I servizi finanziari fanno sempre maggiore affidamento sui software open source, contribuendo loro volta a renderli più innovativi, secondo una ricerca della Fintech Open Source Foundation.
L’uso del software open source nel mondo dei servizi finanziari è sempre più comune. È quanto rilevato dalla Fintech Open Source Foundation, che quest’anno ha redatto e pubblicato il «The 2022 State of Open Source in Financial Services».
Il rapporto mette in evidenza come, nel 2022, il mondo dei servizi finanziari sia diventato più incline a sfruttare i software open source rispetto al 2021, non soltanto per usufruire delle conoscenze al loro interno, ma anche per contribuirvi, così da aumentare anche il prestigio della propria azienda.
Naturalmente, le tendenze che sono emerse non si limitano a queste (molte altre le vedremo a breve), ma sono molte di più. Quello che tuttavia è già possibile capire è che il ruolo dell’open source in questo settore è sempre più centrale, e probabilmente la sua importanza continuerà a crescere.
Per quanto riguarda il linguaggio di programmazione utilizzato per programmare, emerge che, secondo i dati forniti da Github, nel settore finanziario quello preferito dagli addetti ai lavori è Java, che è utilizzato in più del 50% del dataset afferente al settore.
Questo numero è particolarmente indicativo, se si pensa che lo stesso linguaggio in tutti gli altri software open source presenti su Github è usato soltanto nell’11% dei casi. Questo pare che sia dovuto a un’abitudine del settore, che non sembra avere l’intenzione di cambiarla nel prossimo futuro.
Il campione complessivo su cui si basa questo rapporto è di 249 persone, tuttavia non sempre sono state interrogate tutte le persone che lo compongono; il numero di rispondenti infatti, varia da domanda a domanda. Le interviste sono state fatte tra luglio e settembre 2022.
Open source e servizi finanziari: sharing is caring
Le ragioni per cui un’azienda che offre servizi finanziari dovrebbe contribuire a migliorare un software open source sono molteplici e questo lo si capisce dalle risposte fornite dal campione a una delle prime domande presenti nel rapporto.
Interrogato sul questa questione, il 54% del campione (composto da circa 190 persone), ha risposto che ogni azienda dovrebbe lavorare per migliorare il software che utilizza, mentre il 49% si è detto favorevole a fare la stessa cosa con l’obiettivo di rendere l’azienda in cui si lavora più attraente.
Il campione, questa volta composto da circa 130 persone, ha affermato che la principale ragione per cui vale la pena dedicarsi a un progetto open source è quello di imparare a svilupparne uno, così da crescere professionalmente (63%). Altre risposte che hanno riscosso molto successo sono state «mi piace lavorare coi colleghi e con la comunità che si occupa di questi progetti» (50%) e «lo trovo divertente» (47%).
Emerge inoltre che, su circa 200 intervistati, il 51% del campione è convinto che utilizzare la tecnologia open source sia un ottimo modo per aumentare la produttività in azienda.
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Cresce la voglia di open source nel mondo fintech
Da quanto emerge dai dati rilevati, dunque, le persone sembrano molto favorevoli e inclini a utilizzare e a contribuire ai software open source, una volta estremamente bistrattati dalle banche e considerati inaffidabili.
Oggi però, sembra che qualcosa stia cambiando, grazie all’open banking e alle innovazioni che sta portando con sé, sempre più aziende che operano nel mondo della finanza sembrano inclini a sfruttare a loro favore questa tecnologia.
Secondo quanto rilevato dal sondaggio, nel 2022, il 48% del campione (sample: 210), ha affermato di lavorare per un’azienda in cui l’utilizzo dei software open source è incoraggiato, mentre nel 2021 soltanto il 27% degli intervistati (sample: 111) ha affermato lo stesso. Allo stesso modo, quelle che non lo permettevano sono passate dall’essere il 17% nel 2021 a soltanto il 3% nel 2022.
Questo aumento ha avuto un impatto positivo: interrogato sui cambiamenti nella propria azienda, il 56% del campione (sample: 210) ha affermato che, grazie all’utilizzo dell’open source, il valore della propria azienda è aumentato.
Secondo i dati rilevati dal campione (198), il 33% afferma che la propria azienda sta lavorando a un numero di progetti basati sull’open source che va da 3 a 10, mentre il 64% delle aziende sta lavorando almeno a 1.
Per quanto riguarda il tipo di progetti a cui il campione contribuisce, la maggior parte (35%) ha a che fare con lo sviluppo di applicazioni, oppure con le tecnologie cloud (33%).
La ricerca realizzata dalla Fintech Open Source Foundation ha evidenziato infine quali sono i principali settori di applicazione dell’open source da parte delle aziende per cui lavorano i componenti del campione.
In questo caso, circa 200 persone hanno affermato che la loro azienda usa questa tecnologia per controllare le licenze e condurre scansioni di sicurezza (52%) e per fornire formazione e istruzione ai propri dipendenti (45%).
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Open source: le opportunità per il futuro del fintech
Interrogato sul futuro del ruolo dell’open source ne servizi finanziari, un campione di circa 190 persone ha affermato che questa tecnologia sarà preziosa per innovare il settore nei prossimi anni.
Tra gli aspetti di cui il settore potrebbe maggiormente beneficiare ci sono quello dell’identità digitale (31%), quello del lavoro quotidiano (28%) e quello dell’innovazione (27%).
Per quanto riguarda invece l’area di applicazione di questa tecnologia in futuro, il campione ha affermato che nel 47% dei casi sarà importante per l’intelligenza artificiale, per l’antiriciclaggio e per l’analisi dei dati; mentre per il 36% sarà essenziale per la cybersecurity.
Fintech Open Source Foundation: chi è e cosa fa
Il report oggetto di questo articolo è stato redatto dalla Fintech Open Source Foundation, un’organizzazione no profit statunitense che ha l’obiettivo di promuovere e accelerare l’innovazione nei servizi finanziari attraverso l’adozione di software open source.
Attualmente le aziende che fanno parte dell’organizzazione sono 30 e guidano 11 programmi al quale lavorano più di 300 sviluppatori.
All’interno del board della fondazione sono presenti figure di spicco provenienti da aziende come Jp Morgan, Morgan Stanley, Goldman Sachs, UBS, Accenture e molte altre ancora.
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