Le quote dell’eredità si possono vendere, scopriamo quindi cosa comprendono e a quali condizioni possono essere vendute.
Le quote dell’eredità si possono vendere, infatti la legge non prevede alcun divieto in questo senso. Naturalmente l’erede che intende vendere la propria quota deve seguire la procedura prestabilita e, in particolare, rispettare i diritti degli eventuali coeredi, anche in caso di vendita a un terzo. Allo stesso tempo, nella pratica può essere difficile la vendita delle singole quote a dei terzi, a meno che non corrispondano a beni interi o comunque divisibili. Questo accade perché la quota corrisponde a una percentuale di proprietà sui beni, che per un estraneo può risultare difficile da condividere e gestire con gli altri eredi. Al contrario, per i coeredi può essere più convivente l’acquisto, il quale andrebbe ad accrescere la quota ereditata dal defunto.
Le ragioni per vendere delle quote ereditarie possono essere delle più diverse, anche se di solito dipendono principalmente dai debiti. Questi ultimi, infatti, fanno parte della quota ereditaria e passano al nuovo proprietario anche con la vendita. Ciò, tuttavia, non esclude la possibilità di vendita, perché la quota poco conveniente per un erede potrebbe risultare appetibile per un’altra persona. Un esempio è quello in cui i beni della quota sono di valore superiore ai debiti, ma sono relativi a immobili che l’erede non riesce a vendere, mentre il terzo potrebbe acquistarli a prezzo ridotto (visti i debiti) e poi metterli in affitto.
In ogni caso trovare un acquirente disponibile è soltanto una delle tappe per procedere alla vendita. Per non incorrere in errori, comunque, bisogna sapere quali quote dell’eredità si possono vendere e qual è la procedura corretta da seguire.
Quote dell’eredità, quali si possono vendere e quali no
Ogni erede può vendere la propria quota ereditaria, sapendo che quest’ultima comprende una percentuale dell’intero patrimonio del defunto, principalmente:
- Beni mobili;
- denaro;
- immobili;
- debiti;
- crediti.
Con l’acquisto, il compratore si assume quindi la responsabilità di tutti i debiti relativi alla quota, compresi quelli eventualmente già pagati dall’erede, al quale devono essere rimborsati. Ci sono però diritti che invece non possono essere venduti, proprio perché non fanno strettamente parte del patrimonio ereditario, si tratta di:
- Diritti alimentari;
- diritti d’uso;
- diritti d’abitazione;
- proprietà di carte e foto di famiglia;
- diritto alla sepoltura nella tomba di famiglia;
- reversibilità della pensione;
- indennità basata su un’assicurazione.
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Vendere le quote dell’eredità a un terzo
La legge non esclude la possibilità di vendere le quote ereditarie a un terzo, purché venga rispettata la priorità degli eredi. Per terzi, in questa situazione, si intendono tutti i soggetti diversi dagli eredi. L’interesse preminente degli eredi ad acquistare, volendo, le quote ereditarie al posto di un terzo prende il nome di diritto di prelazione. In sostanza, le quote possono essere vendute a un terzo soltanto se gli altri coeredi non vogliono acquistarle. Per questa ragione, l’erede che intende vendere la propria quota a un terzo deve:
- Informare tutti gli altri eredi della proposta di vendita, con il relativo prezzo.
- Aspettare 60 giorni prima di concludere la vendita, in quanto si tratta del tempo a disposizione dei coeredi per acquistare la quota (ma sempre e solo alle condizioni specificate nella proposta).
Rispettando queste regole è possibile vendere le quote ereditarie a chiunque, tuttavia se si desidera vendere la quota di un bene specifico (purché non sia l’unico nel patrimonio del defunto) è possibile procedere direttamente. Il diritto di prelazione, infatti, è limitato all’eredità. In questo proposito bisogna però ricordare che non trattandosi di una quota ereditaria il nuovo proprietario non viene caricato dei debiti del defunto, i quali rimangono in capo all’erede così come gli altri eventuali beni facenti parte della quota.
Vendere le quote ereditarie ai coeredi, il diritto di prelazione
Vendere le quote ereditarie ai coeredi può essere decisamente più rapido, per via del diritto di prelazione. Non ci sono limitazioni di sorta, perciò può anche succedere che un solo erede si ritrovi grazie agli acquisti l’intero patrimonio ereditario. Il diritto di prelazione consente ai coeredi di acquistare la quota ereditaria in vendita con una posizione privilegiata rispetto ai terzi, però:
- Non viene applicato fra i coeredi, ma solo rispetto ai terzi, perciò se la proposta di vendita viene effettuata sin dall’inizio a un coerede gli altri non hanno diritto di prelazione e non devono essere necessariamente informati.
- Esiste esclusivamente a parità di condizioni, quindi i coeredi che intendono esercitarlo devono accettare le condizioni di vendita così come presentate dalla proposta, anche per quanto riguarda il prezzo.
- Se più coeredi intendono esercitarlo la quota in vendita viene assegnata loro in parti uguali.
Vendere la quota ereditaria a un terzo senza informare gli eredi, le conseguenze
Se uno degli eredi procede alla vendita della propria quota a un terzo e non informa preventivamente gli eredi, cioè non rispetta il loro diritto di prelazione, i coeredi possono esercitare il diritto di riscatto. Quest’ultimo permette ai coeredi di entrare in possesso della quota ereditaria venduta a un terzo, purché quest’ultimo riceva il corrispettivo del prezzo sostenuto per l’acquisto. Il diritto di riscatto quindi ripristina la situazione, senza particolari conseguenze per l’erede che ha venduto. I coeredi non sono obbligati a esercitarlo, ad esempio se non intendono acquistare la quota o non apprezzano le condizioni di vendita. In ogni caso, per esercitare il riscatto i coeredi devono citare in giudizio direttamente l’acquirente - e nuovo proprietario della quota – entro il termine di prescrizione: pari a 10 anni dalla data della vendita.
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