Sai che rischi una maxi multa e il carcere se non rispetti le scadenze fiscali del 31 ottobre?

Nadia Pascale

30/10/2024

Attenti alle scadenze del 31 ottobre 2024, per chi non presenta la dichiarazione dei redditi con il modello PF, Irap e modello 770/2024, in arrivo una maxi multa. In alcuni casi si rischia il carcere.

Sai che rischi una maxi multa e il carcere se non rispetti le scadenze fiscali del 31 ottobre?

Cosa succede se non si rispettano le scadenze fiscali del 31 ottobre 2024? Si può andare in carcere? Quale maxi multa si rischia?

La fine di ottobre è piuttosto impegnativa per contribuenti, i commercialisti e in particolare i titolari di partita Iva che devono far fronte a un vero ingorgo fiscale. Dimenticare una scadenza può capitare, ma le conseguenze possono essere davvero pesanti e possono portare addirittura al carcere nel caso in cui si verifichino particolari condizioni.

Ecco le scadenze da rispettare entro il 31 ottobre 2024 per evitare maxi multe e il carcere.

Tutte le scadenze fiscali del 31 ottobre 2024

Il 31 ottobre 2024 è un giorno “caldo”, entro tale data i titolari di partita Iva possono aderire al concordato preventivo biennale. Questa però non è l’unica scadenza, infatti, deve essere presentata la dichiarazione dei redditi con il modello Redditi Persone Fisiche, si tratta della tipologia di dichiarazione utilizzata prevalentemente da titolari di partita Iva (commercianti, artigiani, professionisti…).

Entro il 31 ottobre deve inoltre essere presentata la dichiarazione Irap (Imposta Regionale Attività Produttive). I sostituti di imposta devono presentare il modello 770/2024 riepilogativo delle trattenute effettuate a titolo di acconto e definitivo sui sostituiti, (ad esempio lavoratori dipendenti, collaboratori, ritenute su vincite e premi, rendite finanziarie…).

Infine, le società devono presentare il modello Ires 2024.

A queste scadenze si sovrappone lo sciopero dei commercialisti proclamato da 4 associazioni di categoria: i professionisti si astengono dal lavoro dal 30 ottobre al 7 novembre, ma fortunatamente hanno optato per un’astensione inerente solo la dichiarazione dei redditi con il modello Persone Fisiche, gli altri adempimenti saranno regolarmente espletati.

Cosa succede se non rispetti queste scadenze fiscali del 31 ottobre

La prima cosa da sottolineare è che la dichiarazione si considera omessa nel caso in cui non sia presentata entro 90 giorni dal termine previsto per legge.
Fatta questa premessa, se la dimenticanza prosegue si applicano maxi sanzioni e si rischia il carcere.

Per quanto riguarda le sanzioni deve essere ricordato che il decreto Sanzioni, decreto 87 del 2024, ha previsto una revisione delle sanzioni tributarie, in vigore dal primo settembre 2024. In precedenza la sanzione prevista era dal 120% al 240% dell’imposta non versata a cui si univano gli interessi legali.

A partire dal 1° settembre 2024, con l’entrata in vigore delle nuove norme, la sanzione prevista è del 120% rispetto alle imposte non versate a cui si uniscono gli interessi legali. Naturalmente deve essere versata anche l’imposta determinata presentando la dichiarazione omessa.

Ad esempio, per un contribuente che omette la dichiarazione dei redditi, nel caso in cui dalla stessa emerga un’imposta da versare di 3.000 euro, dovrà versare l’imposta evasa, a cui si aggiunge la sanzione del 120% e gli interessi legali.
Il 120% di 3.000 euro sono 3.600 euro. Dal 1° gennaio 2024 il tasso di interesse legale è al 2,50%.
Gli importi diventano molto elevati nel caso in cui l’Irpef dovuta sia più elevata.
Nel caso in cui dalla dichiarazione non emergano imposte da versare, deve comunque essere pagata una sanzione di 250 euro.

Quando si rischia il carcere per il mancato rispetto delle scadenze fiscali?

La mancata presentazione delle dichiarazioni fiscali: Irpef, Ires, Irap possono portare addirittura al carcere. Trova applicazione infatti l’articolo 5 del decreto legislativo 74 del 2000 rubricato “Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto”.

L’articolo prevede:

  • reclusione da 2 a 5 anni per chi al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni relative a dette imposte e da tale mancata presentazione deriva un’imposta evasa superiore a 50.000 euro;
  • la stessa pena (reclusione da 2 a 5 anni) si applica nel caso in cui l’omissione sia compiuta da un sostituto di imposta, anche in questo caso il limite previsto è di 50.000 euro.

Il comma 3 dell’articolo 5 in oggetto precisa che la dichiarazione si considera omessa nel caso in cui non sia effettuata entro 90 giorni dal termine previsto per la scadenza.

Ricordiamo che il codice penale, articoli 163-168, prevede la sospensione della pena nel caso in cui la condanna non superi i due anni di reclusione/arresto. La sospensione non può essere concessa più di una volta.

Carcere aumentato per la dichiarazione infedele

Si ricorda che le sanzioni penali sono applicabili non solo per l’omessa presentazione della dichiarazione, ma anche in caso di dichiarazione infedele cioè non rispondente al vero, ad esempio nel caso in cui emerga una contabilità parallela.
Ad esempio, l’articolo 2 del decreto 74 del 2000 prevede la reclusione da 4 a 8 anni per chi al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni relative a dette imposte elementi passivi fittizi.

Se l’ammontare degli elementi passivi “falsi” è inferiore a 100.000 euro la reclusione è ridotta da un minimo di 1 anno e 6 mesi a un massimo di 6 anni.
Il successivo articolo 3 prevede la reclusione da 3 a 8 anni per chiunque attraverso documenti falsi o altri documenti fraudolenti o attraverso omissioni, ostacoli l’accertamento fiscale o induca l’amministrazione finanziaria in errore che portino a un’imposta evasa superiore a 30.000 euro.

Ravvedimento operoso per evitare maxi sanzione e carcere

Per evitare la reclusione e le maxi sanzioni è possibile provvedere attraverso il ravvedimento operoso, questo è un comportamento volontario del contribuente che, resosi conto di aver commesso errori o di aver “dimenticato” una scadenza, provvede con un comportamento concludente.

In questo caso si ottiene una riduzione delle sanzioni commisurata al rapporto tra la scadenza «naturale» e il momento in cui si rimedia al proprio errore.

A partire dalle dichiarazioni relative a imposte sui redditi e imposta regionale sulle attività produttive presentate dal 1° settembre 2024, trovano applicazione le nuove misure previste dal decreto Sanzioni che modifica il decreto 471 del 1997.
In particolare all’articolo 1 è aggiunto il comma 1 bis che prevede che in caso di dichiarazione omessa, se la stessa viene presentata prima che il contribuente abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo, si applica sull’ammontare delle imposte dovute la sanzione prevista dall’articolo 13, comma 1, aumentata al triplo.
Il successivo articolo 13 prevede una sanzione del 25% degli importi dovuti, aumentandola al triplo, si arriva a una sanzione del 75% degli importi dovuti.

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