L’indennità di mancato preavviso spetta al dipendente che si dimette per giusta causa: ecco perché il datore di lavoro rischia di farsi carico di uno stipendio in più.
Chi si dimette per giusta causa ha diritto a delle maggiori tutele: le più conosciute sono sicuramente la possibilità di dimettersi senza rispettare il periodo di preavviso, nonché il mantenimento del diritto all’indennità di disoccupazione Naspi.
Meno noto il fatto che in caso di dimissioni per giusta causa il datore di lavoro deve farsi carico di un costo in più, riconoscendo al dipendente la retribuzione che sarebbe spettata laddove avesse continuato a lavorare nel periodo di preavviso.
Non sempre nel calcolare le competenze di fine rapporto per il lavoratore che si è dimesso il datore considera questo aspetto, non riconoscendo quanto effettivamente gli spetterebbe. D’altra parte il dipendente, non essendo a conoscenza di questo aspetto, non può contestare quanto ricevuto così che tutto cade in prescrizione dopo 5 anni.
Quindi, per evitare di non perdere quanto spetta, per un importo che in alcuni casi equivale a un vero e proprio stipendio, è bene approfondire quali sono i diritti del lavoratore che si dimette per giusta causa, quindi per colpa del datore di lavoro.
Dimissioni per giusta causa, i diritti del dipendente
Laddove sussista la giusta causa, la quale deve essere indicata al momento delle dimissioni, il dipendente è autorizzato a interrompere il rapporto di lavoro senza dover osservare il periodo di preavviso, la cui durata - indicata nel contratto collettivo - varia a seconda del ruolo ricoperto e dell’anzianità del lavoratore.
Più si tratta di lavoratori esperti, nonché con una storia di lunga data in azienda, maggiore sarà il periodo di preavviso. Periodo che se non rispettato dà luogo a un’indennità sostitutiva che a seconda dei casi può gravare sul datore di lavoro o sul dipendente.
Nel dettaglio, laddove fosse il dipendente a non rispettare il periodo di preavviso sarà questo a farsi carico della suddetta indennità, la quale verrà trattenuta dalle competenze di fine rapporto. Diversamente, se è il datore di lavoro a licenziare in tronco il dipendente, sarà questo a doverne corrispondere l’indennità di mancato preavviso che quindi si aggiunge alle competenze di fine rapporto.
Indennità di mancato preavviso anche in caso di dimissioni per giusta causa
Nel caso delle dimissioni per giusta causa il lavoratore oltre a non dover corrispondere l’indennità di mancato preavviso ha diritto egli stesso a percepirla.
D’altronde, qualora sussista la giusta causa, come ad esempio laddove questo non abbia pagato gli stipendi, l’interruzione del rapporto di lavoro si considera per colpa del datore. È stato il suo comportamento, infatti, a causare la perdita del rapporto di fiducia essenziale ai fini della prosecuzione del rapporto di lavoro, legittimando quindi il dipendente a sospendere la propria attività fin dal primo giorno successivo alla comunicazione delle dimissioni. Vista la colpa del datore, la normativa riconosce al dipendente il diritto a ricevere l’indennità di mancato preavviso per il periodo non lavorato.
Quanto spetta con le dimissioni per giusta causa
Agli emolumenti di fine rapporto riconosciuti a seguito delle dimissioni, quindi, si aggiunge anche l’indennità di mancato preavviso nel caso in cui l’interruzione del rapporto sia motivata da giusta causa.
Indennità che è pari alla retribuzione che sarebbe spettata qualora il suddetto periodo fosse stato lavorato.
Quindi, maggiore sarà il periodo di preavviso e maggiore sarà l’importo ricevuto. A tal proposito, tenendo conto della durata del preavviso solitamente prevista dai contratti collettivi, possiamo comunque affermare che nella maggior parte dei casi si arriva a 30 giorni, specialmente per i lavoratori impiegati in azienda da più di 10 anni. In tal caso, quindi, spetta almeno uno stipendio in più che in alcune circostanze - ad esempio quando il periodo di preavviso arriva a 60 giorni - diventano persino due.
Cosa fare per non perdere quanto spetta
Come prima cosa bisogna accertarsi che la giusta causa delle dimissioni venga riconosciuta, utilizzando la procedura corretta per richiederle. Nel dettaglio, le dimissioni vanno rassegnate utilizzando il portale Cliclavoro e nella procedura bisogna indicare che sussiste la giusta causa (che potrà poi essere contestata dal datore).
A questo punto basterà accertarsi che tra le competenze di fine rapporto il datore abbia correttamente inserito anche l’indennità di mancato preavviso: se non l’ha fatto potrete contestare l’ultimo pagamento e laddove non si dovesse arrivare a una soluzione bonaria bisognerà adire per le vie legali.
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