Tassa colf e badanti 2020: cosa cambia per le famiglie? La Legge di Bilancio punta a ridurre il fenomeno dell’evasione dei collaboratori domestici, attribuendo anche al datore di lavoro in ambito familiare il ruolo di sostituto d’imposta.
Tassa colf e badanti, nuovo rapporto tra datore di lavoro e collaboratori domestici dal 2020.
L’obiettivo del Governo è quello di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale che da sempre caratterizza i rapporti di lavoro in ambito familiare e, per farlo, punta ad introdurre nuovi obblighi per i datori di lavoro domestico.
Per capire cosa cambia e come si evolverà il rapporto tra famiglie ed addetti all’assistenza domestica e familiare sarà necessario attendere l’approvazione della Legge di Bilancio 2020.
Per il momento, si va avanti di ipotesi e, tra queste, vi è quella di rendere anche i datori di lavoro domestico sostituti d’imposta, tenuti cioè ad applicare sulle retribuzioni corrisposte mensilmente a colf, badanti o babysitter, le ritenute Irpef.
Una sorta di “anticipo di tassazione” che - così come accade nella generalità dei rapporti di lavoro domestico - porta alla conseguenza che il lavoratore percepisce uno stipendio più basso a fine mese, ma che in parallelo allontana il rischio di evasione fiscale.
Pur consapevoli che le certezze arriveranno soltanto dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2020, ovvero non prima della fine dell’anno, facciamo il punto su quali sono le possibili novità in arrivo per colf, badanti, babysitter e per i datori di lavoro domestico.
Tassa su colf e badanti: cosa cambia per le famiglie?
La Nota di aggiornamento al DEF dedica al lavoro domestico un capitolo ad hoc, sottolineando il rischio di evasione che da sempre caratterizza tale specifica tipologia di rapporto lavorativo.
È questo il motivo per il quale il dossier è nelle mani del Governo, che punta a rendere più trasparente il settore, con una serie di importanti novità.
L’annuncio di una misura specifica, da inserire in Legge di Bilancio 2020, è passata alla cronaca come una nuova tassa su colf e badanti, terminologia che tuttavia ha creato non poca confusione tra famiglie e lavoratori.
Quello che si punta a fare dal 2020 non è tanto introdurre un nuovo costo per i datori di lavoro, quanto piuttosto minimizzare il rischio di mancato pagamento delle imposte sui redditi (Irpef) da parte dei lavoratori domestici.
Come? Rendendo anche le famiglie dei sostituti d’imposta.
Chi è il sostituto d’imposta e cosa fa
In linea generale, si definisce sostituto d’imposta il soggetto, pubblico o privato, che effettua le ritenute fiscali o previdenziali previste per legge e che agisce come “esattore” per conto dello Stato.
Si tratta di un ruolo tipico nell’ambito del lavoro dipendente.
Ogni mese è infatti il datore di lavoro che trattiene direttamente dallo stipendio dei lavoratori alle proprie dipendente le ritenute Irpef, calcolate sulla base della retribuzione lorda annua presunta.
Si tratta di trattenute applicate a titolo di acconto sull’imposta complessivamente dovuta, da saldare in ogni caso alla fine dell’anno ed in base al totale dei redditi dichiarati dal contribuente.
Lavoro domestico: nuova tassa per colf e badanti? Non proprio
Semplificare è fondamentale per cercare di avere le idee chiare in un sistema normativo (e fiscale soprattutto) in continuo mutamento. A volte però si rischia di incappare in fraintendimenti importanti.
Così è per quella che è stata definita la nuova tassa su colf e badanti. Le novità allo studio del Governo, al lavoro per la messa a punto della Legge di Bilancio 2020, non rappresentano necessariamente una spesa in più per le famiglie.
Qualora ai datori di lavoro domestico fosse riconosciuta la qualifica di sostituto d’imposta, questi altro non dovrebbero fare che trattenere l’Irpef sulla retribuzione corrisposta al lavoratore alle proprie dipendenze, e riversarle successivamente all’Erario. Resterebbe inoltre invariato l’obbligo di pagamento dei contributi INPS.
In pratica, se fino ad oggi lo stipendio è pagato al lordo delle imposte sui redditi dovute (Irpef ed addizionali) si punta, dal 2020, a far sì che sia lo stesso datore di lavoro a trattenere dalla retribuzione lorda l’acconto dell’imposta dovuta.
Il lavoratore dovrebbe, conseguentemente, fare i conti con uno stipendio mensile più basso; la consolazione sarebbe però il non dover pagare tutta l’Irpef alla fine dell’anno.
Resterebbe in ogni caso in capo al lavoratore l’onere di presentare la dichiarazione dei redditi entro le scadenze previste, saldando l’ulteriore quota di Irpef dovuta in base all’ammontare delle somme dichiarate.
Tassa su colf e badanti: cosa cambia? A fare la differenza sarà il rapporto tra famiglia e Erario
Se le novità sul lavoro domestico non rappresentano di per sé un nuovo costo per le famiglie, è pur vero che a fare la differenza sarà la modalità attraverso la quale verrà introdotto il nuovo obbligo.
Ormai è cosa nota che a rendere infernale la vita degli imprenditori non è solo l’insieme di tasse e contributi dovuti, ma anche il complesso rapporto con lo Stato.
La burocrazia dovrebbe essere la reale preoccupazione delle famiglie: le novità allo studio del Governo non sono, formalmente, una tassa su colf e badanti, ma lo potrebbero diventare considerando la mole di adempimenti in più che seguiranno all’assunzione di un collaboratore domestico.
Le somme trattenute mensilmente dallo stipendio del lavoratore dovranno essere riversate all’Erario. La domanda che ci si deve porre è: in che modo, e secondo quali tempistiche?
A fare la differenza sarà il supporto che lo Stato fornirà alle famiglie, qualora queste dovessero trovarsi obbligate a farsi carico della mole di adempimenti conseguenti al riconoscimento del ruolo di sostituto d’imposta.
Chi assume una colf o una badante regolarmente, sarà tenuto a consegnare il modello CU, a presentare il modello 770, a calcolare da solo le ritenute fiscali da operare sugli stipendi e, magari, ad anticipare anche il bonus Renzi?
I dovuti chiarimenti arriveranno soltanto dopo la presentazione della Legge di Bilancio 2020; si spera in un no, per evitare che le nuove norme anti-evasione forniscano, paradossalmente, nuova linfa al fenomeno del lavoro nero in ambito domestico.
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