Quanti soldi è legale avere in casa?

Ilena D’Errico

4 Agosto 2024 - 21:46

Quanti soldi è legale avere in casa secondo la legge italiana alla luce dei limiti all’uso del contante e dei potenziali reati. Ecco le regole da seguire per non correre rischi.

Quanti soldi è legale avere in casa?

Il contante è regolamentato in modo sempre più puntuale per favorire i pagamenti tracciabili, che offrono garanzie di controllo rispetto all’evasione fiscale, al riciclaggio di denaro proveniente da reati e ad altri diversi illeciti.

Pagare in contanti, tuttavia, è diverso rispetto a tenere il denaro in casa e ovviamente non deve sottostare ai medesimi limiti. Molte persone preferiscono tenere i soldi in casa per semplice praticità o diffidenza, ma è anche vero che questo comportamento può servire a eludere il fisco o persino nascondere la provenienza illecita del denaro.

La legge deve tenere conto di questa eventualità, senza tuttavia comprimere in modo eccessivo e sproporzionato la libertà di ogni cittadino. Scopriamo quanti soldi è legale avere in casa secondo la legge italiana e cosa c’è da sapere per evitare spiacevoli conseguenze.

Quanti soldi è legale tenere in casa?

Come anticipato, i limiti sui pagamenti in contanti non hanno nulla a che fare con il denaro tenuto in casa. Di fatto, non c’è alcun limite di soldi che si possono tenere in casa, perché nessuna legge impone regole in tal merito. Da qualche centinaio di euro fino a cifre da capogiro, non ci sono differenze, perché legalmente non esiste una quantità massima di denaro contante da poter mettere da parte.

Ci sono svariati motivi per cui non esistono limiti riguardo al contante tenuto in casa, ma principalmente rileva il fatto che sarebbe quasi impossibile verificarne il rispetto e anche inutile, dal momento che il controllo viene invece effettuato su pagamenti e transazioni.

Insomma, in casa è possibile nascondere anche una vera e propria fortuna, magari avendo cura di predisporre delle misure di sicurezza per evitare situazioni spiacevoli, furti e aggressioni.

Dal punto di vista fiscale, infatti, non ci sono particolari obblighi rispetto al denaro contante tenuto in casa. Diversamente da quanto accade per i soldi depositati sul conto corrente, sui quali si applica il Testo unico sulle imposte dei redditi, i contribuenti non sono tenuti a dimostrare la provenienza del denaro.

Cosa rischia chi tiene i soldi in casa

Dal punto di vista prettamente legale, tenere soldi in casa può comunque avere dei risvolti negativi, anche in assenza di un limite previsto dalla legge. Come premesso, i cittadini non hanno l’obbligo di dimostrare la provenienza del denaro e nemmeno la sua tassazione, ma la sua scoperta potrebbe comunque aprire delle incognite.

Si tratta di casi in cui l’importo del contante tenuto in casa, presumibilmente in posti sicuri tanto da esser considerato nascosto, è decisamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dal cittadino e in genere al suo patrimonio ufficiale. Una quantità di contante superiore all’ordinario può infatti far sospettare alcuni illeciti e perfino dei reati.

Si parte innanzitutto dall’evasione fiscale, senza tuttavia trascurare i possibili reati correlati. Si pensi al riciclaggio di denaro, ma anche agli innumerevoli esempi di provenienza illecita che i soldi potrebbero avere (tra cui furti e traffico di stupefacenti, per esempio).

Chi controlla quanti soldi ho in casa

Tendenzialmente, nessuno controlla quanti soldi ha in casa un semplice cittadino. Le forze dell’ordine possono eseguire una perquisizione soltanto in presenza di significativi indizi di reato, con autorizzazione preventiva del pubblico ministero o convalida successiva in ipotesi di comprovata urgenza.

Bisogna però ricordare che tra i possibili indizi di reato ci sono anche quelli riguardanti la grave evasione fiscale e soprattutto che la perquisizione può avvenire anche per reati non riguardanti quel denaro, il quale verrebbe comunque ritrovato.

Chi non ha problemi con la giustizia non ha niente da temere, a patto che anche il denaro abbia una provenienza lecita. Poterne documentare la provenienza può comunque risultare una precauzione utile per evitare fastidi, che potrebbero sorgere anche in modo del tutto inaspettato. Si pensi, per esempio, alla denuncia di un furto subito, alla necessità di effettuare un ingente pagamento o semplicemente versare i soldi su un conto corrente.

Non è invece necessario motivare la scelta di aver tenuto i soldi in casa.
Alla luce di quanto detto, è comunque fondamentale rispettare i limiti sui pagamenti in contanti. Per i trasferimenti tra privati la soglia per il 2024 è pari a 5.000 euro.

Limite ai contanti: versare e prelevare

Dal momento in cui la legge non fissa una soglia massima per il denaro tenuto in casa e nemmeno per le operazioni di versamento o prelievo sul proprio conto corrente, è facile pensare che non ci siano rischi connessi a queste operazioni. Non è esattamente così, in quanto l’istituto di credito è autorizzato a fare delle segnalazioni.

Questo fattore incide direttamente sulla possibilità di conservare il denaro in casa, perché potrebbe sorgere la necessità di versarlo sul conto, oppure al contrario potrebbe provenire proprio dai prelievi effettuati nel tempo.

I versamenti, così come i bonifici in entrata peraltro, sono di competenze dell’Agenzia delle Entrate, allo scopo di contrastare l’evasione fiscale. Per non incorrere in problematiche è possibile utilizzare due differenti metodi, ossia:

  • Inserire il denaro ricevuto e/o versato nella dichiarazione dei redditi, mostrando quindi che si tratta di un compenso ricevuto e accedendo alla tassazione dovuta.
  • Dimostrare, all’evenienza, che si tratta di somme non soggette a tassazione come donazioni o ricavi da vendite di oggetti usati.

I prelievi, invece, per quanto riguarda i privati non sono controllati dal fisco bensì dallo stesso istituto di credito che è legalmente obbligato a segnalare all’Unità di informazione finanziaria prelievi oltre i 10.000 euro avvenuti nell’arco di un mese.

L’Uif provvederà poi ad accertare la regolarità della situazione, e soltanto nel caso in cui le ragioni del soggetto non risultassero convincenti riporterà la segnalazione alla Procura della Repubblica, che inizierà le indagini per individuare reati di riciclaggio.

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