L’inflazione in calo sta generando troppo ottimismo nei mercati: perché i trader si sbagliano sui prezzi? Cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi secondo gli analisti.
Il rischio inflazione potrebbe essere sottovalutato dai mercati secondo diversi esperti e strategist.
L’allarme prezzi risuona in alcune analisi considerando l’escalation di tensione nel Mar Rosso e la lotta all’impennata inflazionistica che le banche centrali non hanno ancora terminato.
Gli investitori sono stati troppo frettolosi nel respingere la minaccia posta dall’inflazione dopo un “miracoloso” calo e avvicinamento agli obiettivi della banca centrale, ha sottolineato Greg Peters, co-chief investment officer di PGIM Fixed Income.
L’avvertimento è condiviso da altri esperti, secondo i quali il taglio dei tassi potrebbe arrivare più tardi di quanto l’entusiasmo nelle Borse sta scontando. Volatilità e inflazione in rialzo minacciano ancora i mercati e le prospettive dell’economia globale.
Il rischio inflazione che i mercati stanno ignorando
Greg Peters di PGIM Fixed Income ha riferito su Bloomberg di essere preoccupato che la parte più difficile della lotta contro l’inflazione sia ancora da affrontare. Questo significa che molta più volatilità nei mercati e un potenziale campanello d’allarme per gli obbligazionisti, che stanno scommettendo su profondi tagli dei tassi di interesse quest’anno.
“L’inflazione viene percepita come morta...si è trattato di un trend disinflazionistico miracoloso. Ma la questione sul tavolo ora, almeno per me, è il cosiddetto ultimo miglio”, ha precisato l’esperto.
Sebbene l’indice dei prezzi al consumo sia sceso al 3% su entrambe le sponde dell’Atlantico, PGIM Fixed Income prevede che l’inflazione statunitense rimanga al di sopra del target fino alla metà del 2024. Valori persistentemente superiori limiteranno quindi la capacità di allentare la politica monetaria in modo aggressivo e questa possibilità non è presa in seria considerazione dai mercati.
PGIM Fixed Income, che gestisce un patrimonio di 794 miliardi di dollari si aspetta un’inflazione core elevata sia negli Stati Uniti che in Europa, oltre a nuove preoccupazioni per le interruzioni delle spedizioni a causa del conflitto in Medio Oriente. Martedì l’inflazione in Spagna, la prima grande economia dell’area euro a pubblicare i dati di gennaio, è aumentata inaspettatamente.
Di compiacenza non proprio giustificata nei confronti di un calo dell’inflazione ha parlato anche un’analisi di ING. Nello specifico, gli esperti hanno evidenziato lunedì 29 gennaio che:
“Un altro fine settimana di disordini in Medio Oriente ci ricorda i rischi geopolitici che continuano a incombere. Finora i mercati finanziari sembrano resilienti a gran parte delle preoccupazioni sull’escalation delle ultime settimane. Ma lentamente i prezzi del petrolio sono aumentati lentamente...Inoltre, le interruzioni dell’approvvigionamento attorno allo Stretto di Hormuz sembrano persistere ed è probabile che sia imminente una ritorsione agli attacchi dello scorso fine settimana da parte degli Stati Uniti.”
Inoltre, gli economisti di ING hanno fatto notare che a breve scadranno numerose misure governative, con conseguenti maggiori pressioni sui prezzi, ad esempio, in Germania e Francia. Pur con un aumento del 10% dei prezzi del petrolio nell’ultimo mese, i contratti a termine sull’euro continuano a scontare tagli dei tassi sempre prima. E questo potrebbe essere troppo ottimistico e un segnale fuorviante.
© RIPRODUZIONE RISERVATA