L’allarme siccità in Sicilia preoccupa più all’estero che in Italia. I giornali stranieri non parlano d’altro, preoccupati per una destinazione turistica amata. La situazione è drammatica.
L’allarme siccità in Sicilia preoccupa più all’estero che in Italia. I giornali stranieri, sia web che cartacei, non parlano d’altro, mentre dal Belpaese continua il silenzio. Eppure è opinione condivisa tra gli esperti che se l’Europa è l’area che se la passa peggio a causa del riscaldamento globale è la Sicilia il fulcro peggiore, con temperature eccessive. I rischi causati da questo clima sono molteplici, come prima cosa la siccità, ma anche il pericolo per la sopravvivenza di fauna e flora e il rischio di incendi.
L’allarme siccità in Sicilia preoccupa più all’estero
L’ennesima ondata di caldo con picchi che hanno spesso superato i 40 gradi ha dato il colpo finale al Lago di Pergusa, non soltanto una straordinaria bellezza presso Enna, ma anche un sito di enorme importanza geologica, faunistica e culturale. Il lago è quasi del tutto prosciugato, destando la preoccupazione non soltanto dell’amministrazione locale, ma anche dei media internazionali, che conoscono bene il potenziale turistico del luogo.
Ovviamente, la preoccupazione dilaga anche tra gli enti locali, visto che la quasi desertificazione del lago ha risvolti estremamente dannosi sotto tutti i punti di vista. In particolare, è intervenuto sull’argomento il deputato locale Fabio Venezia, che ha lanciato un allarme piuttosto sconcertante. Secondo quanto riportato dal deputato, infatti, da più di un anno è stata avanzata alla Regione Sicilia la richiesta di misure urgenti per contrastare la minaccia di desertificazione del lago e della sua riserva naturale, senza ottenere per il momento alcuna risposta.
Pare addirittura che la giunta regionale avesse accettato di incontrarsi per un colloquio sul problema, salvo annullarlo senza programmare nessun altro appuntamento. Non ci è dato sapere la causa di questo inconveniente, ma è certo che servono misure urgenti per contrastare il fenomeno, anche se il problema va poi rintracciato a livello globale.
“L’isola delle vacanze italiane”, come la definiscono i media esteri ,sta attraversando un momento di enorme difficoltà a causa del caldo estremo, rischiando di perire sotto le alte temperature e perdere le bellezze naturali che affascinano il mondo fin dall’antichità. Basti pensare che il Lago di Pergusa viene citato persino dal poeta latino Ovidio (43 a.C. - 17 d.C.), che ne fa la location del Ratto di Proserpina.
Il lago è particolarmente sensibile al cambiamento climatico perché non ha né immissari né emissari (si dice che è un lago endoreico), dipendendo pertanto dalle piogge. Una sua eventuale sparizione causerebbe effetti terribili all’ecosistema, togliendo tra l’altro un importante punto di scalo agli uccelli migratori diretti verso l’Africa.
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A rischio agricoltori e allevatori, ma non il turismo
La sofferenza idrica si estende a tutta la Regione, con difficoltà condivise non soltanto dal Sud Italia ma più in generale dal Mediterraneo meridionale, anche se - come già detto - è la Sicilia ad avere la peggio. Tra i numerosi timori che originano da questa situazione, c’è anche quello economico, dovuto all’impatto sul turismo che è ancora oggi una componente fondamentale dell’economia siciliana.
Per questo motivo la politica locale, tra le varie restrizioni e contromisure per combattere l’emergenza idrica, cerca per quanto possibile di tutelare il turismo. Lo ha affermato anche Salvatore Cocina, Dirigente generale del dipartimento della Protezione civile regionale, spiegando anche come sia il settore dell’agricoltura a consumare la maggior parte del fabbisogno idrico.
L’acqua utilizzata dai cittadini a uso domestico è soltanto una piccola goccia, come si può facilmente immaginare, ma pare che anche il consumo dei milioni di turisti durante la stagione estiva sia del tutto trascurabile rispetto all’utilizzo agricolo. Puntare a ridurre questo consumo è dunque anche più proficuo.
In ogni caso, la priorità è data alle strutture ospedaliere e alle aziende che si occupano di beni essenziali, insieme alle fasce più vulnerabili della popolazione. Una certa percentuale di acqua è garantita anche alle strutture alberghiere, tant’è che secondo Elvira Amata, Assessore per il turismo, i turisti potrebbero anche non accorgersi dell’emergenza (se non fosse per i drammi del paesaggio, dobbiamo aggiungere).
Le strutture puntano sul riciclo e sulle restrizioni moderate, ma non possono certo tagliare gli utilizzi primari come le docce, specialmente negli hotel di lusso. Nel frattempo, viene fortemente penalizzata l’agricoltura, oltre a quanto già fatto dalle condizioni ambientali, con la promessa che gli agricoltori e gli allevatori saranno ricompensati delle perdite subite, grazie a questa strategia a lungo termine.
La situazione resta delle più scoraggianti, anche se gli esperti ritengono che ci sia ancora modo di salvare la situazione. Per farlo, però, serve agire al più presto.
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