Laddove non è lo Stato a sbloccare i crediti edilizi, in molti casi stanno entrando in campo Comuni, Province e Regioni per acquistarli sul proprio territorio.
Con l’obiettivo di garantire sia ai cittadini che alle imprese edili di poter continuare a fruire dei benefici legati alle detrazioni edilizie, gli enti locali stanno entrando nel mercato dei crediti edilizi. Una soluzione che potrebbe risolvere molti problemi a livello territoriale. E sbloccare un mercato che, ormai, sembra essere fermo da diverso tempo.
Anche se ci sono ancora delle banche che stanno accettando nuove pratiche per la cessione del credito lo stanno facendo a condizioni molto svantaggiose per i contribuenti. La stima è che un credito al 110% viene rilevato all’incirca all’80% con una perdita, per chi lo cede di 30 punti percentuali del credito.
Molti stanno accettando queste condizioni, seppur svantaggiose, pur di liberarsi di un credito almeno per la parte che non servirà in compensazione delle imposte. Ma nel suo complesso la situazione della cessione della cessione dei crediti sta diventando molto difficoltosa.
Ed è proprio in questo frangente che entrano in gioco gli enti locali con un ruolo determinante per sbloccare i crediti.
Cessione del credito 2023, il problema del blocco del mercato
La cessione del credito e lo sconto in fattura sono istituti che hanno fatto la loro apparizione nel DL 34 del 2020. Prima di allora per gli interventi edilizi si recuperavano le detrazioni in 10 quote annuali di pari importo. Appare facile capire come, con i lavori del Superbonus 110% era inapplicabile una detrazione di questo genere. La spesa era troppo alta per essere anticipata dal proprietario dell’immobile.
Ma con interventi normativa successivi la situazione si è complicata e dopo circa due anni di operativa piena di sconto in fattura e cessione del credito si è arrivati alla situazione in cui ci troviamo ora di blocco del mercato. Troppi crediti edilizi e pochi disposti a rilevarli.
Le banche non li vogliono più, ne hanno troppi. E le imprese, che possono vantare moltissimi crediti, si trovano a corto di liquidità non sapendo come disfarsene. E le conseguenze sono facilmente intuibili: le imprese edili non riescono a pagare dipendenti e fornitori e, di fatto, i lavori si fermano.
I lavori già iniziati non procedono, quelli nuovi non possono essere presi. La cessione del credito, di fatto, sta paralizzando non solo le industrie dell’edilizia ma anche i cittadini che attendono che i lavori sul proprio immobile vengano terminati o, addirittura, iniziati.
Entrano in gioco gli enti locali
La prima Regione a muoversi in tal senso, molto probabilmente, è stata la Sardegna che ha annunciato nella Finanziaria regionale di acquistare i crediti edilizi. Ora ne seguono altre insieme ad altri enti territoriali.
Non solo Regioni, quindi, ma anche Province e Comuni hanno deciso di acquistare i crediti.
Il Piemonte, ad esempio, ha annunciato che acquisterà 50 milioni di credito l’anno per lavori effettuati nella Regione e non oggetto di contenzioso. Con tali crediti la Regione provvederà a pagare imposte e contributi per i propri dipendenti, recuperando, di fatto, quasi immediatamente, dallo Stato.
Dopo Sardegna e Piemonte anche altre Regioni hanno deciso di seguire l’esempio ed acquistare i crediti edilizi e nel particolare sono Lazio, Liguria, Puglia, Veneto, Abruzzo e Umbria.
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