Andare in pensione in anticipo si può, anche nel 2024: ecco quali sono le soluzioni per smettere di lavorare già prima del raggiungimento dei requisiti imposti dalla legge Fornero.
La legge di Bilancio 2024 non ha modificato il sistema previdenziale italiano come alcuni lavoratori speravano: nonostante gli annunci fatti dal Centrodestra, infatti, in manovra non ci sono soluzioni per andare in pensione in anticipo.
Per farlo, quindi, bisogna continuare a guardare a quanto il sistema previdenziale offre ormai da anni, come ad esempio alla normale pensione anticipata o anche alle rispettive opzioni riservate ai precoci e ai contributivi puri.
Va detto che ci sono altre soluzioni, che pochi conoscono, che consentono di smettere di lavorare prima, riducendo l’età richiesta per l’accesso alla pensione come pure gli anni di contributi.
Ne abbiamo selezionate cinque: ecco quali sono e i requisiti da soddisfare per averne accesso.
Smettere di lavorare prima con la Rendita integrativa temporanea anticipata
Con la Rendita integrativa temporanea anticipata, conosciuta anche come Rita, coloro che hanno avuto la lungimiranza di iscriversi a un fondo per la pensione complementare o integrativa hanno la possibilità di smettere di lavorare con 5 o 10 anni di anticipo rispetto al raggiungimento del requisito anagrafico (67 anni) richiesto per la pensione di vecchiaia.
Tale misura è riservata a coloro che:
- hanno cessato l’attività lavorativa;
- hanno un’anzianità di almeno 20 anni;
- sono iscritti a una forma di previdenza complementare da almeno 5 anni.
Chi soddisfa questi requisiti ed ha un’età di almeno 62 anni, 57 anni nel caso dei disoccupati da almeno 24 mesi, può fare richiesta al fondo pensione presso cui è iscritto affinché questo proceda con l’erogazione periodica della rendita fino ad allora maturata in base al montante contributivo accumulato. Rendita che può essere anche parziale, calcolata quindi solo su una parte del montante.
Va detto che l’importo potrebbe non essere sufficiente per assicurarsi una rendita che permetta di vivere tranquilli gli anni che separano il lavoratore dall’acquisizione del diritto alla pensione di vecchiaia. Non sempre, quindi, la Rita è una soluzione utile per smettere di lavorare in anticipo.
Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi
Anche nel 2024 il diritto alla pensione di vecchiaia si raggiunge con 67 anni di età e 20 anni di contributi. Tuttavia, ci sono delle deroghe tanto al requisito anagrafico quanto a quello contributivo: ad esempio, la legge Amato (n. 503 del 1992) ha introdotto tre deroghe al requisito contributivo, consentendo di smettere di lavorare con soli 15 anni di contributi.
Una in particolare potrebbe essere adatta per molti lavoratori: ci riferiamo alla terza, quella a cui possono accedere coloro che hanno 15 anni di contributi, un’anzianità contributiva di almeno 25 anni e che per almeno 10 anni hanno versato contributi non sufficienti alla copertura dell’intero anno contributivo. Ad esempio i lavoratori part-time, i quali potrebbero aver guadagnato non abbastanza per raggiungere il versamento contributivo minimo.
C’è poi un ulteriore requisito: è vero che per la terza deroga Amato serve avere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni, ma allo stesso tempo è richiesto almeno un contributo settimanale maturato nel sistema retributivo. Di fatto, quindi, l’anzianità assicurativa deve comunque essere antecedente a dicembre 1995.
Pensione di vecchiaia con 66 anni di età e 7 mesi di contributi
Ci sono lavoratori inoltre che possono andare in pensione non a 67 anni ma con 5 mesi di anticipo, quindi al netto dell’ultimo adeguamento con le aspettative di vita. Tuttavia, non sono sufficienti 20 anni di contributi come nella generalità dei casi, in quanto ne sono richiesti almeno 30.
A poter accedere a tale opzione sono solamente i lavoratori addetti ad attività gravose o particolarmente faticose e pesanti come indicate dalla circolare Inps n. 126 del 28 dicembre 2018.
Pensione casalinghe
Iscriversi al Fondo casalinghe e casalinghi dell’Inps permette di anticipare l’accesso alla pensione. Chi versa per sé i contributi previdenziali può infatti percepire una rendita in anticipo rispetto ai lavoratori iscritti alle varie Gestioni Inps. In particolare, il diritto alla pensione in questo caso si acquisisce all’età di 57 anni a patto di aver versato contributi per almeno 5 anni.
5 anni di contributi, indipendentemente dall’età, sono sufficienti per andare in pensione nel caso in cui dovesse sopraggiungere un’assoluta e permanente impossibilità a prestare qualsiasi attività lavorativa.
Pensione anticipata con il supporto dell’azienda
L’ultima opzione di cui vogliamo parlarvi è quella in cui datore di lavoro e dipendente si accordano per far sì che quest’ultimo possa andare in pensione in anticipo liberando un posto per favorire nuove assunzioni nonché il ricambio generazionale in azienda.
Introdotto dalla legge Fornero, può essere utilizzato solo dalle aziende che in media occupano più di 15 dipendenti, le quali possono accordarsi con il dipendente a cui mancano al massimo 7 anni (che dal 2027 si riducono a 4) per il raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione, come definiti dalla legge Fornero, in modo da anticiparne l’uscita. Spetta però all’azienda farsi carico interamente dei costi necessari per riconoscere al dipendente un assegno sostitutivo pari alla pensione maturata fino a quel momento.
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