Preavviso dimissioni, come si calcola e quanti giorni dura

Simone Micocci

6 Dicembre 2024 - 17:44

Quanto prima vanno comunicate le dimissioni al datore di lavoro? Ecco le tabelle aggiornate con il numero di giorni di preavviso nei vari Ccnl.

Preavviso dimissioni, come si calcola e quanti giorni dura

Il preavviso di dimissioni è quel periodo di tempo che deve trascorrere dal momento in cui viene comunicata al datore l’intenzione d’interrompere il rapporto di lavoro e l’ultimo giorno d’impiego effettivo. Lo stesso periodo - la cui durata viene indicata nel contratto collettivo e dipende dall’anzianità nonché dal ruolo ricoperto in azienda - deve essere osservato dal datore di lavoro nel caso di licenziamento.

Di fatto, per il dipendente ci sono pochi ma essenziali obblighi da rispettare nel caso in cui voglia dare le dimissioni: mettendo da parte il caso particolare del contratto a tempo determinato (per il quale solitamente non sono ammesse dimissioni), il lavoratore che vuole dimettersi non deve darne giustificazione (a differenza di quanto invece avviene con il licenziamento), ma deve seguire una determinata procedura e rispettare appunto l’obbligo di preavviso.

Sono considerate nulle infatti le dimissioni non rassegnate telematicamente, mentre nel caso del mancato preavviso scatta una vera e propria sanzione ai danni del dipendente. D’altronde, l’obiettivo del preavviso di dimissioni è quello per cui al datore di lavoro viene dato il tempo necessario per riorganizzarsi in vista dell’addio programmato, così da evitare che la produzione aziendale ne risenta. Il datore di lavoro avrà così il tempo per cercare e formare un sostituto, potendo contare nel frattempo sull’apporto del dipendente dimissionario; è per questa ragione che il preavviso deve essere lavorato ed eventuali interruzioni, come può essere nel caso delle ferie godute durante il preavviso, ne sospendono i termini.

Vediamo attraverso una guida dettagliata quanto preavviso il lavoratore deve osservare in caso di dimissioni a seconda del Ccnl di riferimento e cosa fare per non incorrere in una decurtazione dello stipendio.

Come comunicare il preavviso

Il periodo di preavviso è dunque quel periodo di tempo successivo alla comunicazione delle dimissioni in cui il lavoratore continua a svolgere la propria attività lavorativa.

Grazie a questo strumento il datore di lavoro è tutelato, poiché ha a disposizione un periodo di tempo sufficiente per individuare, assumere e formare un nuovo dipendente che prenderà posto e mansioni del dimissionario.

Come si presenta il preavviso? A partire dal 12 marzo 2016, come stabilito dal Jobs Act, le dimissioni volontarie e la risoluzione consensuale del contratto di lavoro vanno effettuate esclusivamente per via telematica.

Attenzione, però: ci sono dei lavoratori, come ad esempio quelli con figli minori di tre anni, che sono esclusi dall’obbligo delle dimissioni online. Questi, quindi, dovranno comunicare il preavviso inviando una lettera di dimissioni al datore di lavoro, con le dimissioni che poi andranno convalidate dall’Ispettorato territoriale del lavoro.

Quanti sono i giorni di preavviso

Il nostro ordinamento consente al dipendente di presentare le dimissioni senza giustificarne il motivo; l’importante è farlo rispettando il periodo del preavviso. Diverso da quanto accade per il licenziamento da parte del datore di lavoro, che può avvenire solo in caso di determinate condizioni fissate dalla legge.

Prima di vedere nel dettaglio quanti sono i giorni di preavviso in caso di dimissioni bisogna ricordare che nella maggior parte dei Ccnl viene stabilito che il periodo del preavviso decorra dal 1° o dal 16° giorno di ogni mese.

Se il dipendente dimissionario invia la comunicazione in un momento diverso, il calcolo della data del termine del rapporto di lavoro inizia nel momento di decorrenza più prossimo.

Ad esempio, per una comunicazione delle dimissioni inviata il 18 giugno, il periodo di decorrenza scatterà dal 1° luglio dello stesso anno.

Il numero di giorni di preavviso da rispettare in caso di dimissioni dipende da diversi fattori e, in particolar modo, da:

  • tipologia di contratto di lavoro;
  • livello d’inquadramento;
  • anzianità di servizio;
  • qualifica.

Sia per il contratto di apprendistato e sia per il contratto a tempo indeterminato in caso di dimissioni è opportuno consultare il Ccnl con cui si è assunti per determinare il periodo di preavviso obbligatorio.

Nel caso di contratto a tempo indeterminato, inoltre, giocano un ruolo fondamentale anche l’anzianità e la qualifica. Generalmente i tempi per il preavviso delle dimissioni sono la metà di quelli previsti per il licenziamento, quindi:

  • lavoro full time e massimo 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 8 giorni di calendario;
  • lavoro full time e più di 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 15 giorni di calendario;
  • lavoro part-time e massimo 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 4 giorni di calendario;
  • lavoro part-time e più di 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 8 giorni di calendario.

I singoli Ccnl, però, potrebbero prevedere dei termini differenti; ecco una tabella dove sono indicati i termini del preavviso per alcune tipologie di contratto.

Preavviso dimissioni Ccnl terziario, della distribuzione e dei servizi

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni I° Livello 45 giorni
II° e III° livello 20 giorni
IV° e V° livello 15 giorni
VI° e VII° livello 10 giorni
Operatori di vendita 30 giorni
dai 5 ai 10 anni I° livello 60 giorni
II° e III° livello 30 giorni
IV° e V° livello 20 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
Operatori di vendita 45 giorni
oltre i 10 anni I° livello 90 giorni
II° e III° livello 45 giorni
IV° e V° livello 30 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
Operatori di vendita 60 giorni

Preavviso dimissioni Metalmeccanici

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni VI° e VII° categoria professionale 2 mesi
IV° e V° categoria professionale 1 mese e 15 giorni
II° e III° categoria professionale 10 giorni
1° categoria professionale 7 giorni
dai 5 ai 10 anni VI° e VII° categoria professionale 3 mesi
IV° e V° categoria professionale 2 mesi
II° e III° categoria professionale 20 giorni
1° categoria professionale 15 giorni
oltre i 10 anni VI° e VII° categoria professionale 4 mesi
IV° e V° categoria professionale 2 mesi e 15 giorni
II° e III° categoria professionale 1 mese
1° categoria professionale 20 giorni

Preavviso dimissioni Ccnl Commercio

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni Quadri e I° Livello 60 giorni
II° e III° livello 30 giorni
IV° e V° livello 20 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
dai 5 ai 10 anni Quadri e I° Livello 90 giorni
II° e III° livello 45 giorni
IV° e V° livello 30 giorni
VI° e VII° livello 20 giorni
oltre i 10 anni Quadri e I° Livello 120 giorni
II° e III° livello 60 giorni
IV° e V° livello 45 giorni
VI° e VII° livello 20 giorni

Come si contano i giorni di preavviso dimissioni

La domanda che molti si pongono a riguardo è: per il calcolo del preavviso si considerano i giorni lavorativi o quelli di calendario? Un’informazione importante di cui essere a conoscenza per non rischiare di commettere errori di calcolo.

Nella durata del preavviso si tiene conto di tutti i giorni di calendario, compresi quelli non lavorativi. Questo tipo di calcolo favorisce il dipendente che ha fretta di lasciare l’azienda.

Come vedremo meglio di seguito, però, non prestare attività nei giorni solitamente lavorativi interrompe la durata del preavviso.

Il preavviso deve essere lavorato

La regola vuole che il preavviso debba essere lavorato. Non si può, ad esempio, approfittare di questo periodo per smaltire le ferie residue. A tal proposito, è opportuno sapere che tra i giorni di preavviso non vengono conteggiati eventuali giorni di assenza del lavoratore per:

  • malattia
  • infortunio
  • ferie
  • maternità
  • congedi

Il periodo di preavviso riparte, dunque, dal giorno di rientro del lavoratore.

Cosa succede se non si rispettano i giorni del preavviso?

Nel caso in cui il lavoratore non rispetti il periodo di preavviso previsto per legge il datore di lavoro ha diritto a richiedere un’indennità di mancato preavviso.

Tale indennità è pari all’importo delle retribuzioni che sarebbero spettate per il periodo di preavviso non lavorato, come stabilito dall’articolo 2118 del Codice Civile.

Pensiamo, ad esempio, a un lavoratore che dovrebbe dare preavviso di 30 giorni ma non lo fa.

Al momento della liquidazione delle ultime competenze a questo viene sottratto un importo pari allo stipendio che sarebbe stato percepito in quei 30 giorni nel caso in cui fossero stati lavorati.

Preavviso dimissioni nel contratto a tempo determinato

Nel contratto a tempo determinato non è previsto il recesso anticipato e di conseguenza non è previsto nemmeno il preavviso. Il rapporto di lavoro può concludersi prima del preavviso di dimissioni solo in caso di accordo di entrambe le parti o in caso di recesso per giusta causa (art. 2119 Codice Civile).

Se quindi il lavoratore decide di dimettersi, in mancanza di giusta causa, il datore di lavoro potrà chiedere un risarcimento pari al periodo mancante alla conclusione del contratto. In questi casi cosa fare? Essendo riconosciuta la possibilità di recesso anticipato in caso di accordo di entrambe le parti, il lavoratore dovrà accordarsi con il datore di lavoro.

Quando non è dovuto il preavviso

Come anticipato, ci sono circostanze in cui il lavoratore non è obbligato a rispettare il periodo di preavviso. Può quindi non presentarsi al lavoro già nella giornata successiva a quella in cui sono state comunicate le dimissioni.

Ad esempio, non è previsto il preavviso non è dovuto per il recesso di un contratto a progetto, di uno stage o per la fine di una collaborazione coordinata continuativa, come pure nel caso di dimissioni per giusta causa non è dovuto nessun preavviso e l’effetto del licenziamento è dunque immediato.

Altra situazione in cui il preavviso non è necessario è quella della lavoratrice che rassegna le dimissioni nel periodo di maternità. Ossia dal momento in cui viene a conoscenza della gravidanza e fino al compimento dell’anno di vita del figlio.

Non c’è l’obbligo di preavviso, né lato azienda né lato lavoratore, neppure nel caso delle dimissioni rassegnate durante il periodo di prova.

Quando l’indennità di mancato preavviso va pagata al lavoratore

Come visto sopra, in caso di mancato rispetto del preavviso il lavoratore deve corrispondere all’azienda il totale di quanto avrebbe percepito nel caso in cui il preavviso fosse stato lavorato.

Tuttavia, è importante sottolineare che nei casi in cui il preavviso non è dovuto è il datore di lavoro a doversi comunque fare carico dell’indennità altrimenti prevista, che quindi entra nelle tasche del lavoratore o della lavoratrice.

Pensiamo ad esempio a una dipendente che si dimette per maternità, quindi entro il compimento del primo anno del figlio, per la quale generalmente sarebbe stato previsto un preavviso di un mese. Non solo questa può non presentarsi al lavoro già nel giorno successivo a quello in cui comunica le dimissioni (che è bene sottolineare devono essere convalidate dall’Ispettorato del lavoro competente sul territorio), ma ha persino diritto all’indennità di mancato preavviso, beneficiando quindi di un importo equivalente a uno stipendio mensile.

Rinuncia del preavviso

È comunque facoltà del datore di lavoro rinunciare al preavviso di dimissioni, consentendo dunque al lavoratore di cambiare subito lavoro. Si tratta di un accordo tra le parti che va messo per iscritto, con sottoscrizione di entrambi.

Sconsigliamo di credere alla rinuncia del preavviso semplicemente dichiarata per voce. In questo caso sarebbe la parola del datore di lavoro contro la vostra. Il rischio è che il datore pretenda - con tutto il diritto di farlo - il pagamento della suddetta indennità di mancato preavviso.

Il periodo di preavviso viene retribuito?

Il preavviso viene trattato al pari degli altri giorni lavorativi. Il dipendente ha dunque diritto alla normale retribuzione, compresa di tutti gli emolumenti accessori. Durante il preavviso, inoltre, si continuano a maturare ferie, Tfr e tredicesima, somme che verranno poi riconosciute alla fine del rapporto di lavoro.

Iscriviti a Money.it