Ecco cosa succede se non viene presentata la dichiarazione di successione oppure non vengono rispettati i termini di legge e le conseguenze del mancato pagamento dell’imposta.
Gli eredi, insieme ad altri soggetti, sono obbligati dalla legge a presentare la dichiarazione di successione e a pagare la relativa imposta, quando dovuta. Con tassa di successione ci si riferisce all’imposta di successione, che grava sugli eredi per i beni ereditati dal defunto.
L’ammontare dell’imposta può essere stabilito soltanto in seguito alla dichiarazione di successione, un documento che certifica il valore fiscale dei beni ereditati. In seguito, agli eredi viene richiesto il pagamento, che deve essere corrisposto al Fisco in modo obbligatorio, perché ci sono delle ripercussioni legali per chi non paga. Non presentare la dichiarazione non è certo un buon metodo per evitare le tasse, visto che ci sono gravi conseguenze per gli inadempienti. Ecco cosa rischia chi non fa la successione.
Dichiarazione di successione, chi deve farla e quando
La dichiarazione di successione deve essere presentata all’Agenzia delle entrate entro 12 mesi dall’apertura della successione. Quest’ultimo momento di norma coincide con il decesso del defunto, come previsto dal codice Civile. I soggetti obbligati a questo adempimento fiscale (che non costituisce dunque accettazione tacita dell’eredità) sono:
- gli eredi;
- i chiamati all’eredità;
- i legatari;
- i rappresentanti legali degli eredi e dei legatari;
- coloro che sono in possesso dei beni ereditari, in caso di assenza del defunto o dichiarazione di morte presunta;
- gli amministratori dell’eredità;
- i curatori delle eredità giacenti;
- gli esecutori testamentari;
- gli trustee.
Non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione di successione coloro che hanno rinunciato all’eredità oppure hanno chiesto la nomina di un curatore legale, non essendo però in possesso dei beni ereditari, entro 12 mesi dalla morte. Non c’è obbligo di dichiarazione, inoltre, quando l’eredità è devoluta esclusivamente al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, purché l’attivo ereditario non sia superiore a 100.000 euro e sia privo di immobili o diritti reali su beni immobiliari.
Cosa rischio se non faccio la successione
La mancata presentazione della dichiarazione di successione entro un anno dalla morte del defunto ha conseguenze decisamente gravi. I soggetti obbligati sono infatti tenuti al pagamento di una sanzione che va dal 120% al 240% dell’imposta dovuta. Non si salva nemmeno chi sarebbe stato esentato dall’imposta, che per l’omessa dichiarazione è costretto a pagare una multa da 250 a 1.000 euro.
Nel caso in cui la dichiarazione sia stata presentata con un ritardo non superiore a 30 giorni, la sanzione è ridotta a un importo tra il 60% e il 120% dell’imposta liquidata, altrimenti tra 150 e 500 euro quando non è dovuta imposta.
È evidente che non presentare la dichiarazione di successione è molto controproducente, visto che comporta soltanto un aumento degli oneri. Il mancato pagamento delle sanzioni comporta un ulteriore aggravamento, a cui segue la riscossione forzata del debito tramite il pignoramento dei beni.
È importante ricordare che tutti i soggetti chiamati alla presentazione della dichiarazione possono subire la medesima conseguenza, salvo la possibilità di rifarsi sulle controparti per ottenere il rimborso alla spesa in proporzione alla quota ereditaria.
Tassa di successione non pagata o pagata in ritardo
Presentare la dichiarazione non basta, se dovuta bisogna pagare l’imposta. Il pagamento della tassa di successione prevede delle scadenze e delle tempistiche molto precise, tanto che il mancato rispetto di tali termini ha conseguenze per gli eredi, anche se poi il pagamento avviene in ritardo. Nel dettaglio, entro 60 giorni dalla notifica di liquidazione della successione, gli eredi sono tenuti a saldare almeno il 20% della tassa di successione.
Ovviamente nulla vieta agli eredi di pagare fin da questa prima scadenza più del 20% dell’ammontare della tassa, l’importante è che il pagamento non sia inferiore a tale importo e che non avvenga dopo i 60 giorni dalla notifica di liquidazione. Successivamente, gli eredi dovranno procedere al pagamento della somma restante, che può avvenire anche in modo rateale.
In particolari, la rimanenza della tassa di successione può essere pagata tramite delle rate trimestrali. Di norma vengono predisposte 8 rate, perciò il pagamento completo deve avvenire circa entro 1 anno, ma se la tassa di successione supera i 20.000 euro possono essere stabilite fino a 12 rate.
Le scadenze sono vincolanti sia riguardo alle tempistiche che agli importi, in quanto per il mancato rispetto il Fisco può addebitare delle multe agli eredi inadempienti. Nel dettaglio, viene inviata agli eredi una sanzione corrispondente al 30% dell’importo totale della tassa. Gli eredi hanno comunque la facoltà di pagare una sanzione ridotta del 15%, ma soltanto se il saldo del debito avviene entro 30 giorni dalla ricezione della multa. Il “salto” di una delle rate, infatti, comporta la perdita della rateizzazione.
Cosa succede se gli eredi non pagano la tassa di successione o le sanzioni
La tassa di successione è un’imposta obbligatoria, perciò in caso di insolvenza gli eredi riceveranno una cartella esattoriale da parte del Fisco. Di conseguenza, agli eredi saranno imposti pagamenti via via maggiori, in quanto le somme dovute aumentano sgni semestre con un interesse del 4,5%. Oltretutto, il mancato pagamento di una cartella esattoriale dà atto al Fisco di avviare una procedura esecutiva, che può comprendere il pignoramento dei beni così che la vendita possa soddisfare il creditore ed eventuali misure cautelari: le ipoteche sui beni immobili e il fermo amministrativo sui veicoli, necessari come garanzie ed esortazioni al pagamento.
Si segnala, tuttavia, che per effetto della legge delega sulla riforma fiscale, il sistema delle cartelle esattoriali è destinato a sparire, in favore di una procedura più svelta. Gli enti titolari del credito otterranno, infatti, l’autorizzazione a notificare direttamente gli accertamenti esecutivi. In altre parole, per i debitori sarà molto più difficile auspicare nella prescrizione dovuta ai lunghi tempi burocratici.
Il medesimo procedimento può essere attuato dall’Ader anche in seguito alla comminazione delle sanzioni per la dichiarazione di successione omessa o tardiva, ovviamente in caso di mancato pagamento delle stesse. Agli occhi della legge, oltretutto, ogni soggetto obbligato è debitore per l’intero importo dovuto.
Come tutelarsi dal mancato pagamento dei coeredi
La ripartizione del pagamento della tassa di successione o delle sanzioni è valida per quanto riguarda il rapporto interno fra gli eredi. Questi ultimi, infatti, sono obbligati in via solidale; quindi, l’Agenzia delle entrate può pretendere il pagamento dell’imposta o della sanzione non pagata da uno solo degli eredi, senza considerazione della quota ereditaria.
L’erede in questione dovrà quindi procedere al pagamento anche per la parte dell’imposta di successione (o della penale) che non gli spetta propriamente, ma potrà rifarsi sui coeredi per ottenere la restituzione delle somme. Il primo passo per la costituzione in mora è senza dubbio l’invio di una comunicazione scritta ai coeredi, che può essere seguita – se insufficiente – dal ricorso giudiziale.
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