L’Europa confonde le acque e sulla questione Cina-Taiwan manda messaggi ambigui. In un articolo Borrell lancia un messaggio che lascia intendere un coinvolgimento diretto nella zona.
L’Europa ha bisogno di una strategia per la Cina. È stata chiesta nell’aula di Strasburgo la scorsa settimana, dopo il viaggio infruttuoso di Emmanuel Macron a Pechino per la risoluzione della guerra in Ucraina. Conseguenza dell’incontro sembra essere la volontà di un’autonomia europea dalle crisi e dall’America. Mentre Macron si interroga sugli interessi europei verso Taiwan, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto sottolineare come “la minaccia (n.d.r dell’uso) della forza per cambiare lo status quo è da considerarsi inaccettabile”. Il presidente cinese Xi Jinping e il presidente francese Emmanuel Macron la pensano diversamente. Tanto che dopo l’incontro l’analista di geopolitica Yanmei Xie ha affermato che l’Europa è più disposta ad accettare un mondo in cui la Cina diventa un egemone regionale.
Parole che si scontrano, a pochi giorni di distanza, con la proposta dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell che ha esortato le forze navali dei Paesi membri a pattugliare lo Stretto di Taiwan. In un articolo a sua firma su Le Journal du Dimanche Borrell sottolinea che Taiwan è cruciale per l’Europa e ricorda come la Cina dal 2019 ha il complesso status di “partner, concorrente e rivale” allo stesso tempo.
Su Taiwan la posizione europea è quindi altrettanto complessa. L’espressione un piede in due scarpe indica bene la situazione. Da una parte l’Europa che riafferma con forza che esiste una sola Cina, dall’altra una piega che lascia intendere che quell’unica Cina non può compiersi attraverso l’uso della forza e quindi “non a nessuna condizione”, per usare le parole di Borrell. Si tratta di un messaggio ambiguo dell’Europa, che non sa prendere una decisione, ma che propone l’invio di navi europee a pattugliare lo Stretto di Taiwan a protezione del mercato strategico che questa rappresenta.
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Il viaggio del presidente francese Emmanuel Macron in Cina è stato riportato in un’intervista di Politico. Il testo, già complesso per le dichiarazioni rilasciate, è stato ampiamente manipolato dall’Eliseo e reso più neutro rispetto alle dichiarazioni rilasciate sul momento. Lo sappiamo perché Politico ha esplicitato che alcune parti dell’intervista, quelle più franche, sono state tagliate. Ci rimane comunque un intervento di Macron decisivo, che pone la Francia - uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l’unica potenza nucleare dell’UE - in una posizione unica.
In questo rapporto parziale Macron è apparso molto più conciliante di altri leader europei con la Cina e i suoi obiettivi strategici su Taiwan. Ha detto:
Gli europei non possono risolvere la crisi in Ucraina; come possiamo dire in modo credibile su Taiwan, ‘attenzione, se fai qualcosa di sbagliato noi ci saremo’? Se vuoi davvero aumentare le tensioni, questo è il modo per farlo.
L’attenzione è però soprattutto rivolta all’economia e a come lo Stretto di Taiwan sia fondamentale per l’Europa. Le strade sono due: una delineata da Macron di compiacenza delle azioni cinesi, l’altra da Josep Borrell che esorta a mantenere la pace dello stretto con l’uso della marina europea.
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L’ambiguo messaggio dell’Europa alla Cina e a Taiwan
È difficile riassumere la posizione europea sulla Cina perché questa l’ha definita, già nel 2019, come una “rivale sistemica” e oggi anche una “sfida multidimensionale”, per usare ancora una volta le parole di Josep Borrell. C’è infatti la necessità di cooperare con la Cina su diversi temi del presente e del futuro come la biodiversità, il cambiamento climatico, l’indebitamento dei Paesi povere e le pandemie, ma come farlo in maniera neutrale?
L’Europa ci prova, almeno su carta, aprendosi al dialogo, ma senza rinunciare al supporto degli Stati Uniti. Un doppio gioco esplicito che infastidisce in maniera altrettanto esplicita la Cina. Per Borrell infatti il riconoscimento del suo ruolo crescente non implica in alcun modo il minimo compiacimento nei suoi confronti.
Su Taiwan l’Alto rappresentante dell’Unione europea ha fatto il verso a Ursula von der Leyen scrivendo che “esiste una sola Cina, ma non a nessuna condizione e certamente non attraverso l’uso della forza”. L’Europa non può tirarsi fuori dal dialogo, perché Taiwan e Cina riguardano strettamente l’economia del vecchio continente. E per sottolineare qual è l’unico interesse europeo nella zona, Borrell ci ha tenuto a mandare un messaggio: la proposta di invio di navi per pattugliare lo Stretto di Taiwan. Il messaggio? Si legge l’impegno dell’Europa per “la libertà di navigazione in quest’area assolutamente cruciale” e il mantenimento dello status quo.
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