Le tensioni tra Francia e Italia hanno raggiunto il culmine con il caso della Ocean Viking, ma il conflitto ha radici più profonde.
Che cosa si nasconde veramente dietro la veemente e per certi versi spropositata reazione contro il governo italiano da parte della Francia di Macron, dopo il caso della Ocean Viking?
È davvero difficile credere che lo scontro diplomatico in atto sia frutto solo dell’atteggiamento adottato dal governo Meloni con i migranti. Durante l’incontro notturno a Roma, a poche ore del giuramento, la neo premier aveva ribadito con fermezza al presidente francese che sui migranti occorreva maggiore cooperazione e solidarietà da parte di tutti gli Stati europei. Ma in quell’occasione Giorgia Meloni ha anche contestato al presidente transalpino l’atteggiamento predatorio in campo economico usato dalla Francia in questi ultimi vent’anni. Da tempo Fratelli d’Italia rimprovera ai governi via via succedutesi un comportamento troppo morbido sui molti dossier economici che hanno riguardato in questi anni i rapporti economici tra Francia e Italia.
Spesso Fdi ha chiesto di usare la golden share per difendere il tessuto produttivo italiano dall’assalto dei grandi colossi transalpini. Basti pensare alla clamorosa polemica sui confini tra i due Paesi sul Monte Bianco del 2020, che sarebbero stati aggiustati a vantaggio dei transalpini, portata davanti alla Commissione europea dopo una lettera inviata ai presidenti von der Leyen e Michel dall’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza.
Ma sono tantissimi i dossier economici che in questi anni hanno certamente creato tensioni e attriti tra il nostro Paese e la Francia: Tim, Stm, Finmeccanica, Alitalia, Galbani, Fendi, Gucci Bulgari. Sono 1.925 le imprese italiane grandi e piccole controllate da proprietari francesi: tra queste ci sono veri e propri gioielli del Made in Italy, passate sotto il controllo francese. E quando è avvenuto raramente il contrario, il governo francese si è messo spesso di traverso, come nel caso di Finmeccanica che voleva acquistare i cantieri francesi Stx, per poi ritirarsi quando la questione fu portata davanti alla Commissione europea. Quest’ultimo caso rappresenta forse la punta dell’iceberg di un rapporto da sempre piuttosto conflittuale tra i due paesi “cugini”.
Il governo Meloni mira a cercare di modificare quella che ormai sembra diventata una prassi consolidata, che vede i grandi gruppi francesi del lusso, del food e dell’industria acquistare aziende italiane, fiori all’occhiello del Made in Italy.
Un’altra questione di cui tenere conto, che certamente ha influito su questo scontro così acceso, è quella rappresentata dalle enormi difficoltà che ha in patria il presidente Macron. Non avendo la maggioranza, deve per forza di cose mediare con la destra dei Les Républicains per avere il loro appoggio e non può permettersi di sorvolare su un argomento come quello dei migranti, molto sentito anche dai francesi e da sempre uno dei cardini della politica di Marine Le Pen, che alle ultime presidenziali ha lottato fino al ballottaggio con Macron.
Giorgia Meloni e il suo partito si erano mostrati assai critici in occasione della firma del cosiddetto “Trattato del Quirinale”, lamentando il fatto che il Parlamento non fosse stato minimamente informato su un trattato bilaterale di cooperazione così importante tra i due Paesi. Era quasi inevitabile che prima o poi tutte queste tensioni sarebbero sfociate in un incidente diplomatico.
Probabilmente la questione verrà presto risolta, considerando come la Francia in questo momento abbia bisogno del nostro Paese, stante i rapporti ai minimi termini con la Germania di Olaf Scholz, ma certamente le questioni sul tavolo restano e non riguardano solo l’accoglienza dei migranti. Anche perché la Francia potrebbe temere il tentativo della Meloni di creare una corsia preferenziale con il presidente americano Joe Biden, con il quale è previsto un bilaterale a Bali a margine del G20. A Washington da tempo cercano un interlocutore affidabile in Europa, che non possono trovare in Scholz, troppo compromesso con Cina e Russia, ma nemmeno in Macron, che soffre da tempo di una debolezza interna che lo limita, non poco, anche nella sua linea di politica estera.
La Francia sta cercando probabilmente di indebolire agli occhi della comunità internazionale proprio Giorgia Meloni, che invece viene guardata negli Stati Uniti con grande attenzione.
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