La crisi climatica può essere definita “apocalisse climatica”? Ecco cos’è e quali sono le conseguenze di eventi climatici estremi.
Un anno fa scrivevamo che il riscaldamento globale, considerato da alcuni un’invenzione per controllare la produzione e l’evoluzione umana, è la diretta conseguenza di scelte umane che non si possono valutare nel breve tempo. Anche se il lasso di tempo a nostra disposizione, in rotta di collisione verso quella che molti attivisti hanno definito “apocalisse climatica”, non sembra essere ancora molto. Senza creare allarmismo, l’essere umano ha le capacità e le conoscenze per poter sopravvivere a cambiamenti climatici anche drastici, diverso è per le specie animali, con un livello di adattamento meno rapido rispetto a noi esseri umani.
Sempre in quell’articolo scrivevamo che «il riscaldamento globale è una verità che non possiamo negare», perché gli effetti sono visibili ogni giorno, ormai da diversi anni, con sempre maggior intensità, attraverso eventi climatici estremi come incendi, naufragi, uragani, temperature elevate e molto altro. Questi sono solo i sintomi iniziali di un ecosistema sempre più fragile, quasi malato. In futuro gli effetti potrebbero essere ben peggiori, tanto da essere definibili “apocalittici”.
Con “apocalittico” si pensa alla descrizione di un evento dopo il quale non c’è più nulla, ovvero una rovina totale. Il termine non corrisponde esattamente a questa definizione fatale, infatti si può parlare della fine del mondo che abbiamo conosciuto fino a oggi. Non ci sarà un momento, tra sette anni quando l’orologio climatico segnerà zero, nel quale l’essere umano smetterà di esistere. Ci sarà invece un cambiamento costante, peggiorativo per la vita di moltissime persone e specie. A iniziare da chi si trova in condizioni di povertà assoluta, fino a inglobare anche le città occidentali, “sviluppate”, che potenzialmente avevano la capacità di impedire l’apocalisse climatica.
Il film candidato all’oscar “Don’t Look Up” con Leonardo Di Caprio descrive un evento estremo, come l’arrivo di un meteorite a spazzare la specie umana, davvero “apocalittico” e per il quale non c’è un dopo. Nel film viene tradotto il sentimento di eco-ansia che i giovani sentono rispetto al futuro nel quale le risorse essenziali, come acqua e cibo, saranno sempre più preziose perché scarse e in mano a pochi potenti. Gli stessi che oggi fanno viaggi spaziali di pochi minuti che inquinano quanto la vita intera di un essere umano.
Apocalisse climatica: cos’è e quanto manca
Se cerchiamo il sito “Fridays for future Italia” una striscia nera è la prima cosa che vedremo. Su questa è disposta la dead line della Terra, ovvero l’orologio climatico. Il climate clock è installato su facciate di edifici di importanti città come New York, Seul, Roma e Glasgow, e segna 6 anni, 361 giorni e 23 ore restanti alla Terra.
L’orologio segna il conto alla rovescia della finestra temporale critica per raggiungere le emissioni zero. Parlare di apocalisse climatica è un modo per allarmare in pubblico generalista, e in ambito climatico, guardando le conseguenze globali che una simile crisi può portare, l’allarmismo è un accessorio necessario. Secondo diversi attivisti, ma anche scienziati, tale messaggio è essenziale per risvegliare la coscienza di coloro, cittadini privati, politici e grandi industriali, che non tengono conto del futuro della Terra sulla quale dovranno vivere i loro successori.
Il termine apocalisse climatica va però circoscritto e, per evitare un aumento di giovanissimi che soffrono di eco-ansia, è doveroso dire che sì, siamo in emergenza climatica, ma c’è ancora tempo per evitare il disastro. Per farlo bisogna però intraprendere azioni rapide per impedire alla Terra di raggiungere il fatidico +1,5°, un punto di temperatura globale considerato di non ritorno per milioni di organismi.
Quali sono le conseguenze dell’apocalisse climatica?
L’apocalisse climatica avviene ogni giorno, questo vuol dire che non c’è un punto di non ritorno effettivo. Non ci sveglieremo tra 6 anni e 361 giorni senza un pianeta sul quale abitare. Il problema è in che condizioni si troverà il nostro pianeta a quella data. Nell’ultimo rapporto Ipcc, documento essenziale che è arrivato a riconoscere gli effetti e l’allarme degli scienziati in merito alla crisi climatica, ha evidenziato i problemi che già oggi viviamo e che in futuro non potranno che peggiorare.
La temperatura percepita in quest’estate non sarà nulla in confronto alle prossime. Si pensa infatti che questa estate 2022, caldissima e con punti di caldo estremo in tutto il mondo, sarà la più fresca dei prossimi 10 anni. Abbiamo inoltre visto quali sono stati gli effetti sulle coltivazioni, per non parlare delle morti per il caldo, l’ultima un operaio in fabbrica. Ma queste sono solo poche delle possibili conseguenze elencate nel rapporto, nel quale si leggono sbiancamento di massa di coralli, innalzamento del livello del mare e scioglimento dei ghiacciai, come quello che ha portato la tragedia della Marmolada.
Non velocizzare la transizione ecologica, nel rispetto tanto del pianeta quanto delle specie che lo abitano, vuol dire non riuscire a raggiungere gli obiettivi necessari di “emissioni zero” che ci permetterebbero di diminuire la velocità con la quale rischiamo di andare a sbattere contro l’apocalisse climatica, ovvero un punto di non ritorno nel quale la Terra continuerà a sopravvivere e noi con lei, ma con difficoltà nella raccolta di risorse essenziali per un numero di persone che a oggi segna 7.963.020.725.
© RIPRODUZIONE RISERVATA