Il nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia di Putin viene osteggiato dall’Ungheria di Viktor Orbán. Intanto Mosca continua ad aggirare i provvedimenti presi dall’Ue.
Il decimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia è in stand by. I Paesi membri, infatti, non trovano l’accordo per colpire ancora l’economia russa e cercare di costringere Vladimir Putin a desistere, anche a fronte di un impegno militare da parte della Nato a favore dell’Ucraina cresciuto nel corso degli ultimi mesi.
A bloccare l’intesa è principalmente l’Ungheria, che tra tutte le nazioni europee è la più vicina al Cremlino e da sempre la più scettica sull’utilità delle sanzioni. Il governo di Viktor Orbán mette in evidenza come le sanzioni siano facilmente aggirabili e quindi non stiano dando gli effetti sperati, mentre si rischierebbe un’escalation del conflitto.
Sicuramente, però, l’economia di Mosca rimane in difficoltà e la guerra non procede come Putin vorrebbe, tanto che il presidente russo ha alzato il tono, sospendendo la partecipazione russa al New Strategic Arms Reduction Treaty, il trattato per la limitazione delle armi nucleari. Come potrebbe reagire al nuovo pacchetto di sanzioni? Alcuni Paesi Ue se lo chiedono, con la tensione che aumenta di ora in ora.
Perché il colosso russo del nucleare Rosatom non verrà colpito dall’Ue
Finora non è bastato l’appello della vice premier ucraina Yulia Svyrydenko all’Unione europea: non solo il nuovo pacchetto di sanzioni non è stato ancora approvato, ma il colosso russo del nucleare Rosatom non entrerà nella misura. Vlad Vasiuk, portavoce dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, ha spiegato che per questo il governo ucraino è deluso dall’Europa.
A premere per colpire Rosatom erano stati Polonia e paesi Baltici, ma l’Ungheria ha bloccato il tutto. In queste ore, però, si punta a trovare l’accordo su tutto il resto. La volontà dei 27 resta quella di dare un segnale di unità nell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina, seppur non colpendo nemmeno il commercio dei diamanti.
In cosa consiste il decimo pacchetto Ue di sanzioni alla Russia
Il nuovo pacchetto di sanzioni vale 11 miliardi di euro, potenzialmente sottratti all’economia russa, anche contro la Guardia rivoluzionaria iraniana per l’aiuto militare fornito al Cremlino e aumentando il numero di persone inserite nella lista nera dell’Ue per vicinanza a Putin.
L’obiettivo è inserire obblighi di rendicontazione per il settore finanziario, assicurativo, e bancario, rafforzare il monitoraggio dei beni di Mosca congelati, ma soprattutto tagliare l’export che Mosca potrebbe usare per le sue armi.
Polonia ed Estonia spingono a fare il possibile contro “le finanze e i criminali di guerra russi” e vorrebbero ad esempio colpire il settore della gomma sintetica, della quale Varsavia era tra i maggiori produttori. Gli altri Paesi, però, Italia e Germania comprese, hanno chiesto una valutazione d’impatto.
Nuove sanzioni alla Russia, che succede se non si trova un accordo
Se non si riuscisse a trovare un accordo o questo fosse al ribasso, il segnale verrebbe dato all’Occidente e alla stessa Russia è di un’Unione europea impaurita e timorosa di uno scontro aperto con Mosca. Putin potrebbe approfittarne per alzare ancora di più il tiro nelle operazioni militari o sul gas. Tuttavia anche un ambizioso pacchetto di sanzioni potrebbe determinare una dura contromossa russa.
Il presidente russo, se veramente fosse messo alle strette, potrebbe allargare i suoi obiettivi. Per ora non si sa se si tratta solo di un bluff, ma il governo di Mosca ha revocato il decreto che riconosceva la sovranità della Moldavia. Quest’ultima, così, si sente in pericolo e ha il terrore di un’invasione.
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Una possibile provocazione di natura militare potrebbe arrivare dalla Transnistria, regione separatista sostenuta dal Cremlino che confina con l’Ucraina e dove la Russia ha posizionato da tempo molte truppe.
La Russia sta aggirando le sanzioni occidentali?
Intanto emergono sempre più dubbi sulla capacità dell’Occidente di affossare del tutto l’economia russa. Nel 2023 il Pil di Mosca, secondo il Fondo monetario internazionale, potrebbe persino crescere di poco, grazie in particolare all’esportazione di petrolio.
Philipp Lausberg, analista politico dell’European Policy Centre, ha spiegato a Euronews che “finora, penso che le sanzioni introdotte dall’Ue abbiano avuto un effetto limitato sulla capacità della Russia di finanziare la sua guerra”. In ogni caso, mentre l’Unione europea non è e non dovrebbe andare in recessione, nel 2022 Mosca ha perso il 5% del Pil.
Il Cremlino, in ogni caso, aggira le sanzioni tramite la complicità di diversi Paesi, che fanno passare le merci sul loro territorio per poi farle arrivare in tutta la Russia. Un esempio è il passaggio di materiale tecnologico, come i cellulari, tramite l’Armenia. I paesi che più aiutano Mosca sono però Cina, Kirghizistan, Bielorussia, Kazakistan e Turchia.
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