Aumento stipendio nel 2023: quanti soldi in più in busta paga a fine anno?

Simone Micocci

17/05/2023

Quanto si guadagna complessivamente grazie al taglio del cuneo fiscale voluto dal governo Meloni per il 2023? La tabella con tutte le cifre.

Aumento stipendio nel 2023: quanti soldi  in più in busta paga a fine anno?

Giorgia Meloni ha più volte sottolineato l’importanza del provvedimento che taglia il cuneo fiscale riducendo la quota di contributi a carico del lavoratore. Un provvedimento che segue quanto fatto già dal governo Draghi nel 2022: fu proprio l’esecutivo di larghe intese guidato dall’ex presidente della Bce, infatti, a prevedere per primo lo sgravio dei contributi, partendo da uno 0,8% per arrivare poi al 2% da giugno 2022.

Il governo Meloni ha scelto di proseguire per questa strada, potenziando lo sgravio: la platea dei lavoratori interessati è la stessa di quella individuata dal precedente esecutivo, ossia per coloro con stipendio fino a 35 mila euro, ma sotto i 25 mila euro lo sgravio viene portato al 3%. Inoltre, novità dell’ultimo decreto Lavoro, da luglio 2023 lo sgravio viene portato al rispettivamente al 6% e 7%, contribuendo così a un ulteriore aumento di stipendio.

La domanda è: quale sarà il guadagno complessivo che questa operazione garantirà agli stipendi? Basta qualche semplice calcolo per capirlo.

La timeline per l’aumento di stipendio

Come anticipato, lo sgravio fiscale del governo Meloni si divide in due diverse tranche:

  • da gennaio a giugno 2023 su tutte le buste paga d’importo pari o inferiore a 1.923 euro si applica uno sgravio del 3%. Per quelle d’importo compreso tra 1.924 e 2.692 euro, invece, lo sgravio è del 2% (come nel governo Draghi);
  • da luglio a dicembre 2023, invece, su tutte le buste paga d’importo pari o inferiore a 1.923 euro si applica uno sgravio del 7%, che scende al 6% per gli stipendi compresi tra 1.924 e 2.692 euro;
  • per quanto riguarda la tredicesima, invece, su ogni rateo maturato continuerà a essere applicato lo sgravio del 2% o 3% a seconda della retribuzione di riferimento.

Ricordiamo che i suddetti sgravi vanno a ridurre l’aliquota contributiva che in busta paga grava sul lavoratore, pari solitamente al 9,19% per i dipendenti del settore privato e all’8,80% nel pubblico.

Riducendola si avrà così un netto più alto, ma va detto che non tutti i contributi risparmiati entreranno nelle tasche del lavoratore. Bisogna considerare, infatti, che tagliando i contributi aumenta la base imponibile sulla quale viene calcolata l’Irpef e di conseguenza l’imposta dovuta all’erario risulta maggiore. Non è comunque corretto sostenere - come da più parti abbiamo letto in questi giorni - che il taglio del cuneo fiscale si ripaga interamente con l’aumento dell’imposta, visto che l’effetto Irpef è comunque limitato a pochi euro.

Quanti soldi avrai guadagnato in più alla fine dell’anno

Nella seguente tabella, realizzata grazie ai dati messi a disposizione dallo studio De Fusco Labour & Legal, trovate tutte le cifre nette dell’aumento di stipendio generato dal taglio del cuneo fiscale del governo Meloni.

Nella prima colonna il reddito annuo - da dividere per 13 mensilità per capire di che stipendio si tratta (ovviamente da considerare al lordo) - mentre nella seconda viene indicato l’aumento mensile netto dovuto allo sgravio del 2% o 3% in base allo stipendio percepito. Dopodiché si procede con gli aumenti mensili da luglio a dicembre, mentre per quanto riguarda la tredicesima il risparmio sarà inevitabilmente lo stesso della seconda colonna visto che lo sgravio è sempre del 2% o 3% (per tutti i tredici ratei, anche per quelli compresi tra luglio e dicembre).

A questo punto basta moltiplicare per 6 i dati della seconda e terza colonna, sommarli, e poi aggiungervi la tredicesima, per arrivare all’ultima colonna, dove appunto è indicato il guadagno totale annuo generato dalla “riforma Meloni”.

Retribuzione lorda Aumento mensile tra gennaio e giugno 2023 Aumento ulteriore da luglio a dicembre 2023 Aumento complessivo tra luglio e dicembreAumento tredicesimaAumento totale
10.000 euro 19,25 euro 25,67 euro 44,92 euro 19,25 euro 404,27 euro
12.500 euro 24,06 euro 32,08 euro 56,15 euro 24,06 euro 505,32 euro
15.000 euro 28,88 euro 38,50 euro 67,38 euro 28,88 euro 606,44 euro
17.500 euro 28,81 euro 38,41 euro 67,22 euro 28,81 euro 604,99 euro
20.000 euro 32,95 euro 43,90 euro 76,82 euro 32,95 euro 691,57 euro
22.500 euro 37,04 euro 49,38 euro 86,42 euro 37,04 euro 777,80 euro
25.000 euro 41,15 euro 54,87 euro 96,03 euro 41,15 euro 864,23 euro
27.500 euro 30,18 euro 60,36 euro 90,54 euro 30,18 euro 754,50 euro
30.000 euro 32,95 euro 57,56 euro 90,49 euro 32,95 euro 773,59 euro
32.500 euro 30,51 euro 61,01 euro 91,52 euro 30,51 euro 762,69 euro
35.000 euro 32,85 euro 65,70 euro 98,56 euro 32,85 euro 821,92 euro

Ovviamente ciò non significa che la cifra indicata nell’ultima colonna verrà pagata in un’unica soluzione ma solo che sommando tutti gli aumenti in busta paga di questi mesi si arriverà a quel guadagno complessivo. Come possiamo notare, il vantaggio maggiore è per coloro che hanno un guadagno annuo di 25.000 euro, 1.923 euro (lordi) mensili, per i quali complessivamente il 2023 porterà nel portafoglio circa 864 euro in più rispetto a quanto sarebbe spettato a legislazione invariata.

Nel peggiore dei casi, con RAL di 10.000 euro e quindi uno stipendio netto di circa 775 euro, il guadagno complessivo sarà comunque di 404 euro, quindi poco più di una “mezza” tredicesima.

Insomma, non si può negare che l’operazione svolta dal governo Meloni sia stata importante per le tasche dei lavoratori: vero che nel frattempo l’inflazione avanza e continua a ridurre il potere d’acquisto, ma va detto che con le risorse a disposizione l’esecutivo ha comunque fatto in modo di limitare la svalutazione degli stipendi riconoscendo una maggiore liquidità a un’ampia platea di persone. Soldi che se visti mensilmente potrebbero sembrare pochi, ma alla fine dell’anno il tesoretto accumulato sarà rilevante.

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