Questi sono i bonus che puoi chiedere al tuo datore di lavoro

Simone Micocci

12 Febbraio 2024 - 11:31

Sono diversi i bonus che possono essere richiesti al datore di lavoro per godere di un aumento di stipendio una tantum.

Questi sono i bonus che puoi chiedere al tuo datore di lavoro

Se sei un lavoratore dipendente e stai cercando un modo per aumentare la busta paga devi sapere che ci sono diverse soluzioni per trovare un accordo con la tua azienda che possa essere soddisfacente per entrambe le parti.

Non sempre infatti il datore di lavoro, pur riconoscendo il merito del dipendente, è disposto a impegnarsi per garantire un aumento di stipendio strutturale e per questo motivo - eccetto i casi in cui è obbligato a concederlo - potrebbe rispondere negativamente alla vostra richiesta.

Ed è qui che potreste proporre quelle soluzioni alternative che ancora oggi il legislatore riserva ai datori di lavoro che vogliono perlomeno premiare un dipendente meritevole riconoscendo un aumento una tantum.

A tal proposito, sono diversi i suggerimenti che potete dare in azienda laddove da un confronto con il datore di lavoro dovesse emergere la sua disponibilità a riconoscere un piccolo aumento di stipendio pur volendo limitare i costi.

Bonus bollette in busta paga

Anche quest’anno il premio ai lavoratori più meritevoli può essere riconosciuto sotto diverse forme. Una di queste prevede la possibilità per il datore di lavoro di rimborsare il dipendente dei costi sostenuti per la fornitura di luce, acqua e gas presso la propria abitazione.

L’importo del bonus “bollette”, quindi, non può superare quanto effettivamente speso e comunque non più di 1.000 euro l’anno nel caso dei lavoratori senza figli, che diventano 2.000 euro per quelli con prole. Non superando queste soglie il bonus conviene anche al datore di lavoro in quanto non si considera né ai fini fiscali né contributivi.

Ai fini della richiesta è obbligatorio per il dipendente presentare le bollette per le quali è riconosciuto il rimborso o comunque un’autocertificazione nella quale sono indicati gli estremi per le stesse.

Bonus affitto e mutuo in busta paga

Così come il bonus bollette, anche le spese di affitto e mutuo quest’anno possono essere rimborsate dal datore di lavoro sfruttando un regime fiscale particolarmente conveniente in quanto le somme erogate non sono considerate come reddito quando non superano le soglie di 1.000 e 2.000 euro.

Il datore di lavoro può quindi farsi carico di una parte delle spese per il canone di affitto sostenute dal dipendente nel corso dell’anno, mentre per chi ha un mutuo sottoscritto per la casa di abitazione può esserci il rimborso degli interessi pagati.

Gli altri fringe benefit

I bonus affitto, mutuo e bollette fanno parte del più ampio panorama dei cosiddetti fringe benefit, ossia quei compensi in forma non monetaria che consistono nella messa a disposizione di beni o servizi in favore dei lavoratori.

Il vantaggio di questi strumenti è già stato spiegato: entro un limite di 1.000 euro, che sale a 2.000 euro per i lavoratori con figli, non si pagano né le imposte né i contributi sul valore erogato al dipendente.

Ce ne sono diversi esempi: ad esempio dei buoni acquisto, o anche la concessione dell’auto aziendale come pure l’alloggio gratuito.

Premi di produttività

Più generalmente, e con meno vincoli, il datore di lavoro può riconoscere un vero e proprio premio di produttività ai dipendenti che si contraddistinguono per impegno e risultati raggiunti.

Anche in questo casi si tratta di una decisione non obbligata per l’azienda, salvo i casi in cui la concessione dei premi di produttività sia stata regolata dal contratto collettivo applicato.

A differenza dei fringe benefit, però, i premi di produttività non sono interamente detassati: solitamente, infatti, si applica una cedolare secca del 10%, ma che nel 2024 (così com’era anche lo scorso anno) è stata ridotta al 5% entro una soglia di 3 mila euro.

Bonus mamme in busta paga

A differenza dei bonus sopra indicati, quello rivolto alle mamme è obbligatorio per i datori di lavoro per quanto non sia automatico. Infatti, è la lavoratrice che vuole godere dello sgravio contributivo in busta paga, entro un limite di 3.000 euro l’anno, che deve farne richiesta al datore di lavoro.

Dal momento che lo sgravio spetta solo alle lavoratrici con almeno 2 figli, di cui almeno uno di età inferiore a 10 anni (18 anni per chi ha almeno 3 figli), per averne diritto e godere così di un aumento dello stipendio netto (a parità di lordo), bisogna comunicare al datore di lavoro il codice fiscale dei figli.

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