Non c’è tregua per i mercati: quanto spaventa la Cina in crisi?

Violetta Silvestri

18/08/2023

Mercati in forte calo, con la Cina in primo piano: dalla crisi immobiliare alle deboli previsioni sulla crescita, il dragone è ormai un allarme finanziario globale. In focus anche la Fed.

Non c’è tregua per i mercati: quanto spaventa la Cina in crisi?

Mercati asiatici ancora scossi dalle turbolenze cinesi: la seduta si sta chiudendo in rosso, archiviando una settimana difficile per gli asset rischiosi.

Le azioni in Asia si sono dirette verso un sesto calo giornaliero sullo sfondo delle preoccupazioni per la Cina e dei tassi di interesse globali più elevati.

Un indicatore delle azioni della regione è sulla buona strada per chiudere la settimana in calo di oltre il 3%. I benchmark azionari di Giappone, Hong Kong e Corea del Sud sono tutti scesi, mentre le azioni della Cina continentale hanno oscillato, ma si avviano a chiudere in profondo rosso.

L’indice tecnologico Hang Seng ha perso anche più del 2,5%, cancellando i guadagni del giorno precedente, con Li Auto Inc JD.com Inc e Trip.com Group Ltd che hanno registrato tutti cali di circa il 3%.

La Cina debole su più fronti e con lo spettro del crollo immobiliare insieme ai timori fondati che il rialzo dei tassi di interesse non è finito, anche negli Usa, stanno impattando negativamente sui mercati. Gli investitori vedono troppa incertezza, allontanandosi dalle azioni mentre i rendimenti obbligazionari mondiali raggiungono nuovi record.

In questo contesto, la settimana dei mercati si sta chiudendo all’insegna del nervosismo.

Mercati in profondo rosso: troppi rischi dalla Cina

La banca centrale cinese ha intensificato la difesa della sua valuta mentre aumentano le preoccupazioni per la salute della seconda economia più grande del mondo.

Gli sforzi della People’s Bank of China per arrestare un calo del renminbi seguono una serie di foschi dati economici rilasciati questa settimana che hanno mostrato l’indebolimento delle esportazioni e il calo della fiducia dei consumatori.

Gli operatori di cambio e gli analisti hanno affermato che la pressione al ribasso sulla valuta cinese si è intensificata dopo un inaspettato taglio dei tassi di interesse da parte della banca centrale martedì. Hanno aggiunto che le banche statali avevano acquistato renminbi e venduto dollari nel tentativo evidente di rallentare il ritmo del deprezzamento.

Nell’ultima mossa per difendere la valuta, venerdì la banca centrale ha fissato il punto medio giornaliero per il renminbi - intorno al quale la valuta può scambiare il 2% in entrambe le direzioni - a 7,2006 Rmb per dollaro.

Intanto, gli sviluppatori statali cinesi hanno avvertito di perdite diffuse, rafforzando le preoccupazioni che la crisi degli alloggi si stia espandendo dal settore privato alle società con il sostegno del governo. Ci sono segnali di contagio, con i minatori australiani sulla buona strada per la peggiore settimana degli ultimi cinque mesi, data la loro dipendenza dalla domanda cinese.

“Abbiamo molta incertezza sull’economia cinese”, ha dichiarato Hebe Chen, analista di IG Markets, a Bloomberg Television. “Il mercato si trova ora a un bivio se possiamo o meno continuare a parlare della storia della ripresa cinese o dovremmo spostare la narrativa sulla Cina che rallenta o addirittura entra in recessione”.

In aggiunta alle preoccupazioni di una crisi sempre più profonda nel settore immobiliare cinese, China Evergrande, uno dei maggiori sviluppatori immobiliari del Paese, giovedì ha presentato istanza di protezione dai creditori presso un tribunale fallimentare degli Stati Uniti.

In questo complesso scenario, le azioni cinesi hanno perso il 10% dai massimi di gennaio, con gli investitori che non sono rimasti soddisfatti delle misure di sostegno frammentarie dei responsabili politici.

Negli Usa dominano i rendimenti dei Treasury: cosa succede

I titoli del Tesoro hanno registrato un leggero rialzo dopo essere stati pesantemente svenduti nelle ultime cinque settimane. I rendimenti decennali sono scesi di 5 punti base al 4,2564% in Asia, dopo aver toccato il massimo degli ultimi 10 mesi del 4,3280% giovedì.

Anche i rendimenti a 30 anni sono scesi di 4 punti base al 4,3684% e fuori dal massimo di 12 anni del 4,426% raggiunto durante la notte.

Una forte serie di dati economici statunitensi, compreso un calo delle richieste di sussidi di disoccupazione settimanali giovedì, ha suggerito che la più grande economia mondiale non sta rallentando come desiderato di fronte agli elevati costi di indebitamento, spingendo i trader a ridimensionare le scommesse sui tagli dei tassi il prossimo anno.

Nella seduta di ieri, tutti e tre i principali indici Usa hanno perso terreno poiché gli investitori hanno continuato a confrontarsi con i verbali della Federal Reserve per i quali rimane alta la preoccupazione per l’inflazione tanto da suggerire la necessità di ulteriori aumenti dei tassi.

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