Secondo Maurizio Molinari, direttore di «Repubblica», agli Stati Uniti non conviene la sconfitta della Russia e per questo Biden sta tentando di spingere l’Ucraina all’armistizio. Ecco perché.
Agli Stati Uniti non conviene la sconfitta militare della Russia. È questo ciò che ha dichiarato il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, durante la puntata di Frontiere su Rai Tre.
Mentre la guerra in Ucraina si riaccende nel Donbass e l’Europa e gli Stati Uniti si affrettano a fornire una maggiore potenza di fuoco a Kiev, ormai dilaniata dalla guerra, la vera preoccupazione di Washington sarebbe quella di mantenere Vladimir Putin al suo posto come presidente della Federazione Russa.
Infatti, se da un lato la Germania si preoccupa di una possibile escalation della guerra su scala mondiale, causata dalla fornitura di nuove armi non per una difesa ma per un attacco offensivo da parte dell’Ucraina, dall’altra c’è la preoccupazione di cosa possa accadere a una possibile caduta di Putin.
Molinari, infatti, si preoccupa di ricordare una delle più importanti lezioni della Storia: al cadere di leader segue sempre un periodo di alta instabilità, cosa che non gioverebbe né al continente asiatico, né all’Europa.
Molinari porta avanti quindi una lucida analisi di quali siano i principali pericoli che gli Stati Uniti, così come il resto del continente euroasiatico, corrono alla caduta di Putin. Ecco, quindi, perché agli Stati Uniti non conviene la sconfitta della Russia.
Perché agli Stati Uniti non conviene la sconfitta della Russia?
Se è vero che ai vertici di Washington, così come in Europa, si desidera la conclusione della guerra tra Russia e Ucraina, è altrettanto vero che gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero preoccuparsi anche di cosa possa accadere dopo, soprattutto nel caso della caduta di Vladimir Putin.
Spesso la caduta di un leader carismatico, per quanto non rispettoso dei principi democratici occidentali, ha sempre portato con sé momenti di forte instabilità, basti pensare alla seconda guerra civile in Libia scoppiata dopo la morta del generale Gheddafi.
Secondo il direttore di Repubblica, quindi, il vero rischio che l’Europa e gli Stati Uniti si trovano ad affrontare è cosa possa accadere alla caduta di Putin e alla possibile frammentazione della Federazione Russa: “Può la Russia implodere come è accaduto per l’Unione Sovietica nel 1991?”. Questo il dubbio di Molinari che ricorda che in tal caso c’è il pericolo che le 6.000 testate nucleari russe possano finire in mano al Tatarstan e non solo, moltiplicando i rischi di instabilità
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Quale sarebbe quindi la strategia degli Stati Uniti
I rischi citati da Molinari sono stati spesso riportati anche da InsideOver. Secondo la testate, infatti, l’Europa si ritroverebbe costretta ad affrontare una primavera di separatismo etno-religioso, estesa dal Caucaso settentrionale all’Estremo Oriente russo, a base di “scontri interetnici, battaglie asimmetriche, guerre civili e terrorismo”. Ricordiamo infatti che luoghi di alta instabilità sono il terreno fertile per cellule terroristiche, che si nutrono proprio di scenari caotici come può essere la frammentazione di una federazione.
Per evitare simili scenari, gli Stati Uniti starebbero quindi evitando la totale sconfitta della Russia, cercando di preservare la carica ricoperta da Vladimir Putin. Secondo Molinari, infatti, l’amministrazione Biden starebbe tentando di spingere l’Ucraina all’armistizio - o comunque alla rinuncia di portare avanti la guerra - e dall’altra parte starebbe cercando di mantenere una Russia sotto scacco, tenendo Putin sotto sanzioni e indebolito, ma ancora con in mano le redini della Federazione russa.
Rischio di una terza guerra mondiale? I timori della Germania
Se l’interpretazione fornita da Molinari risulta coerente, dall’altra le azioni portate avanti dall’amministrazione Biden sembrano essere volte a un’escalation del conflitto su vasta scala.
Gli Stati Uniti avrebbero dichiarato recentemente di essere disposti a tollerare anche un attacco ucraino alla Crimea. A queste preoccupazioni si aggiungono anche quelle espresse da Berlino durante il vertice di Ramstein. Se infatti l’Italia ha già confermato di essere pronta a fornire il sistema antimissile Samp-T, la Nato vorrebbe che Berlino fornisse i formidabili carri armati Leopard 2, ma il cancelliere Olaf Scholz continua a esitare.
Il timore principale in questo caso è che questi rifornimenti possano portare a un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto, portando a una terza guerra mondiale.
Se il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è convinto che bisogna “inviare armi all’Ucraina per arrivare a una pace negoziata”, resta da capire se le minacce nucleari della Russia siano sempre state delle minacce o un rischio concreto.
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