Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, prova a prendere tempo e chiedere una contropartita, ma i partner Ue restano inflessibili: l’Italia deve ratificare al più presto la riforma del Mes.
L’Italia non può garantire la ratifica della riforma del Mes. Nulla di nuovo, considerando che il governo Meloni ha sempre mostrato le sue difficoltà a far approvare dal Parlamento il via libero al nuovo Meccanismo europeo di stabilità. Così come non è una novità la pressione dell’Ue su Roma.
Ma ora le difficoltà del governo italiano nel sostenere la sua posizione appaiono sempre più evidenti. Tanto che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si sente in dovere di rassicurare ancora una volta i partner europei in occasione dell’Eurogruppo, ribadendo i problemi italiani pur senza avere ancora ricevuto alcuna pressione esplicita sul tema.
Il Parlamento, spiega Giorgetti ai ministri finanziari dell’Ue, non è ancora pronto a ratificare la riforma del Mes. “Probabilmente per ragioni storiche”, aggiunge. Il ministro dell’Economia sembra così voler anticipare le domande dei colleghi e arrivare subito al nodo centrale della questione: l’Italia è l’unico Paese dell’Eurozona a non aver provveduto alla ratifica.
Da Bruxelles il pressing è in costante aumento. L’Italia ha preso tempo finché ha potuto, anche grazie all’attesa della sentenza della Corte tedesca che bloccava l’approvazione di Berlino. Ora non c’è più alcuna scusa e la pressione dei governi europei sull’Italia è cresciuta esponenzialmente: preoccupa la situazione delle banche dopo i casi di crisi negli Usa e i problemi di Credit Suisse. E ora l’Ue non si accontenta più delle rassicurazioni di Giorgetti e Meloni: servono i fatti, almeno una data certa entro cui ratificare la riforma del Mes.
Quando deve essere approvato il Mes
L’Eurogruppo ha dato una scadenza a Giorgetti: al massimo tra ottobre e novembre la riforma del Mes deve essere conclusa. Definitivamente. Neanche un giorno in più, tuonano da Bruxelles. Altrimenti il rischio è che da gennaio le banche dell’Eurozona non possano avvalersi di una rete di sicurezza sufficiente in caso di crisi: attualmente possono contare sui 77 miliardi del Fondo di risoluzione unica, che non basterebbero in caso di qualche crisi. Con Mes i fondi raddoppierebbero, fornendo un’importante garanzia aggiuntiva.
Cosa chiede l’Italia in cambio della ratifica del Mes
L’Italia da mesi sta provando a ottenere dall’Ue qualcosa in cambio della ratifica della riforma del Meccanismo di stabilità. Finora con risultati quasi inesistenti. Il governo Meloni punta sulle modifiche alla riforma del Patto di stabilità, sulla garanzia europea per i depositi bancari e anche su una discussione per modificare ulteriormente il Mes.
Parte della maggioranza di governo in Italia ritiene che le trattative si potranno aprire solamente quando l’Ue concederà qualcosa a Roma. Il problema è che Bruxelles non ha intenzione di cedere su nessun punto ora: qualsiasi eventuale trattativa - questo il ragionamento - si potrà aprire solamente dopo la ratifica del Mes da parte del Parlamento italiano. D’altronde la chiusura su alcuni punti è già stata netta, come nel caso del Patto di stabilità: Roma chiede lo scorporo degli investimenti per la transizione ecologica, ma l’obiettivo a oggi sembra irraggiungibile.
Cosa rischia l’Italia se non ratifica il Mes
Se la riforma del Mes non venisse approvata verrebbe messa a rischio la sicurezza della rete finanziaria in caso di crisi bancarie. Un pericolo per tutti i Paesi dell’Eurozona. Per l’Italia, però, la mancata ratifica potrebbe avere importanti rischi politici: per Roma diventerebbe difficile avanzare qualsiasi richiesta in sede Ue.
A partire da quelle che Meloni ha annunciato di voler chiedere sullo stesso Mes: lei sperava prima della ratifica, ma è più probabile che una discussione si apra solamente dopo. Sempre che l’Italia proceda al più presto nella direzione chiesta dall’Ue. Non solo dalle istituzioni comunitarie, ma anche dai governi, persino quelli solitamente amici su questi temi come la Spagna.
Sedersi a qualsiasi tavolo, in caso di mancata ratifica, diventerebbe complicato per il governo Meloni. Pensiamo per esempio al Pnrr: finora i ritardi italiani sono stati tollerati senza grosse pressioni da Bruxelles, ma la pazienza potrebbe presto finire in caso di una mancata ratifica nei tempi previsti del Mes. Il governo Meloni, quindi, rischia di giocarsi molto di più che una semplice partita sul Meccanismo europeo di stabilità: dalla credibilità europea al coinvolgimento su tutti i dossier più delicati, la posta in gioco è alto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti