La guerra tra Israele e Hamas sta andando avanti da oltre 100 giorni: per il premier israeliano Netanyahu la fine sarebbe lontana, un problema non da poco per Usa ed Europa.
Quando finirà la guerra tra Israele e Hamas? Una luce in fonda a questo tunnel purtroppo ancora non si scorge, con le parole di Benjamin Netanyahu che fanno intendere come questo conflitto - in corso da oltre cento giorni - potrebbe andare avanti ancora a lungo un po’ sulla falsa riga di quello che sta avvenendo in Ucraina.
Per Netanyahu la guerra in corso nella striscia di Gaza tra Israele e Hamas potrebbe andare avanti fino al 2025, con lo Stato ebraico che dopo l’attacco subito lo scorso 7 ottobre appare intenzionato a “distruggere” una volta per tutte la milizia palestinese.
Al momento l’esercito israeliano ha reso noto di aver preso il controllo della parte Nord della striscia di Gaza. La maggior parte della popolazione palestinese che vive nell’enclave - 2,3 milioni in totale per buona parte minori - da tempo si è rifugiata nella parte Sud con 1,7 milioni di palestinesi che al momento vivono nei campi profughi.
Prima dello scoppio della guerra si è stimato che Hamas avesse a disposizione circa 30.000 combattenti, con 8.000 miliziani che sarebbero stati uccisi dalle truppe di Tel Aviv durante le recenti operazioni militari.
Considerando la netta superiorità militare di Israele e il dimezzamento delle forze di Hamas considerando anche i feriti, perché secondo Benjamin Netanyahu la guerra nella striscia di Gaza potrebbe finire non prima del 2025?
Israele-Hamas: perché la guerra potrebbe finire nel 2025
In questa guerra Israele si è data un obiettivo preciso come ribadito più volte da Benjamin Netanyahu: “Hamas va schiacciato come l’Isis”. L’operazione militare in atto nella striscia di Gaza del resto assomiglia molto a un punto di non ritorno nei rapporti tra i due popoli.
In queste settimane molto si è discusso del destino della striscia di Gaza una volta che Israele avrà raggiunto il suo scopo - in verità Tel Aviv ancora non ha la minima idea di cosa fare viste le farneticanti idee di alcuni suoi ministri di trasferire i palestinesi in Africa -, ma prima c’è una guerra da concludere.
I vertici dell’esercito israeliano hanno fatto sapere che adesso la guerra è entrata in una nuova fase: attacchi meno intensi ma più mirati per stanare i combattenti di Hamas ancora in vita, specie i suoi capi. I miliziani palestinesi però sembrerebbero essere ancora in grado di colpire in operazioni di guerriglia nel territorio che conoscono alla perfezione, come dimostrano gli oltre 500 soldati israeliani uccisi.
Il governo israeliano di recente ha ridotto il numero dei soldati impegnati, facendo rientrare un buon numero di riservisti che da settimane mancavano sul proprio posto di lavoro.
In più questa guerra ha avuto l’effetto di accrescere il sostegno ad Hamas in Cisgiordania, con nuovi combattenti che potrebbero darsi alla lotta armata contro Israele. Tutti motivi questi che hanno fatto ipotizzare a Netanyahu una fine dei combattimenti nel 2025.
L’Occidente e l’incubo di una lunga guerra
Se la guerra tra Israele e Hamas dovesse continuare fino al 2025 come dichiarato da Netanyahu, per l’Occidente sarebbe un bel guaio. Per prima cosa Joe Biden a novembre si presenterebbe alle urne delle presidenziali con due conflitti in corso che potrebbero pesare molto nella campagna elettorale: non a caso i sondaggi delle elezioni Usa 2024 danno Donald Trump in vantaggio rispetto al presidente in carica.
L’instabilità in tutto il Medio Oriente poi sta avendo dei forti contraccolpi economici per l’Europa, con l’Italia che finora è stato il Paese più colpito dalla crisi del Mar Rosso con molte navi che stanno evitando di passare per il canale di Suez preferendo tornare a circumnavigare l’Africa come avveniva due secoli fa.
Una lunga guerra nella striscia di Gaza soprattutto andrebbe ad aumentare il rischio di un’escalation, con gli Usa che stanno attaccando gli Houthi nello Yemen, Hezbollah che si scontra con Israele lungo il confine e l’Iran che sta aspettando di completare il proprio programma nucleare prima di mostrare i muscoli.
Il tutto senza dimenticare la guerra in Ucraina in corso da quasi due anni e le tensioni a Taiwan: in questo scenario il grande assente è la diplomazia, con questa sorta di caos globale che non sembrerebbe promettere nulla di buono.
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