Dopo le indiscrezioni, Francoforte conferma la revisione dei criteri TLTRO e l’avvio del dimagrimento di bilancio. Mentre la utility tratta con le banche una linea di credito per evitare margin calls
L’ordine di scuderia è chiaro: mantenere il basso profilo. Ma, contemporaneamente, fare in fretta. La nascita della squadra di governo pare ormai alle battute finali e tutte le parti in causa, al netto dell’inciampo sulla casella della Giustizia. sembrano persuase che il tempo da perdere sia un lusso che il Paese non può permettersi. Il tutto, ovviamente, incorporando la variabile Berlusconi su ogni dinamica.
E una prima conferma della rapidità con cui molti nodi potrebbero venire al pettine arriva dal fronte europeo, sponda Bce. La quale, dopo l’indiscrezione della scorsa settimana, ha deciso di rompere gli indugi e ufficializzare la sua volontà di rimettere mano retroattivamente alle regole che sovrintendono le aste di rifinanziamento TLTRO e, soprattutto, la loro remunerazione sotto forma di riserve depositate overnight presso la facility dell’Eurotower.
Some ECB officials say retroactively changing long-term lending rules for banks looks legally feasible https://t.co/O0IxErTxN6
— Bloomberg Markets (@markets) October 17, 2022
The ECB will probably debate the timing of quantitative tightening at its Oct. 27 meeting, and Bloomberg Economics expects the actual reduction of the balance sheet to kick off in March https://t.co/YGhlhdzDkX
— Bloomberg Markets (@markets) October 18, 2022
Ma non basta, perché dal Consiglio della prossima settimana potrebbero emergere conferme e particolari rispetto l’avvio già dal mese di marzo 2023 del cosiddette QT o quantitative tightnening. Ovvero, ii dimagrimento del bilancio Bce dopo l’ennesima, pantagruelica abbuffata di titoli di Stato in seno al Pepp e la conseguente sedimentazione forzata di quei bond nello stato patrimoniale per necessità di calmierare gli spread a rischio attraverso il loro reinvestimento.
Insomma, Francoforte sembra voler salutare la nascita del governo Meloni con una notevole criticità dal punto di vista della sostenibilità del comparto bancario, stante l’ovvia e immediata conseguenza dell’applicazione di un tiering o di un trattamento dei fondi TLTRO come requisiti di riserva minimi, quindi remunerati in maniera inferiore rispetto al tasso di deposito ufficiale che oggi garantisce un discreto net interest income alle banche. Oltretutto, totalmente esente da rischio rispetto ai prestiti su un mercato interbancario e del credito che, giorno dopo giorno, sembra congelarsi sempre di più, proprio per i timori di rischio sulla controparte.
E se queste due immagini
sintetizzano al meglio la situazione in rapido divenire, addirittura con una fonte Bce che, interpellata da Bloomberg, sottolinea come le preoccupazioni legali legate a un aggiustamento retroattivo delle condizioni dei prestiti TLTRO sono sormontabili, ecco che una preoccupazione ancor maggior arriva potenzialmente dal fronte interno. Stando a quanto riportato da Bloomberg e da Il Messaggero, infatti, Enel sarebbe in trattativa con alcune banche - fra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM e BPER Banca - per una nuova linea di credito revolving fino a 16 miliardi di euro con garanzia Sace al 70% per coprire rischi derivati da aumento prezzi. Sempre stando ai rumors, Unicredit e Intesa farebbero capo a 5 miliardi l’una, mentre 2 a testa arriverebbero dagli altri due istituti coinvolti e da Cassa Depositi e Prestiti.
E se il fatto che tutte le parti in causa abbiano opposto un eloquente no comment a ogni richiesta di conferma o smentita, a far drizzare le antenne sarebbe la ragione di tanta urgenza e di una somma così ragguardevole: serve collaterale a garanzia per i contratti future. Tradotto, margin calls. E se - in assenza di chiarimenti - immediatamente le modalità e la cifra messe sul piatto rimandano alla recente vicenda che ha visto coinvolta la utility tedesca Uniper, travolta dall’aumento esponenziale dei costi legati al prezzo del gas e giunta al fine a una nazionalizzazione costata circa 15 miliardi di euro, ecco che questa notizia
L'Enel lascia definitivamente la Russia grazie a una deroga al decreto Putin che aveva vietato qualunque cessione di asset russi da parte di società estere. La deroga è stata decisa dallo stesso leader del Cremlino. #ANSA https://t.co/mqWYQN57lB
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) October 12, 2022
risalente a una settimana fa pare assumere un contorno differente, Quantomeno a livello di urgenza nel fare cassa. E apre qualche interrogativo non solo sul perché Vladimir Putin abbia acconsentito alla deroga ma anche su quali eventuali canali diplomatici e di moral suasion la abbiano resa possibile.
Insomma, il governo Meloni è atteso da un esordio al ritmo di rock’n’roll dei mercati, stante anche la contemporaneità con problematico aumento di capitale di Monte dei Paschi, di fatto dossier aperto che occuperà giorni e notti del futuro ministro Giorgetti? Più che probabile. Nel frattempo, in Francia ci si attrezza.
BNP Paribas has won approval to set up a wealth-management joint venture in China, adding competition to global rivals including BlackRock and Amundi vying for a slice of the $4 trillion market https://t.co/QLABYXVvqB
— Bloomberg (@business) October 18, 2022
E lo fa lasciando trapelare il suo sbarco in Cina subito dopo il discorso inaugurale di Xi Jinping al congresso del Partito comunista e dopo che, in ossequio alla settimana a porte chiuse delle stesso, Pechino ha annunciato il rinvio a data di destinarsi della pubblicazione di tutti i dati macro. Senza che nessuno sui mercati abbia avuto da obiettare. Sarà questa strana ottobrata ma l’aria pare decisamente in procinto di cambiare.
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