Il governo Meloni fissa l’obiettivo: superare la legge Fornero. Al via il confronto per la riforma delle pensioni, sul tavolo Quota 41 per tutti.
Giovedì 19 gennaio avrà inizio il confronto tra sindacati e governo per la riforma delle pensioni.
Come spiegato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, rispondendo in commissione Lavoro del Senato su quelle che sono le linee programmatiche del suo dicastero, l’obiettivo è di attivare un confronto che sia “ampio e articolato”, coinvolgendo tutti gli attori sociali e istituzionali: solo così si potrà arrivare a un percorso di riforma che metta tutti d’accordo.
In realtà gli obiettivi delle parti sociali sembrano coincidere con quelli del governo: superare la riforma Fornero, garantendo flessibilità al sistema.
La ministra Calderone non ne parla espressamente, ma c’è chi lo ha fatto per lei: ad esempio il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che in una recente intervista ha assicurato che l’obiettivo è consentire a coloro che hanno alle spalle molti anni di lavoro di andare in pensione in anticipo rispetto a quanto previsto dalla riforma “lacrime e sangue” del 2011.
Stop alle misure spot, riforma strutturale per le pensioni
Da quando è stata approvata la legge Fornero, che come noto ha inasprito le regole per l’accesso alla pensione, più volte i governi hanno provato a introdurre misure di flessibilità volte a garantire ad alcune categorie di poter smettere di lavorare in anticipo.
Si pensi ad esempio all’Ape sociale (ancora oggi confermata per un altro anno), o anche a Quota 100, così come pure all’ultima esperienza di Quota 103.
Misure limitate, non solo nella platea ma anche nella durata: solitamente, infatti, si tratta di alternative in vigore solamente per qualche anno, il cui futuro è stato rimesso in discussione al primo cambio di governo. Ciò rende difficile pianificare l’uscita dal lavoro, in quanto - eccetto per quelle definite dalla legge Fornero - non si dispone di regole certe per il pensionamento.
Questo è il primo obiettivo dichiarato da Calderone che, rispondendo alle domande del Senato, ha assicurato che “c’è la consapevolezza di dover mettere fine a quella stagione, non più breve, di interventi che vengono fatti ogni anno in finanziaria per evitare lo scalone della legge Fornero e individuare forme di uscita anticipata”.
Sarà quindi una riforma strutturale che dovrebbe riguardare perlopiù la pensione anticipata, riducendone il requisito contributivo.
Addio pensione anticipata, arriva Quota 41 per tutti
Ultimamente, questa misura ricorre ogni volta che si parla di riforma delle pensioni: d’altronde, Quota 41 per tutti era nei piani originari del governo giallo (M5s) verde (Lega), che dopo un periodo di transizione con Quota 100 aveva pensato di estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.
Poi c’è stata la crisi di governo, la pandemia e il governo Draghi, tutte variabili che hanno impedito il concretizzarsi di un tale progetto.
Adesso che la Lega è tornata al governo l’obiettivo si ripropone nuovamente: d’altronde, spiega il sottosegretario all’Economia Freni, in quota Carroccio, “Quota 41 è un metodo, non uno spot”. Tuttavia, per ragioni di costi nel 2023 non è stato possibile approvare l’estensione tout court di tale misura, ma l’obiettivo è di farlo entro la fine della legislatura.
E se ne parlerà nel primo tavolo programmato per domani, quando insieme agli altri attori sociali e istituzionali si proverà a raggiungere una quadra per la riforma delle pensioni.
Ma per quale motivo proprio Quota 41? Per chi non lo sapesse, tale misura consente di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica una volta maturati i 41 anni di contributi. Già oggi vi si può ricorrere, ma a patto di:
- essere un lavoratore precoce, avendo maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età;
- far parte di una delle categorie dei fragili, ossia disoccupati, invalidi al 74%, caregiver o addetti a lavori gravosi.
L’obiettivo finale è di eliminare questi due requisiti, consentendo dunque a qualsiasi lavoratore di poter andare in pensione con 41 anni di contributi. In questo modo verrebbe di fatto superato quanto stabilito dalla legge Fornero per la cosiddetta pensione anticipata, per la quale non si guarda comunque all’età ma il requisito contributivo è più alto, in quanto pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne.
Perché proprio Quota 41 per superare la legge Fornero?
Per superare la Fornero le alternative sono due: cambiare la pensione anticipata oppure quella di vecchiaia. Entrambe, per un fattore di costi, è impossibile, tant’è che la stessa Calderone ha assicurato che oltre a dover ragionare su una riforma incentrata sul tema della flessibilità bisognerà assicurare “equilibrio” al sistema.
Tra le due possibilità la più conveniente è quella di ritoccare la pensione anticipata: estendendo Quota 41 a tutti, infatti, ci sarebbe un costo immediato di 4 o 5 miliardi, con un picco di 9 miliardi nei prossimi anni. Sarebbe più oneroso rivedere la pensione di vecchiaia, ad esempio riducendone l’accesso da 67 a 62 anni come più volte richiesto dai sindacati: una tale misura, infatti, costerebbe più del doppio.
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