Stipendi, ecco cosa sta per succedere al tuo potere d’acquisto: perché quest’anno sarai più povero

Simone Micocci

29 Aprile 2022 - 11:17

Allarme Istat per il calo del potere d’acquisto delle retribuzioni: a fine 2022 è previsto un calo del 5%. Ecco cosa significa e quali sono le conseguenze per le tasche degli italiani.

Stipendi, ecco cosa sta per succedere al tuo potere d’acquisto: perché quest’anno sarai più povero

Gli italiani stanno per diventare più poveri: la conferma arriva dall’Istat.

Era inevitabile che l’aumento dell’inflazione si abbattesse sugli stipendi degli italiani. D’altronde, nell’ultimo periodo l’unica “voce” che sembra restare invariata è proprio la retribuzione, con gli stipendi degli italiani fermi al palo da mesi visto che il mercato del lavoro deve ancora riprendersi dopo i due anni difficili a causa della pandemia: nel frattempo aumentano i prezzi ai supermercati, sale la benzina e le bollette di luce e gas hanno toccato cifre talmente alte da costringere il governo a intervenire.

L’inflazione, dunque, cresce molto più velocemente delle retribuzioni contrattuali e questo significa che il potere di acquisto degli stipendi si abbassa, così come segnalato dall’Istat in queste ore.

Un avvertimento che merita una riflessione, in quanto rischiamo che senza un intervento su larga scala gli italiani diventino più poveri. E non è un caso che nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Andrea Orlando abbia paventato la possibilità che gli aiuti di Stato saranno solamente nei confronti di quelle aziende che aumenteranno gli stipendi ai dipendenti.

Diminuisce il potere di acquisto degli italiani: cosa ha detto l’Istat

L’Istat ha rilevato nel primo trimestre del 2022 una crescita “contenuta” delle retribuzioni contrattuali. Una crescita insufficiente se si considera allo stesso tempo cosa sta succedendo lato inflazione.

Aggiunge l’Istat, infatti, che “la durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe nel 2022 a una perdita di potere d’acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali”.

Cos’è il potere d’acquisto?

Da definizione, il potere d’acquisto è la quantità di merci che - tenendo conto dei prezzi vigenti sul mercato - si può acquistare con una determinata quantità di moneta.

La formula per calcolare il potere d’acquisto è:

Pa = 1/P

Pa è appunto il potere d’acquisto, mentre P è il prezzo della merce. È ovvio, dunque, che se manteniamo stabile il livello di moneta a disposizione (1), ma nel frattempo aumentano i prezzi, il potere d’acquisto scende. Viceversa, se i prezzi diminuiscono il potere d’acquisto sale, ma non è questo - sfortunatamente - il caso.

Calo del potere d’acquisto: le conseguenze sugli stipendi

L’Istat, quindi, parla di un calo del potere di acquisto del 5% a fine 2022. Una cifra importante, in quanto è come dire che uno stipendio di 2.000 euro al mese ne perderà 100 a causa dell’inflazione.

Dunque, con uno stipendio di 2.000 euro si potrà comprare la stessa quantità di merci che lo scorso anno si sarebbe potuta acquistare con 1.900 euro. Proiettata su un intero anno questa perdita si fa ancora più severa: i lavoratori perderanno 1.200 euro causa inflazione, una cifra significativa che merita delle riflessioni. Quest’anno, dunque, mettere da parte i soldi per le vacanze sarà sempre più difficile, anche perché viaggiare richiederà un prezzo più alto rispetto agli anni scorsi.

Aumentano i prezzi, cala il potere d’acquisto degli stipendi: rischiamo la crisi sociale secondo Orlando

Nei giorni scorsi il ministro Orlando ha proposto alle imprese di legare gli aiuti di Stato agli aumenti contrattuali. In un’intervista rilasciata al Manifesto, Orlando ha spiegato che ciò è necessario visto che la crisi salariale non va sottovalutata.

Serve un patto, un “dare e avere”: per questo motivo la proposta di Orlando prevede di definire un avviso comune tra le parti sociali, dove il riconoscimento di sostegni alle imprese - che secondo Orlando dovrebbero essere “strutturali” - è legato alla promessa di un rinnovo dei contratti, specialmente per quelli scaduti da più tempo.

Una proposta che non è piaciuta a Confindustria che ha parlato di “ricatto” del ministro del Lavoro. Una reazione “spropositata” secondo Orlando, in quanto questa “sottovaluta il rischio sociale che può venirsi a creare nei prossimi mesi a causa della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze economiche”.

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