Gas e luce, l’Ue presenta il piano per ridurre i prezzi in bolletta, ma addio al nuovo Recovery Fund: la Germania dice “no”

Giacomo Andreoli

18/10/2022

La Commissione europea ha presentato il piano per combattere il caro-energia, tramite una riforma del Ttf di Amsterdam, un price cap limitato e stoccaggi comuni. Ma Berlino boccia un fondo comune.

Gas e luce, l’Ue presenta il piano per ridurre i prezzi in bolletta, ma addio al nuovo Recovery Fund: la Germania dice “no”

L’Europa s’è desta, o quasi. Dopo mesi di attesa e la diffusione di una prima bozza ieri, arriva la proposta ufficiale della Commissione europea per combattere il caro-bollette e la crisi energetica nel Vecchio Continente. Un piano con tre pilastri: un tetto al prezzo del gas limitato e dinamico, una piattaforma per stoccaggi comuni di metano e una riforma del mercato Ttf di Amsterdam.

Insomma, non proprio quello che chiedeva il governo di Mario Draghi, assieme a Polonia, Belgio, Francia e altri 11 governi Ue, ma un compromesso tra le posizioni dei Paesi del Sud e quelle di Germania e falchi del nord. Il piano è stato presentato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che si è mostrata preoccupata per la situazione economica europea, ma si è anche detta convinta che con una nuova spinta d’iniziativa politica comune si possano affievolire i rincari su gas e luce per famiglie e imprese.

Inverno sicuro con gli stoccaggi di gas?

Secondo Von der Leyen “gli impianti di stoccaggio di gas in Europa sono al 92%, la quota russa del gas via gasdotto è scesa al 9% e i 2/3 delle forniture russe sono stati stati tagliati: grazie a tutto questo siamo preparati per affrontare l’inverno”.

La presidente ha quindi spiegato che se le tendenze attuali continueranno fino alla fine di quest’anno e continueremo ad agire, l’Europa avrà almeno 65 miliardi di metri cubi di gas da fornitori diversi dalla Russia e avrà risparmiato 50 miliardi di metri cubi di gas.

Caro-bollette, in cosa consiste il piano europeo

Il pacchetto di misure della Commissione “affronta il caro prezzi del gas e assicura la sicurezza delle forniture per questo inverno”. Tra le principali misure, come detto, ci sono: l’acquisto congiunto di gas, la creazione di un nuovo parametro di riferimento per i prezzi del Gnl entro marzo 2023 e, nel breve termine, un meccanismo di correzione dei prezzi per stabilire un limite di prezzo dinamico per le transazioni sulla borsa del gas Ttf; norme di solidarietà predefinite tra gli Stati membri in caso di carenza di approvvigionamento.

La proposta non include i dettagli operativi, che dovranno essere negoziati successivamente. A questo punto, infatti, servirà l’ok da parte dei leader dei governi Ue che partecipano al Consiglio europeo. Quest’ultimo ne comincerà a discutere dopodomani a Bruxelles, ma non è sicuro che dalla due giorni esca un ok definitivo al piano.

Secondo Von Der Leyen è necessario “domare la volatilità e gli aumenti estremi dei prezzi sul principale mercato del gas dell’Ue, il Ttf”. Quest’ultimo, dice la presidente, “non riflette più realmente la vera situazione del mercato, quindi svilupperemo un indice complementare” e nel frattempo verrà proposto un meccanismo di tetto al prezzo del gas temporaneo e variabile.

Secondo fonti della Commissione Ue citate da Ansa il price cap dinamico e temporaneo “risponde molto da vicino a ciò che è stato richiesto e discusso con l’Italia e gli altri quattordici Paesi membri” Nelle settimane scorse il gruppo di Stati aveva chiesto l’introduzione di un tetto al prezzo del gas fisso a tutte le importazioni di gas.

La riprogrammazione dei fondi di coesione

Nel frattempo dalla stessa Commissione europea arriva un primo via libera a una riprogrammazione dei fondi europei non spesi dagli Stati membri per affrontare il caro-energia. Una misura che si somma al piano appena presentato e che viene incontro alle richieste di vari governi, tra cui quello italiano. Una buona notizia anche per Giorgia Meloni, il cui responsabile economico Maurizio Leo aveva spiegato a Money.it che l’Italia punta così a recuperare fino a venti miliardi di euro, sfruttando lo stesso meccanismo utilizzato ai tempi del Covid.

Quella volta, però, erano coinvolti tutti i fondi Ue, mentre stavolta lo saranno solo quelli di coesione della tranche 2014-2020 e la proposta è di utilizzare per tutti gli Stati membri complessivamente 40 miliardi di euro dai fondi per sostenere i cittadini e le Pmi. Per l’Italia, quindi, non sarebbe certo la cifra che ha in mente Fratelli d’Italia, ma qualche miliardo si recupererebbe sicuramente.

Il “nein” della Germania al nuovo fondo Ue

Quest’ulteriore proposta della Commissione sembra anche avere la finalità di “smorzare” il no tedesco a nuovi fondi comuni, come Sure e Recovery Fund creati durante il Covid, per affrontare il caro-energia. Dopo quella che sembrava un’apertura, filtrata tramite indiscrezioni di stampa e contatti con l’esecutivo italiano, del governo Scholz, oggi il ministro dell’Economia di Berlino, il verde Robert Habeck, ha bocciato qualsiasi iniziativa comunitaria del genere.

Insomma “no” anche alla proposta lanciata dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton di istituire un nuovo Sure mirato, finanziato da eurobond (quindi prestiti) per sostegni diretti a famiglie e imprese in difficoltà.

Sure è stato uno strumento utile nella pandemia - ha detto Habeck - Rispetto ad allora, oggi siamo fortunatamente in una posizione migliore: abbiamo già un ampio programma europeo con il Next generation Eu per garantire gli investimenti. Gran parte di questa somma non è ancora stata spesa. Dovremmo usare questi soldi. È decisivo che in Europa si superi tutti insieme questo e anche il prossimo inverno”.

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