Tassi BCE, previsioni riunione 6 marzo. Tagli Lagarde: stop vicino, durerà tanto

Laura Naka Antonelli

4 Marzo 2025 - 07:49

Previsioni per l’imminente riunione di dopodomani della BCE, giovedì 6 marzo. Cosa deciderà di fare Lagarde sui tassi? Occhio al pulsante stop tagli.

Tassi BCE, previsioni riunione 6 marzo. Tagli Lagarde: stop vicino, durerà tanto

Il secondo BCE-Day è qui, ci siamo: la settimana in cui il Consiglio direttivo della Banca centrale europea si riunirà per annunciare la decisione sui tassi di interesse dell’area euro si è appena aperta.

Tra due giorni, dopodomani giovedì 6 marzo, l’Eurotower emetterà il verdetto attesissimo di politica monetaria, dopo l’ultimo taglio che è stato comunicato il 30 gennaio scorso, nel primo BCE Day del 2025 e nel primo BCE Day, anche, della seconda amministrazione USA di Donald Trump (il presidente americano aveva prestato giuramento qualche giorno prima).

Tassi BCE, cosa è successo finora: dai rialzi anti-inflazione al quinto taglio di gennaio 2025

In quella occasione, alla fine di gennaio 2025, i tassi dell’Eurozona sono stati tagliati per la quinta volta dal primo taglio del 6 giugno 2024, che ha fatto seguito alla sfilza delle strette monetarie anti-inflazione annunciate in modo incessante dalla Banca centrale europea, dal luglio del 2022 al settembre del 2023.

Dopo quell’ultimo rialzo dei tassi, sotto assedio da parte dei consumatori, governi dell’area euro (in particolare dal governo Meloni) e anche da parte di diversi economisti che da tempo l’avevano implorata di fermarsi, Lagarde ha decretato la fine delle strette monetarie (non della restrizione monetaria, che rimane ancora in atto), ergo del ciclo dei rialzi dei tassi.

Prima di decidersi a tagliare il costo del denaro del blocco sono passati però diversi mesi: la prima sforbiciata si è presentata solo agli inizi di giugno 2024, per l’appunto, inaugurando l’attuale fase del percorso dei tagli dei tassi, che sono stati ridotti in tutto, finora, di 125 punti base.

Risultato: con il quinto taglio di gennaio 2025, i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale dell’Eurozona sono scesi rispettivamente al 2,75%, al 2,90% e al 3,15%.

Non è finita qui, almeno per adesso, almeno secondo le speculazioni dei mercati.

Per la giornata di dopodomani giovedì 6 marzo, la scommessa è di un nuovo taglio, o anche contentino, così come è stato ribattezzato da una nutrita platea di colombe, da parte di Lagarde & Co.

BCE, in arrivo il grande stop dei tagli dei tassi?

La probabilità di una ulteriore sforbiciata dei tassi dell’area euro nella giornata di dopodomani, giovedì 6 marzo, pari a -25 punti base, è di quasi il 100%: una certezza, dunque, seguita molto probabilmente da una fase di grande incertezza.

O, per dirla in termini pratici, nella peggiore delle ipotesi, sia per le colombe che per i mercati, seguita da un grande stop, che potrebbe durare mesi, ma che non si paleserà subito, almeno stando alle previsioni più recenti.

Quando ci sarà dunque questo stop, in un contesto in cui i tassi di interesse dell’area euro viaggiano ancora in territorio restrittivo, non riuscendo di conseguenza a dare alcuna grande e significativa spinta a una economia che non solo annaspa, tenendosi malapena a galla, ma che rischia di ricevere il colpo di grazia e di affondare, nel momento in cui il presidente americano Donald Trump colpirà l’Europa puntando dritto al cuore della sua economia, ovvero alle sue esportazioni, annunciando nuovi dazi?

Quando e come la BCE dirà basta, in una situazione in cui qualcuno ha già avvertito come l’allentamento della restrizione monetaria che Francoforte sta portando avanti sia a dir poco sui generis, visto che ai tagli dei tassi si sta affiancando la dieta ferrea iniziata da un po’ dalla banca centrale, tesa a sfoltire quei BTP e quei bond dell’area euro presenti in pancia da un bel po’: dieta che prende il nome di Quantitative Tightening e che si affianca alla fine dell’ultimo bazooka monetaria chiamato PEPP-QE pandemico, andato ormai in pensione nella data preannunciata da Christine Lagarde?

E fino a che punto quello stop ai tagli dei tassi che alcuni falchi della Banca centrale europea hanno consigliato di far diventare ordine del giorno di una delle prossime riunioni del Consiglio direttivo, dipenderà dal grande annuncio sul tasso neutrale di interesse, che è arrivato agli inizi di febbraio, in un momento in cui i falchi dell’Eurotower (ma non solo) hanno già fatto andare in tilt i BTP & Co?

Quanti altri tagli dei tassi del 2025 prima dell’alt di Lagarde?

Una risposta a tutti questi interrogativi è arrivata dagli economisti che sono stati interpellati dall’agenzia di stampa Reuters, in un sondaggio che è stato condotto tra il 19 e il 27 febbraio 2025.

A rispondere 82 economisti, che si sono detti tutti d’accordo sul fatto che la BCE, giovedì 6 marzo, procederà a un altro taglio di 25 punti base, portando di conseguenza il tasso sui depositi a scendere al 2,50%.

Gli stessi esperti hanno aggiunto di stimare altri due tagli dei tassi entro la metà di quest’anno, grazie a un processo disinflazionistico che porterà l’inflazione del blocco ad avvicinarsi al target del 2% stabilito dalla Banca centrale europea.

In tutto altri tre tagli, dunque, entro il 2025, da parte dell’Eurotower, incluso quello in arrivo dopodomani.

Poi, a fronte di un tasso di inflazione dell’area euro che viaggerà nei pressi del 2%, secondo le previsioni stilate dagli economisti la BCE non avrà più grandi motivi per continuare a tagliare i tassi, “nonostante la debolezza dell’economia e la presenza di molti rischi”.

A tal proposito, quasi tutti gli esperti interpellati hanno risposto a una domanda extra posta nel corso del sondaggio di Reuters, riguardante la minaccia dei dazi di Trump, ammettendo che una qualsiasi guerra commerciale tra Stati Uniti e l’area euro finirebbe con il danneggiare la crescita del PIL dell’Eurozona.

Ma a dispetto di questa erosione paventata dei fondamentali, Lagarde sarebbe pronta comunque a premere il pulsante alt?

Il rischio di una Banca centrale europea con le mani in mano per diversi mesi fino al 2026

Una cosa è certa. Tra i termini che sono stati più utilizzati dagli economisti per descrivere la posizione in cui versa la BCE c’è la parola “dilemma”. La verità è che, per ora, gli esperti interpellati dall’agenzia di stampa non riescono a snocciolare previsioni chiare su ciò che accadrà dopo il mese di giugno, e non sono certo gli unici.

E la verità è che al momento la paura, almeno è questo quanto emerge dal sondaggio, è che dopo il taglio di giovedì 6 marzo e dopo altre sforbiciate in totale di 50 punti nel corso del secondo trimestre del 2024, la BCE possa decidere di rimanere con le mani in mano fino all’inizio del 2026, dando il via a una fase di alt dei tagli decisamente prolungata.

A fronte di un mercato che prezza con una probabilità pari a una certezza un tasso sui depositi pari al 2% entro la fine dell’anno, solo 32 economisti, degli 82 intervistati, intravedono un costo del denaro inferiore a questa soglia, al termine del 2025.

In sostanza, se per ora “è possibile che il dibattito nella BCE sia molto semplice, guardando alla prossima decisione, che è ovvia ”, il vero nodo da sciogliere secondo Holger Schmieding, responsabile economista di Berenberg, riguarda “ cosa sarà oggetto di discussione la prossima volta ”.

BCE, Berenberg: non escludere nulla, neanche che Lagarde torni ad alzare i tassi

Si discuterà per caso della proposta avanzata dal falco tedesco Isabel Schnabel, che si è chiesta addirittura se i tassi di interesse stiano ancora viaggiando in territorio restrittivo e, di conseguenza, se non sia il caso di iniziare a parlare della possibilità di fermare i tagli? Se ne sta per caso discutendo già da adesso, visto che a spalleggiare Schnabel - che ha provocato tra l’altro una carica di sell contro i BTP e i bond dell’area euro con le sue dichiarazioni hawkish - è stato anche un altro esponente, anche lui falco, dell’Eurotower?

Qualcuno, in seno alla BCE, rifletterà magari sul rischio di innescare una crisi dei debiti sovrani 2.0, visto che i BTP e gli altri bond dell’area euro, oltre a essere rimasti definitivamente orfani dei bazooka ad hoc lanciati da Francoforte, ora fanno fronte anche alla minaccia di una ondata di emissioni di titoli di Stato UE volta a finanziare il piano di difesa UE, a quanto pare in dirittura d’arrivo, per riarmare l’Europa? Prospettiva che sta già azzannando i titoli di Stato dell’Eurozona?

A conferma di come la BCE brancoli nel buio - e in questo non è sicuramente la sola - l’economista di Berenberg Schmieding ha fatto riferimento a una situazione talmente fluida da non potere escludere nulla: “Tutte le opzioni sono aperte. Non escludete un altro taglio dei tassi. Ma non escludete neanche il caso che tornino a salire ”.

Tanto più che le ultime indicazioni che sono arrivate dal fronte macroeconomico, in particolar modo dalla Germania - numeri da pelle d’oca -, più in generale dall’Eurozona, non possono essere definite sicuramente confortanti. In più, sulla testa della BCE inevitabilmente pende sempre la spada di Damocle che si chiama Fed.

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