reclusione per chi non è in grado di pagare i debiti contratti, ma comunque rischi e conseguenze per chi non può pagare i debiti ci sono.

In generale, però, non restituire quanto si è ricevuto non è un reato - che ricordiamo è un comportamento a cui viene ricondotta una sanzione penale - se non in alcuni casi particolari stabiliti dalla legge.

Quando non si possono pagare i debiti, piuttosto, si rischia di vedere aggredito il patrimonio mobiliare o immobiliare, sempre se non si è nullatenenti. La legge comunque dispone dei limiti entro il quale il debito non è più esigibile, ossia non può più essere richiesto e riscattato dal debitore e di conseguenza si estingue, quindi interviene la prescrizione, nella forma breve di cinque anni se si parla di rate del mutuo o del bollo, di due per le bollette e per tutte le altre situazioni interviene la prescrizione ordinaria, cioè di dieci anni.

Una volta trascorso il termine il creditore non potrà più agire contro il debitore. Scopriamo, quindi, cosa rischia chi non può pagare i debiti e quando la legge prevede che sia un reato.

Che fare se non si possono pagare i debiti?

In tempi di crisi economica, non di rado capita che una persona che ha contratto un debito non riesca a pagare le somme dovute. In questo caso chiunque sia il creditore la conseguenza è la stessa: si rischia il pignoramento dei beni (mobili e immobili), dello stipendio, della pensione o del conto corrente nella misura di un quinto.

Se non si possono pagare i debiti, tuttavia, salvo alcune ipotesi eccezionali che vedremo, non si rischia il carcere. Questo comportamento, infatti, non è considerato dalla legge italiana un reato (a meno che non ricorra l’elemento del dolo, ovvero l’intenzionalità).

Se non si pagano i debiti la legge prevede un lasso di tempo entro il quale l’obbligazione si estingue: si tratta della prescrizione, la cui durata dipende dal tipo di credito, si va dai 10 anni - che è la prescrizione ordinaria - ai 5 (prescrizione breve) per esempio per le rate del mutuo o del bollo auto, fino a 2 anni per le bollette.

Trascorso questo termine per il debitore insolvente non ci saranno conseguenze.

Cosa rischia un nullatenente in caso di debiti non pagati

Nei confronti dei debitori nullatenenti, il creditore non potrà procedere al pignoramento dei beni e, di fatto, chi è nullatenente e non paga i debiti nei confronti dell’Amministrazione finanziaria o di soggetti privati non avrà conseguenze (né penali né civili).

Un soggetto per essere considerato “nullatenente” dalla legge non deve possedere beni di proprietà o percepire fonti di reddito come pensioni, stipendi e sussidi oltre il limite vitale. Nei suoi confronti è impossibile agire con procedure forzate, dato che non esistono beni pignorabili.

Tuttavia, non bisogna pensare che una persona nullatenente non possa essere titolare in assoluto di beni mobili, immobili o altre fonti di reddito: egli può essere un pensionato con assegno inferiore al minimo vitale o proprietario di beni di modico valore. In questi casi, anche se il nullatenente possiede dei beni, non è soggetto al pignoramento e alla successiva esecuzione forzata se non paga i debiti.

Ciò non toglie che il creditore possa tentare un’azione di riscossione in un momento successivo, per verificare se lo stato patrimoniale del nullatenente sia cambiato e, quindi, se sia possibile procedere al pignoramento.

Bisogna però ricordare che i debiti normalmente si prescrivono entro il termine di 10 anni e, trascorso questo lasso di tempo, non sarà più possibile agire per il recupero dei crediti. Tuttavia ai sensi dell’articolo 2943 del Codice civile:

“La prescrizione è inoltre interrotta da ogni altro atto che valga a costituire in mora il debitore e dall’atto notificato con il quale una parte, in presenza di compromesso o clausola compromissoria, dichiara la propria intenzione di promuovere il procedimento arbitrale, propone la domanda e procede, per quanto le spetta, alla nomina degli arbitri.”

Quando scatta il pignoramento dei beni se non si pagano i debiti

Chi non paga i debiti, a meno che non sia nullatenente, rischia il pignoramento dei beni, che è la procedura prevista dal nostro ordinamento che consente al creditore (sia un privato che il Fisco) di recuperare la somma che gli spetta tramite l’espropriazione e la vendita dei beni in possesso del debitore insolvente.

Tutti i beni del debitore si possono pignorare - in alcuni casi anche la prima casa - e, a seconda della procedura, il pignoramento può riguardare:

Forma, tempi e procedura del pignoramento presso il debitore sono indicati all’articolo 492 del Codice di procedura civile: il creditore deve prima rivolgersi al giudice e richiedere la firma del decreto ingiuntivo, intimando al debitore di pagare quanto dovuto entro 10 giorni dalla notifica dell’atto, altrimenti il titolo diventerà esecutivo entro 90 giorni.

Dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, l’ufficiale giudiziario può fare istanza al Presidente del Tribunale chiedendo l’autorizzazione ad accedere alle banche dati della Pubblica Amministrazione. In questo modo si cercano i beni pignorabili, tra cui rientrano anche pensioni e stipendi nella misura di un quinto dell’importo eccedente il minimo vitale.

Quando si rischia la galera se non si pagano i debiti

In Italia non è previsto il carcere per chi non paga i debiti, nemmeno se il creditore è l’Agenzia delle Entrate. Nel nostro ordinamento, diversamente da altri, chi non paga i creditori commette un inadempimento contrattuale e non un reato, e per questo non ci sono conseguenze penali.

Le cose cambiano nel caso in cui i debiti vengano contratti tramite condotte fraudolente come le ipotesi di truffa e insolvenza fraudolenta (ex articolo 614 Codice penale) che punisce:

“Chiunque, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, contrae un’obbligazione col proposito di non adempierla è punito, a querela della persona offesa, qualora l’obbligazione non sia adempiuta, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro. L’adempimento dell’obbligazione avvenuto prima della condanna estingue il reato.”

Al di fuori delle circostanze in cui ci sia la “dissimulazione”, il debitore non rischia il carcere in caso di debiti di gioco, multe o bollette non pagate e così via. In altre parole, soltanto i comportamenti dolosi (quindi intenzionali) possono provocare lo svolgimento di un processo penale con conseguente condanna, mentre non ci saranno conseguenze sanzionatorie di tipo penale - quindi la reclusione - se il debitore non ha pagato i debiti per ragioni di impossibilità economica.

Cosa rischia il coniuge o il convivente di chi ha debiti

Cosa succede a chi convive con un debitore al quale vengono pignorati i beni? In caso di convivenza, può accadere che l’ufficiale giudiziario al momento del pignoramento dei beni non distingua cosa appartenga al debitore e cosa al convivente non debitore.

Infatti, la legge stabilisce che l’ufficiale giudiziario sia tenuto a pignorare tutto ciò che possa essere facilmente venduto per recuperare la somma del debito, senza accertare che i beni presenti nell’immobile siano effettivamente di proprietà del debitore.

La persona convivente che vuole rivendicare la proprietà dei beni pignorati - ad esempio gioielli, elettrodomestici, mobili - deve agire in giudizio e dimostrare la proprietà dell’oggetto pignorato. Per farlo occorre essere in possesso di un documento d’acquisto con data anteriore al pignoramento dove si possa risalire al reale proprietario del bene (non basta una scrittura privata, a meno che non sia stata autenticata dal notaio).

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