Come aprire un bar e quanto costa?

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23/10/2024

Cosa serve per aprire un bar e perché farlo? Ecco tutti i requisiti necessari, la procedura e i costi da sostenere per aprire e mantenere un bar.

Come aprire un bar e quanto costa?

Se ti stai chiedendo come aprire un bar, quali sono i requisiti e le procedure da seguire, sappi che ci sono delle regole da seguire e, soprattutto, un budget da considerare per rispettare le norme e inaugurare un locale senza lasciare nulla al caso.

Per aprire un bar sicuramente dovrai aprire una partita Iva e iscriverti al registro delle Imprese, presentare la Scia Commerciale, seguire il corso per la somministrazione e la vendita degli alcolici e il conseguimento dell’attestato HACCP. Infine, sarà necessario anche il nulla osta dell’Asl.

Insomma, non un percorso agevole per chi parte da zero. Ecco una guida completa su licenze, corsi e costi per aprire un bar e seguire tutti i passaggi fondamentali.

Perché e come aprire un bar: conoscere contesto e prospettive

In base alle norme di legge vigenti, i bar sono definiti “locali di vendita per il consumo sul posto”. Vero è che da alcuni anni sono state abolite le licenze che regolamentavano la libera concorrenza. Ne consegue che oggigiorno i Comuni non possono più scegliere il numero di bar e ristoranti che possono essere aperti sul territorio locale, tranne alcune eccezioni inerenti in linea generale i centri storici delle maggiori città d’arte.

Anticipiamo che le regole di cui alla legge su cosa serve per aprire un bar attengono alla struttura e alla posizione del locale (destinazione d’uso, metri quadri, rispetto di alcune caratteristiche urbanistiche ed edilizie) e al possesso dei requisiti per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Vero è che se una persona si domanda come aprire un bar, dovrà valutare in quale posizione avviare la propria attività: meglio in centro o in periferia? Non c’è una risposta giusta e valida a priori: ambo le soluzioni possono andare bene, a patto che il bar sia funzionale rispetto ai bisogni della clientela.

Colui che intende aprire un bar dovrà altresì valutare fattori come il tipo di arredamento, in quanto la scelta di un particolare colore o di uno specifico stile avrà riflessi sulla tipologia di clientela che tendenzialmente entrerà all’interno dei locali per fruire dei relativi servizi. Ovviamente la cura dei dettagli, l’ordine e la pulizia avranno un rilievo non secondario nel determinare il successo dell’attività imprenditoriale in questione.

Inoltre, non si può non menzionare la necessità di stilare un accurato business plan. Insomma, prima d’iniziare occorre prendere carta e penna e fare i conti con estrema attenzione. Fondamentale è avere un’idea dettagliata dei costi da mettere in gioco, dei finanziamenti che eventualmente sono da ottenersi all’inizio.
Altri fattori che non possono non essere considerati attengono:

  • al numero di persone che andranno a comporre il personale del bar;
  • al budget iniziale;
  • ai costi dei fornitori, del commercialista e della tasse.

Ma sull’argomento costi torneremo più avanti.

La normativa di riferimento per aprire un bar

In effetti, la scelta di aprire un bar comporta di rispettare poi un iter specifico, di cui si trova traccia nella legge n. 287 del 1991, relativa alla somministrazione di alimenti e bevande. In linea generale, allo scopo di poter aprire l’esercizio commerciale si deve applicare quanto fissato in materia dalla normativa regionale e dalla normativa locale del Comune nel quale ha sede l’attività.

Come accennato poco sopra, da qualche anno è scattata l’abolizione delle licenze che regolavano la concorrenza. In buona sostanza, a eccezione dei regolamenti comunali che regolano l’apertura di esercizi commerciali nei centri storici, oggi non è più nella facoltà dei Comuni decidere il numero di bar che possono essere aperti sul territorio, e ciò certamente è una buona notizia per tutti coloro che vogliono buttarsi in questa avventura imprenditoriale. La situazione attuale trova origine nella circolare del MISE n. 3635/C del 2010.

Non solo, per poter avviare concretamente il bar è necessario che il locale sia in regola con quanto fissato dalla normativa igienico-sanitaria per i pubblici esercizi, all’interno del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980.

Cosa serve per aprire un bar? Requisiti e procedura da rispettare

In effetti aprire un bar, comporta il rispetto di non poche regole. Ecco perché è consigliabile buttarsi in questa avventura imprenditoriale soltanto se davvero motivati e desiderosi di avviare un’attività di questo tipo.

Sulla scorta delle norme vigenti in tema, è possibile tracciare in sintesi un elenco dei requisiti da possedere, per aprire un bar in piena conformità alla legge. Eccoli di seguito:

  • aver già compiuto i 18 anni di età;
  • aver completato la scuola dell’obbligo;
  • scelta di un locale commerciale che abbia le caratteristiche idonee allo scopo;
  • iscrizione all’Inps e alla Camera di Commercio (Registro delle imprese);
  • apertura della Partita Iva;
  • superamento del corso ICAL, che consente l’abilitazione alla somministrazione di alimenti e bevande;
  • certificazione di inizio attività (SCIA) presso il Comune - Sportello unico per le attività produttive - che includa i seguenti dati: titolare dell’impresa, orari di apertura e chiusura, agibilità, conformità Asl, planimetria del locale e visura catastale ecc..;
  • pagamento dei diritti SIAE per la diffusione di musica e immagini negli spazi del bar;
  • possesso dell’attestato di analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo (HACCP), giacché come proprietario del bar è ovvio aver a che fare quotidianamente con il cibo e serve conoscere quali alimenti, quali preparazioni o quali iter possono costituire un rischio d’intossicazione alimentare.

Non solo. La legge vigente impone altresì il possesso di un requisito tra quelli esposti di seguito:

  • essere diplomati presso un istituto alberghiero;
    aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande;
  • aver svolto in proprio, per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, l’attività di vendita all’ingrosso o al dettaglio di prodotti alimentari.
  • aver lavorato, per almeno un biennio negli ultimi 5, presso un’impresa del settore alimentare come dipendente qualificato alla vendita, alla preparazione o all’amministrazione di prodotti alimentari;
  • aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande.

In particolare, il locale prescelto per esercitare l’attività in oggetto, deve rispettare una serie di requisiti previsti dalla legislazione locale. Tra le regole valevoli, quelle inerenti il rispetto dei vincoli paesaggistici e storici previsti dal comune; la materia della sicurezza sul lavoro e dell’igiene. Serve altresì ottenere la certificazione antincendio a seguito di un controllo del locale eseguito dai Vigili del Fuoco.

E non è finita qui. Al fine di poter esporre l’insegna del bar sulla pubblica via, è obbligatorio domandare e ottenere l’autorizzazione del proprio Comune, mentre in caso l’interessato voglia vendere alcolici o superalcolici serve conseguire una licenza ad hoc, emessa dall’Agenzia delle Entrate.

Quanto costa aprire un bar: tutti i costi in dettaglio

Il costo per aprire un bar può variare sensibilmente in base alla posizione, alla dimensione del locale e al tipo di servizio che si intende offrire. Vediamo nel dettaglio le voci di spesa principali.

Il costo della licenza

Uno dei costi più importanti da sostenere riguarda l’acquisizione della licenza per la somministrazione di alimenti e bevande. Il prezzo di questa licenza può variare molto a seconda della città e della disponibilità. In alcune zone, le licenze sono contingentate, quindi potresti doverle acquistare da un altro esercente.

I costi per una licenza possono oscillare tra i 5.000 e i 20.000 euro, ma in alcuni casi, soprattutto nelle grandi città o in zone ad alta affluenza turistica, il prezzo può superare i 50.000 euro.

Quanto costa l’allestimento

Un’altra voce di costo importante riguarda l’allestimento del locale. Questo include l’arredamento, i macchinari e le attrezzature necessarie per la preparazione e la somministrazione di cibo e bevande.
Ecco una lista indicativa dei costi da considerare:

  • arredamento del locale: tavoli, sedie, banconi e decorazioni. Il costo può variare dai 10.000 ai 30.000 euro, a seconda del design e della qualità degli arredi scelti.
  • attrezzature da cucina e bar: macchine da caffè, frigoriferi, lavastoviglie, forni e altri strumenti di preparazione. Il costo complessivo delle attrezzature può variare dai 15.000 ai 50.000 euro;
  • ristrutturazione del locale: se il locale ha bisogno di lavori di ristrutturazione per adeguarlo alle norme igienico-sanitarie o per migliorarne l’estetica, dovrai considerare un budget aggiuntivo di 10.000 - 40.000 euro a seconda dell’entità dei lavori.

Altre spese da sostenere per l’apertura

Oltre alla licenza e all’allestimento del locale, ci sono altre spese da sostenere per aprire un bar:

  • consulenza legale e commerciale: avrai bisogno di un commercialista per gestire gli aspetti fiscali e contabili dell’attività, nonché di un avvocato per le pratiche legali. La consulenza professionale può costare dai 1.500 ai 3.000 euro all’anno;
  • marketing e promozione: per far conoscere il tuo bar e attirare clienti, dovrai investire in pubblicità, campagne social e altre attività di marketing. Il budget per il marketing iniziale può essere di circa 1.000 - 5.000 euro.

Il budget minimo per investire (compresi tutti i costi)

Alla luce di quanto riportato sopra, la cifra minima da investire per aprire un bar è non inferiore ai 50mila euro circa. Inoltre, se si rileva un bar già esistente, la cifra può tranquillamente oltrepassare i 100mila euro.

Tuttavia, il budget effettivo dipende da molti fattori, come la posizione del locale, il target di clientela e il tipo di servizio offerto. Un bar in una piccola città può richiedere un investimento inferiore, mentre un bar in una zona centrale di una grande città potrebbe richiedere somme molto più elevate.

Una valida alternativa per risparmiare qualcosa è rappresentata dal franchising, in quanto consente di aprire l’esercizio commerciale con un servizio ’chiavi in mano’ a costi non altissimi e potendo sfruttare un brand solido. In queste circostanze, l’interessato dovrebbe investire una cifra minima attorno ai 10-15 mila euro. Ma è ovvio che a far la differenza è la scelta verso una società di franchising seria, che assicuri assistenza qualificata e formazione periodica, oltre che la fornitura degli arredi.

Quanto costa mantenere un bar?

Oltre all’apertura, però, prima di aprire un bar vanno valutati anche i costi di gestione, che andranno di pari passo con i profitti. Difatti, i costi di gestione di un bar possono essere altrettanto impegnativi e riguardano diverse voci:

  • affitto: l’affitto del locale rappresenta una delle spese fisse più significative. Il costo varia notevolmente in base alla posizione geografica, ma può oscillare tra 1.000 e 5.000 euro al mese, o anche di più nelle zone centrali delle grandi città;
  • personale: Il costo del personale dipende dal numero di dipendenti e dalle loro qualifiche. Un bar di medie dimensioni potrebbe avere bisogno di almeno 2-3 dipendenti, con un costo mensile complessivo che varia dai 3.000 ai 6.000 euro;
  • rifornimenti e scorte: le spese per l’acquisto di materie prime (caffè, bevande, cibo) variano a seconda del tipo di bar, ma possono aggirarsi intorno ai 2.000 - 5.000 euro al mese;
  • bollette e utenze: le spese per luce, gas, acqua e connessione internet possono variare dai 500 ai 2.000 euro al mese.

Insomma, se ci si chiede come aprire un bar, la risposta è che non ci si può di certo improvvisare. Occorre, invece, tener presenti le regole di legge e utilizzare alcune accortezze che possono determinare il successo del locale nel corso del tempo.

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