Biden continua a scagliarsi contro Putin ma alcune affermazioni costringono la Casa Bianca a fornire delle precisazioni per evitare pericolosi attriti.
Biden è un politico ben noto per le sue dichiarazioni emotive, quasi di pancia, che nel tempo lo hanno portato ad annoverare nella sua carriera di oratore non poche gaffe. L’ultima, anche se più che di una gaffe qui si parla di dichiarazioni troppo impetuose, è quella che ha visto il presidente degli Stati Uniti protagonista
di un’invettiva particolarmente accorata contro Vladimir Putin.
La frase conclusiva dell’intervento del leader USA a Varsavia è ormai un caso mediatico prima ancora che diplomatico. Anche per questo non tarda ad arrivare la risposta russa e la solita cocente tensione che già registriamo da settimane tra le due superpotenze, ora sempre più polarizzate.
La Casa Bianca ha provato a ritrattare, o meglio, a correggere le parole del suo presidente ma l’espressione «questo uomo non può rimanere al potere» è difficile da cancellare dalla memoria degli spettatori.
Le parole di Biden, nel dettaglio
Quello di Biden a Varsavia era un discorso molto atteso che, tuttavia, per dieci minuti di fila, sembrava improntato esclusivamente sui grandi ideali che dovrebbero guidare le democrazie liberali. Nessun dito puntato, nessuna minaccia diretta. Solo magre considerazioni sullo stato dell’alleanza:
«Questa guerra è già un fallimento strategico per Putin. Voleva dividere l’Occidente e invece si ritrova con un’Alleanza atlantica che non è mai stata così unita e così determinata.»
A queste parole un po’ stantie aveva aggiunto soltanto «Putin non osi neanche pensare a occupare un centimetro del territorio Nato» e ancora «voglio dire ai cittadini russi: non siete voi il nostro nemico».
Tra le affermazioni pronunciate l’unica massima di valore e di rilievo sembrava «la missione storica di questa generazione è sconfiggere le autocrazie» anche se tutti stavano aspettando con trepidazione delle prese di posizione più nette o delle dichiarazioni più concrete.
Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere che Kiev si ritiene delusa e si aspettava più coraggio e decisioni più forti dai vertici della NATO e dell’UE.
La realtà dei fatti però è un’altra ovvero che un colpo di mano «alla Biden» c’è stato eccome. Pochi secondo prima di lasciare il palco il tono del suo discorso è cambiato. L’ultima riga del suo intervento tradisce lo stile cauto e distinto mantenuto fino ad allora:
«Per l’amore del cielo, questo uomo non può rimanere al potere».
Per la prima volta inoltre Biden afferma:
«Vladimir Putin deve lasciare la guida della Russia».
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La risposta dei russi
La risposta del Cremlino è telegrafica, segno di distacco e forse anche di quella ostentata superiorità di chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico:
«I nuovi insulti di Biden restringono ulteriormente la finestra di opportunità per ricucire i rapporti tra Russia e Stati Uniti».
La minaccia quindi è velata ma c’è da dire anche che la freddezza della Russia non è una novità e che Putin aveva già negato in tronco il dialogo con gli Stati Uniti. Prima di tutto questo infatti il Cremlino ha declinato l’offerta di Washington di ristabilire la comunicazione riesumando il fantomatico telefono rosso
La Casa Bianca ci mette una toppa, ma non regge
Per salvare il salvabile, ancor prima di questa reazione di Mosca, un consigliere della Casa Bianca ha richiamato a sé un pool di reporter con l’intento di cercare tempestivamente di arginare l’attrito con Mosca.
Durante questo incontro il portavoce ha offerto un «chiarimento» rispetto alle posizioni espresse un attimo prima da Biden:
«Il presidente voleva dire che Putin non può esercitare il suo potere sui Paesi vicini o nella regione. Non stava mettendo in discussione il potere di Putin in Russia, né stava evocando la possibilità di un cambiamento di regime a Mosca».
Inutile dire che questa spiegazione non convince nessuno. Non è possibile visionare il testo originale che lo staff aveva preparato per l’intervento di Varsavia poiché non è stato diffuso ma, l’ipotesi più probabile, è che Biden abbia aggiunto spontaneamente l’esclamazione contravvenendo al «protocollo» stabilito in nome del proprio slancio etico-morale.
Non perché la sue ragioni e le sue affermazioni non fossero raziocinanti e, per certi aspetti anche doverose, ma in un discorso politico, è risaputo, ogni parola deve essere calibrata per posizionarsi vantaggiosamente nelle diatribe internazionali. Biden ora si muove sul filo del rasoio ma non sembra darci peso e da tempo attacca Putin quasi senza riserve. Già in passato le accuse erano state pesanti e dirette provocando scalpore a livello internazionale.
Ricordiamo ad esempio il fuori onda con una giornalista americana in cui aveva definito Putin «un criminale di guerra» ma anche esempi più recenti come il termine «macellaio» associato sempre alla figura del leader russo e proferito in un dialogo con il sindaco di Varsavia dopo la visita a un centro di accoglienza per i profughi ucraini.
La nota della Casa Bianca insomma non regge, non con un personaggio come Biden.
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