Draghi ha un asso nella manica: la Bce sta preparando il nuovo Qe. Preventivo

Mauro Bottarelli

7 Ottobre 2021 - 07:22

Stando a Bloomberg, l’Eurotower lavora già a un nuovo piano di acquisti (senza capital key), al fine di evitare scossoni di mercato e sugli spread al termine del Pepp. Altro che taper, si raddoppia

Draghi ha un asso nella manica: la Bce sta preparando il nuovo Qe. Preventivo

Se qualcuno si chiedesse cosa rende così determinato Mario Draghi nella prosecuzione a passo di carica del programma di riforme concordato con l’Europa attraverso il Pnrr, tanto da reagire con sprezzante nonchalance al bluff leghista riguardo una possibile crisi di governo, la risposta è stata fornita nella serata di ieri da Bloomberg.

Stando infatti a indiscrezioni raccolte dall’agenzia di stampa Usa in ambienti della Bce, la Banca centrale europea avrebbe optato per un approccio neo-con alle politiche di stimolo. Se l’inner circle di George W. Bush diede infatti vita al concetto di guerra preventiva contro il terrorismo, l’Eurotower starebbe studiando il Qe preventivo. Ovvero, in un’apparente colpo mortale alla credibilità dei cosiddetti falchi, il board starebbe già studiando un piano di acquisti che subentri e complementi il Pepp, una volta che questi vada a scadenza nel marzo 2022.

La ragione? Evitare scossoni di mercato e ampliamenti degli spread. Di fatto, la Bce sta lavorando alla monetizzazione strutturale del debito. E non basta. Stando alle indiscrezioni, il nuovo programma sarebbe totalmente slegato dal vincolo di capital key: ovvero, istituzionalizzazione della deroga al limite di acquisto pro quota in base alla dimensione dell’economia del Paese interessato. Nei fatti, il Qe preventivo sarà ancora più ampio - per controvalori - del Pepp che ancora deve andare a scadenza. Insomma, Mario Draghi - avendo ancora qualche contatto a Francoforte, sponda Euotower - sa che la questione spread rimarrà accantonata nel dimenticatoio delle preoccupazioni ancora quantomeno per tutto il 2022.

Se non più a lungo, giusto il tempo tecnico di decidere se optare per il Quirinale a incamminarsi verso una riconferma trionfale nel 2023. Double killing, volendo usare una schietta terminologia inglese: colpiti e affondati i falchi in sede di Bce, letteralmente depotenziati gli oppositori interni ed esterni alla maggioranza in patria. E se questo grafico

Quota di debito greco accettato come collaterale nei programmi Bce Quota di debito greco accettato come collaterale nei programmi Bce Fonte: Pictet/Bce

mostra plasticamente come il prossimo Qe manterrà quasi certamente anche la deroga rispetto all’acquisto di debito greco, quantomeno fino a quando la compressione artificiale del suo spread spalancherà le porte di un investment grade nuovo di zecca per Atene, quest’altro

Andamento dei controvalori di acquisti settimanali in seno al Pepp Andamento dei controvalori di acquisti settimanali in seno al Pepp Fonte: Pictet/Bce

offre uno spaccato della politica di specchietto per le allodole che la Bce si prepara a porre in essere nel quarto trimestre, quello che - ufficialmente . doveva dar vita al principio di riduzione degli acquisti che avrebbe reso meno ripida la strada di accompagnamento alla data di chiusura del 31 marzo.

Farsa generale. Sia perché già si lavora a un nuovo Qe dal 1 aprile in poi, sia perché il dato in netto calo della prima settimana di acquisti di ottobre sconta redemptions per 7 miliardi e scadenze fisse di aggiustamento di fine trimestre per altri 3,8 miliardi. Insomma, la leadership europea di Mario Draghi nel post-Merkel già si vede. Pesantemente. E nonostante le fonti abbiano avuto il buongusto di sottolineare come una decisione ufficiale in tal senso non sia ancora stata presa, un dubbio enorme si insinua nella mente. Anzi, due.

Primo, quanto deve essere pesante la crisi post-pandemica da inflazione che l’Europa di troverò ad affrontare, se Bundesbank e soci hanno accettato una simile Caporetto, apparentemente senza battere ciglio? Secondo, la deriva da monetizzazione sistemica del debito cui stiamo assistendo era talmente nell’aria da essere ritenuta, ex post, la ragione che spinse negli anni scorsi il duo Merkel-Weidmann a rimpatriare con cinque anni di anticipo tutto l’oro fisico tedesco detenuto all’estero?

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