Le banche centrali potrebbero sbagliarsi: Jp Morgan e Pictet preoccupate che la recessione sia solo rinviata

Claudia Cervi

1 Febbraio 2023 - 12:02

Jp Morgan e Pictet temono che scelte sbagliate delle banche centrali mantengano alto il rischio di recessione. Ecco le loro opinioni e implicazioni per l’economia e i mercati.

Le banche centrali potrebbero sbagliarsi: Jp Morgan e Pictet preoccupate che la recessione sia solo rinviata

Questa settimana le banche centrali tornano protagoniste con decisioni che influenzeranno l’economia mondiale nei prossimi mesi. La loro politica monetaria, che include la gestione dei tassi d’interesse e la quantità di denaro in circolazione, è un fattore cruciale nella determinazione della stabilità economica e del benessere delle persone.

Tuttavia, c’è il timore tra alcune importanti istituzioni finanziarie come Jp Morgan e Pictet che le banche centrali possano sbagliare la loro strategia di politica monetaria, sottovalutando i ritardi delle loro scelte sull’economia reale.

Di seguito esploriamo il punto di vista di Jp Morgan e Pictet sulle attuali scelte delle banche centrali e analizziamo le conseguenze che potrebbero derivare da un’azione inadeguata. In un mondo sempre più incerto e interconnesso, è importante che le banche centrali prendano in considerazione questi timori e agiscano in modo responsabile per garantire una crescita sostenibile e un futuro economico stabile per tutti.

Il punto di vista di Jp Morgan e Pictet

Secondo Jp Morgan e Pictet, la situazione attuale richiede una gestione più attenta e ponderata della politica monetaria da parte delle banche centrali. Le banche centrali devono tenere conto dei rischi legati alla stabilità finanziaria e all’inflazione, e agire in modo da garantire una crescita sostenibile e un futuro economico stabile per tutti. Queste istituzioni finanziarie temono che, se la politica monetaria viene gestita in modo inadeguato, possano esserci conseguenze negative per l’economia e la popolazione.

Jp Morgan ritiene che i rischi di recessione non sono diminuiti, ma solo rinviati. Secondo Marko Kolanovic, Chief Market Strategist della banca d’affari americana, i mercati azionari sono saliti a gennaio e non stanno scontando una recessione. «Le conferme fondamentali per il prossimo rialzo potrebbero non arrivare e i mercati potrebbero invece scontrarsi con una sacca d’aria di utili, attività e investimenti più deboli», ha scritto l’esperto in una nota. «Lo stallo degli investimenti dell’ultimo trimestre e il rallentamento delle ore lavorate ci avvicinano a una rottura anticipata della spesa delle imprese, con la compressione dei margini e la contrazione degli utili».

Inoltre anche il consumatore, con il passare del tempo, potrebbe essere sempre meno resiliente al rialzo dei tassi.

Secondo Kolanovic, «i tassi Fed al 5% non possono far funzionare questa economia... A un certo punto la Fed dovrà cedere, ma nel frattempo gli indici saranno crollati». Lo strategist indica possibili target dell’S&P 500 a 3.600-3.400-3.200 punti.

L’analisi di Pictet Wealth Management si concentra sui dati del mercato del lavoro americano. Secondo Thomas Costerg, Senior US Economist di Pictet, le aperture di posti di lavoro JOLTS (Job Openings and Labour Turnover Survey) sono ancora elevate rispetto al numero di disoccupati. Questo potrebbe spingere la Fed a proseguire il rialzo dei tassi di interesse oltre il 5% in linea con il dot plot di dicembre, che fissava un tasso terminale del 5,1% nel 2023. Attualmente la Fed è concentrata sul raffreddare l’inflazione e trascura i possibili impatti di una recessione economica. Per tale ragione è difficile che farà dei tagli nel corso dell’anno, piuttosto li manterrà fermi fino al 2024.
Il rischio è tuttavia che la «Fed stia sottovalutato i ritardi sull’economia reale delle politiche monetarie e che la crescita del 2023 possa essere frenata più del previsto dalla forte stretta monetaria del 2022», ha concluso l’economista.

Le implicazioni della politica monetaria delle banche centrali

Le implicazioni della politica monetaria delle banche centrali sono significative, con conseguenze dirette sui mercati, sull’economia e sulla popolazione. Un’azione inadeguata delle banche centrali potrebbe portare ad una recessione più in là nel tempo, con conseguenze negative per l’economia.

In primo luogo, una politica monetaria non adeguata potrebbe causare un aumento dei prezzi, che a sua volta potrebbe portare ad un’inflazione incontrollabile. Ciò potrebbe ridurre il potere d’acquisto dei consumatori e creare incertezza sul mercato, danneggiando sia le imprese che i consumatori.

In secondo luogo, una politica monetaria inadeguata potrebbe anche portare ad una instabilità finanziaria, con conseguenti difficoltà per le aziende e le famiglie. Ciò potrebbe causare una riduzione del reddito e una diminuzione dei consumi, il che a sua volta potrebbe portare ad una contrazione dell’economia.

Infine, le conseguenze di una politica monetaria inadeguata potrebbero essere particolarmente negative per le fasce più vulnerabili della popolazione, come i lavoratori a basso reddito e le famiglie a basso reddito. Queste fasce della popolazione sono particolarmente sensibili alle variazioni dei prezzi e alle incertezze del mercato, e potrebbero essere particolarmente colpite da una recessione solo rinviata.

In sintesi, le implicazioni della politica monetaria delle banche centrali sono significative e potrebbero avere conseguenze negative sul mercato, sull’economia e sulla popolazione. È importante che le banche centrali prendano in considerazione queste implicazioni e agiscano in modo responsabile per garantire una crescita sostenibile e un futuro economico stabile per tutti.

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