Chi paga l’assegno di mantenimento perde il lavoro: ecco quando si riduce l’importo secondo la legge.
L’assegno di mantenimento è spesso una questione spinosa, soprattutto quando non vi è accordo fra gli ex coniugi. Nonostante la necessità del mantenimento, la mancanza di requisiti prestabiliti per il suo calcolo rende spesso difficile comprenderne l’importo e la valutazione legale, portando molte persone a percepire quest’obbligo mensile come un vero salasso.
Indubbiamente, se diventa oggettivamente impossibile sostenere quella spesa, il genitore obbligato ha il pieno diritto di chiedere una revisione al giudice, che a seconda dei casi determinerà una una revoca o una riduzione dell’obbligo di mantenimento. Questo è possibile soltanto nel caso in cui siano intervenute circostanze nuove rispetto a quelle affrontate al momento della determinazione dell’assegno, ad esempio per il genitore che perde il lavoro.
La sola perdita del lavoro, però, non comporta automaticamente la modifica del mantenimento, ma soltanto quando strettamente correlata con un’impossibilità di adempimento. Vediamo allora quando si riduce l’assegno di mantenimento se chi lo paga perde il lavoro.
Chi paga il mantenimento perde il lavoro, quando si riduce l’assegno
Se chi paga l’assegno di mantenimento, nei confronti del coniuge, dei figli o di entrambi, perde il lavoro potrebbe avere diritto a una riduzione dell’importo mensile. Contrariamente a quanto si pensi, però, la semplice condizione di disoccupazione non comporta necessariamente un cambiamento dell’assegno di mantenimento.
Di fatto, anche in caso di perdita improvvisa del lavoro, si considera la fase di disoccupazione come momentanea e facilmente risolvibile. Uno dei primi elementi valutati nella revisione dell’assegno di mantenimento è quindi la possibilità del coniuge o genitore obbligato di superare la difficoltà e trovare un’altra occupazione. A riguardo rilevano diversi criteri, tra cui anche l’età e la formazione scolastica e professionale.
Non solo, la sola disoccupazione potrebbe comunque non determinare un cambiamento sostanziale nelle possibilità economico-patrimoniali del soggetto obbligato. Si pensi, ad esempio, a chi riceve redditi diversi da quelli da lavoro o che ha un notevole ammontare di risparmi.
Infine, è sempre importante considerare il rapporto fra le condizioni economiche dell’obbligato e quelle del beneficiario o dell’altro genitore. Su questi tre punti si basa l’eventuale riduzione dell’assegno di mantenimento, che evidentemente viene facilmente applicata per tutti i lavoratori in fasce reddituali medio-basse.
La possibilità che lo stipendio sia l’unica fonte di sostentamento di un soggetto e che di conseguenza non abbia risparmi e beni in proprietà è di fatto applicabile alla maggior parte dei cittadini italiani. La riduzione dell’assegno non è quindi così remota come potrebbe apparire. Oltretutto, non sempre la riduzione muove da criteri così drastici, ma può essere giustificata da una riduzione dei redditi che varia sensibilmente il rapporto fra le condizioni delle parti. In ogni caso, per una revisione è sempre necessario un mutamento delle condizioni rispetto a quelle affrontate con la precedente sentenza a riguardo.
leggi anche
Assegno di mantenimento, che succede se l’ex coniuge è disoccupato e non ha soldi per pagarlo?
Riduzione dell’assegno di mantenimento per la perdita del lavoro
A riprova dell’applicazione della riduzione dell’assegno di mantenimento vi è una recente sentenza della Corte di cassazione, nel dettaglio la n. 15101/203, che conferma la riduzione dell’assegno di mantenimento in favore dei figli poiché il padre ha perso il lavoro.
Nel caso in specie, la madre ha presentato ricorso contro la riduzione opponendo la considerazione delle disponibilità patrimoniali dell’altro genitore, oltre al precedente tenore di vita assicurato ai figi e le capacità di lavoro. Considerazioni che la Cassazione ha giudicato quasi irrilevanti, in quanto la perdita del lavoro (improvvisa e imprevedibile) è risultata sensibilmente incidente sulle condizioni economiche dell’obbligato, tanto da cambiare anche il rapporto tra le condizioni delle parti.
In parole più semplici, anche se il padre ha un patrimonio e capacità lavorativa, ha diritto alla riduzione dell’assegno quando la perdita del lavoro ne determina un impoverimento. L’importo dell’assegno è inevitabilmente ridotto se si è attenuato il disquilibrio tra le parti. Nulla impedisce poi al beneficiario di presentare una nuova revisione, nel caso in cui le condizioni dovessero mutare ulteriormente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA