Volkswagen ha un contingency plan per 30.000 tagli. E il Pil tedesco è in picchiata

Mauro Bottarelli

13 Ottobre 2021 - 20:30

Reuters svela i contenuti dell’ultimo board, incentrato sulla transizione verde. Ma già domani i 5 istituti economici taglieranno le stime di crescita dal 3,7% al 2,4%. A causa della supply chain

Volkswagen ha un contingency plan per 30.000 tagli. E il Pil tedesco è in picchiata

La notizia è di quelle destinate a fare rumore. In patria, sicuramente. Ma anche all’estero. Stando a un’esclusiva della Reuters - non smentita degli interessati -, nel corso di un meeting dei supervisori tenutosi lo scorso 24 settembre, il CeO di Volkswagen, Herbert Diess, avrebbe quantificato il costo occupazionale di una transizione troppo lenta verso l’auto elettrica: 30.000 posti di lavoro.

Insomma, un lavoratore su quattro rimarrebbe a casa. Al centro della disputa, la concorrenza che Tesla starebbe ponendo ai giganti teutonici sul mercato della produzione interna: il marchio di Elon Musk, infatti, prevede di produrre 500.000 veicoli in Germania impiegando 12.000 operai, mentre nell’impianto Volkswagen di Wolfsburg, circa 25.000 addetti sarebbero in grado di garantire un output di sole 700.000 vetture. A confermare quello che appare un contingency plan a tutti gli effetti ci ha pensato il portavoce del colosso tedesco, Michael Manske, a detta del quale al momento è in corso un serrato dibattito sul tema e stanno già emergendo ottime idee. Detto questo, non esistono scenari concreti.

Una rassicurazione che non è bastata al Consiglio dei lavoratori della Volkswagen, il quale si è limitato a dire che una riduzione del personale di quella entità appare semplicemente assurda e senza basi. Ancora più duro il rappresentante del sindacato della Bassa Sassonia, Land che rappresenta il secondo azionista della casa automobilistica: Una prospettiva simile è assolutamente fuori discussione. Ma il timore è reale. E per un qualcosa che esula dalla mera tempistica della transizione verso l’ecologico.

In contemporanea con lo scoop, infatti, Reuters ha rilanciato un’altra esclusiva sempre dalla Germania: domani i principali cinque istituti economici del Paese - RWI di Essen, DIW di Berlino, Ifo di Munich, IfW di Kiel e IWH di Halle - comunicherebbero il taglio netto dell’outlook di crescita del Paese per il 2021, portandolo dal 3,7% al 2,4%. La ragione di un colpo di mannaia simile? I colli di bottiglia sulla supply chain, capaci non solo di aver già impattato in maniera più drastica del previsto sul settore industriale ma destinati a perdurare più di quanto si pensasse. A detta di molti analisti, quantomeno per tutti i primi due trimestri del 2022.

Ed ecco il timore: quel contingency plan di Volkswagen potrebbe essere divenuto di colpo motivo di dibattito operativo e non più studio prospettico proprio in virtù dei danni che le criticità sulla supply chain, soprattutto in relazione ai microchip, stanno inferendo alla produzione automotive? Insomma, se un ritardo nella transizione verso l’auto elettrica potrebbe portare addirittura al taglio di un quarto della forza lavoro, qualcuno potrebbe essere tentato da un più limitato ma comunque sensibile intervento di ristrutturazione, se i colli di bottiglia realmente dovessero proseguire e intaccare pesantemente i conti?

Questi due grafici

Tempi di attesa fra ordinazione e consegna di microchip Tempi di attesa fra ordinazione e consegna di microchip Fonte: Bloomberg
Numero di menzioni del termine «supply chain» nelle calls aziendali Numero di menzioni del termine «supply chain» nelle calls aziendali Fonte: Bloomberg

parlano chiaro: il primo mostra come il tempo di attesa fra ordinazione e ricezione fisica di semi-conduttori abbia toccato il record di 21,7 settimane, mentre il secondo sembra confermare indirettamente lo scenario appena prospettato. Stando a dati di ieri, nelle calls aziendali con riferimento a strategia ed entità degli investimenti e agli utili, la dizione supply chain era comparsa circa 3.000 volte. Per capirci, il combinato di termini molto in voga come sinergia e proposizione di valore non raggiunge nemmeno un terzo di quel numero.

Sarà per questo che il governo italiano ha immediatamente fatto retromarcia e aperto a una deroga per i lavoratori portuali di Trieste rispetto all’onere per i tamponi? E sarà sempre per questo che i colleghi di altri terminal marittimi hanno alzato a loro volta la posta, minacciando di paralizzare il Paese il 15 ottobre? La logistica, di fatto, è la leva che può sollevare o ribaltare la ripresa. E stando alle notizie arrivate oggi dalla Germania, le prospettive appaiono decisamente fosche.

Se quello di Volkswagen davvero si rivelerà un contingency plan non sistemico verso l’elettrico ma emergenziale, possiamo essere certi che in Italia non si segua l’esempio e non stia prendendo piede la tentazione di un big reset nelle dinamiche produttive, occupazionali, salariali e di ristrutturazione industriale, rappresentanza inclusa? Se così fosse, attenzione allo spoiler tedesco. Perché l’effetto palla di neve che diviene valanga, scendendo silenziosamente a valle, rischia di mandare drammaticamente in fumo i sogni di gloria per un Pil al 6%.

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