Superbonus, cessione del credito o stop alla riduzione delle tasse?

Nadia Pascale

8 Novembre 2023 - 08:30

Dal 2024 termina la sospensione del Patto di stabilità, le conseguenze per l’Italia potrebbero essere pesanti per il deficit da Superbonus. L’impatto potrebbe ricadere sulla riduzione delle tasse.

Superbonus, cessione del credito o stop alla riduzione delle tasse?

Il Superbonus potrebbe avere un impatto negativo sui conti italiani fino a bloccare la riduzione delle tasse, obiettivo della riforma fiscale, la soluzione potrebbe essere la riapertura della cessione del credito che aiuterebbe imprese e privati, ma non senza qualche brutta sorpresa.

Le istituzioni europee sono già in allarme e chiedono maggiori dettagli sui conti in vista anche del ripristino del Patto di stabilità a partire dal 2024.

La Commissione europea, in vista del ripristino del Patto di stabilità, ha chiesto all’Italia “garantire una politica fiscale prudente”, mentre Eurostat chiede all’Istat maggiori chiarimenti sui crediti fiscali da Superbonus e sull’imputazione degli stessi al triennio appena trascorso o al futuro.

Ecco cosa succede e perché il Superbonus potrebbe creare problemi all’attuazione della riforma fiscale e soprattutto alla riduzione delle tasse.

Patto di stabilità e sorveglianza sui conti, allarme deficit Superbonus

Il Patto di stabilità e crescita prevede, in sintesi, che Paesi con deficit sopra il 3% e debito pubblico sopra il 60% devono presentare dei piani personalizzati di rientro. In un secondo momento Bruxelles indica una «traiettoria tecnica» per ridurre il debito con l’obbligo di un taglio annuo del deficit di almeno lo 0,5%. In caso di deviazione dal piano, prende il via in automatico una procedura d’infrazione per deficit eccessivo e l’obbligo per gli Stati di versare multe semestrali.

La normativa prevede che in casi eccezionali il Patto di stabilità possa essere messo in stand by ed è quello che è successo in questi anni a causa prima del Covid e in un secondo momento dell’impatto del conflitto Russia-Ucraina. La sospensione del Patto termina però alla fine del 2023 e l’Unione Europea ha già reso noto che non si prevedono proroghe. Questo il punto iniziale della questione.

Nel frattempo l’Italia, forte anche della sospensione del Patto di stabilità, ha accumulato debiti fiscali importanti derivanti dalle agevolazioni fiscali del Superbonus. Sono in circolo circa 100 miliardi di crediti fiscali di bonus immobiliari che a causa dello stop alle cessioni del credito e all’esistenza di crediti incagliati passati, peseranno sui conti pubblici futuri in qualità di detrazioni di imposta, quindi minore gettito fiscale.

Debito Superbonus, la cessione del credito potrebbe evitare l’intervento UE

Il nocciolo della questione è nella differenza di trattamento di questi crediti fiscali a seconda che siano utilizzati come cessione del credito o detrazioni fiscali fruibili negli anni.

Fino allo scorso 23 ottobre l’Istat ha sempre certificato i crediti fiscali maturati con il Superbonus come “pagabili”, questo ha fatto in modo che cadessero nel deficit degli anni in cui gli stessi sono maturati, quindi nel periodo di sospensione del patto di stabilità e non nelle previsioni di deficit futuro, cioè dal 2023 al 2027. Eurostat (Istituto di statistica europeo) ha finora accettato tali stime e questo ha concesso un certo margine di manovra al Governo Meloni.

Con la stretta al Superbonus di febbraio 2023 e in particolare con lo stop alla cessione del credito, si è creata una specie di voragine con crediti incagliati, imprese che non riescono a collocarli e rischi di fallimenti. Questo porta tali crediti a diventare “non pagabili” al momento e quindi a diventare deficit futuro perché vi è la possibilità, ma non la certezza, che qualcuno possa pagare meno tasse in futuro per riscuotere tali crediti.

La ratio di questo “buco” è rappresentata dal fatto che deve essere contabilizzato tutto subito nel deficit se si è certi dell’impatto contabile dei bonus ( ad esempio con cessione del credito); va invece contato solo man mano che accade se, all’inizio, non si è certi di quanto sarà sfruttato.

Intervento di banche e assicurazioni con cessione del credito

Per il 2024 l’Istat ha già comunicato a Eurostat che i crediti fiscali nel 2024 diventeranno “non-pagabili”, quindi diventa incerto se saranno goduti o no e l’impatto sul deficit andrà spalmato un po’ alla volta per vari anni a venire. Eurostat ha però sottolineato “significative preoccupazioni” riguardo a difficoltà nel trasferimento dei crediti d’imposta. Proprio per questo motivo si riserva di rivedere la posizione già espressa nei confronti dell’Italia in relazione a tali crediti fiscali.

Il rischio è che circa 90 miliardi di euro che fino ad ora sarebbero stati calcolati nel deficit del passato (sospensione del patto di stabilità) debbano invece essere riportati al futuro andando a far crescere in maniera esponenziale il deficit. Il termine entro il quale il governo dovrebbe far sparire questi miliardi di crediti fiscali da Superbonus incagliati è metà 2024, cioè appena dopo le elezioni.

Questo implica che vi è un margine di manovra che potrebbe portare a un tentativo dell’ultimo minuto del Governo di salvare la riduzione delle tasse prevista nella riforma fiscale, evitando che le Istituzioni europee inizino il “tutoraggio” sui conti italiani attraverso una riapertura della cessione del credito che possa in breve tempo far ricadere quei crediti incagliati nel periodo di sospensione del patto di stabilità.

In quest’ottica diventa essenziale l’intervento di banche e assicurazioni che potrebbero però ridurre ancora maggiormente le percentuali di credito riconosciute ai privati.

Deficit al rialzo a causa del Superbonus, riduzione già dal 2024

La preoccupazione in Italia non manca, infatti, il Ministro dell’Economia Giorgetti ha sottolineato che nella Nadef il Governo ha decretato un deficit al 5,3% nel 2023 per la contabilizzazione del Superbonus e che sarà fissato nel quadro programmatico al 4,3% nel 2024. Quindi con una riduzione di un punto percentuale.

Ha sottolineato che i bonus edilizi avranno sui conti pubblici un impatto negativo con un aumento dell’indebitamento, anzi afferma che senza questi il debito pubblico dell’Italia sarebbe sceso di un punto percentuale l’anno. Il Ministro dell’Economia ha sottolineato di sperare nella comprensione della Commissione Europea.

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