Dopo il taglio delle forniture di gas russo, arriva ora anche la chiusura temporanea di Nord Stream. Quali saranno le conseguenze per l’Italia? Cosa succederà nei prossimi mesi?
La Russia prima taglia le forniture di gas e ora chiude, per dieci giorni, anche il gasdotto Nord Stream. A luglio il gasdotto verrà chiuso per 10 giorni, dall’11 al 21 del mese. È stata annunciata la chiusura temporanea di entrambe le stringhe per eseguire dei lavori di manutenzione programmata. Ricordiamo che la società che gestisce Nord Stream è composta al 51% dalla russa Gazprom.
Sul fronte gas, comunque, la situazione in Italia e in Europa è in evoluzione. E lo dimostra anche il fatto che per la prima volta, nel mese di giugno, l’Ue ha importato più gnl dagli Stati Uniti che gas dalla Russia con il taglio delle forniture. D’altronde Gazprom ha ridotto la produzione dell’8,6% nei primi sei mesi del 2022 e le esportazioni verso i paesi che non siano ex repubbliche sovietiche del 31%.
Il crollo delle forniture è stato ancora più evidente a giugno, con i tagli da parte di Gazprom che hanno riguardato l’Ue. Ora, con la chiusura temporanea di Nord Stream, altre conseguenze si faranno sentire sull’Italia, a partire da un possibile incremento dei prezzi. Vediamo cosa succederà e quali potranno essere le conseguenze, partendo dalle parole del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Gas, chiude Nord Stream: cosa succede in Italia
Proprio Cingolani parla delle conseguenze della chiusura di Nord Stream per l’Italia. Partendo dal presupposto che la Russia ha già tagliato del 15% i flussi, il ministro sottolinea come la chiusura del gasdotto comporterà un’ulteriore riduzione del gas e, di conseguenza, un aumento dei prezzi “perché il mercato del gas è speculativo e ci sarà un’ulteriore corsa all’accaparramento”. Aumento che potrebbe farsi sentire anche in bolletta e sulle tasche dei consumatori.
Parlando a SkyTg24 Cingolani parla anche delle possibili conseguenze in caso di chiusura definitiva dei rubinetti del gas da parte della Russia. A suo giudizio l’Italia subirebbe poco il problema avendo diversificato le fonti e i fornitori, anche se sarebbe inevitabile un inverno difficile, pur nel tentativo di evitare misure restrittive. Ci potrà essere qualche riduzione dei consumi, per esempio abbassando le temperature dei riscaldamenti di un grado, ma non l’interruzione delle attività, assicura Cingolani.
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In vista dell’inverno la preoccupazione principale riguarda gli stoccaggi. L’Italia ha accelerato negli ultimi giorni sulle scorte e al momento è stato raggiunto un livello attorno al 60%, come fa sapere Cingolani. L’obiettivo è quello di arrivare al 90% e per raggiungerlo sono stati stanziati fondi per consentire agli operatori di reperire il gas sul mercato e mettere da parte le scorte.
Come ricorda il ministro, l’Italia ogni anno deve accumulare più di 10 miliardi di metri cubi di gas in vista dell’inverno, quando si registrano i picchi di consumo. Un obiettivo ora più complicato con il taglio delle forniture russe, considerando che Mosca è il primo esportatore verso l’Europa. Mettere da parte più gas possibile vuol dire evitare la chiusura delle attività. In conclusione, comunque, Cingolani è ottimista e sostiene che il target del 90% sia raggiungibile entro l’inverno. Poi, dal 2023, arriveranno le nuove forniture di gas dai paesi africani e non solo e il periodo critico sarebbe quindi ormai alle spalle.
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