Tassi BCE, il tasso di interesse neutrale è arrivato. I tagli di Lagarde si fermeranno qui? Occhio a BTP e spread

Laura Naka Antonelli

7 Febbraio 2025 - 15:32

L’annuncio sul tasso ideale per la BCE è arrivato come da attese. Francoforte smetterà di tagliare i tassi presto o no?

Tassi BCE, il tasso di interesse neutrale è arrivato. I tagli di Lagarde si fermeranno qui? Occhio a BTP e spread

Il grande annuncio sul tasso perfetto della BCE di Christine Lagarde, noto come tasso di interesse neutrale, è finalmente arrivato.

Nel testo appena diffuso dalla BCE si legge che il range entro il quale oscilla il tasso di interesse neutrale individuato dagli esperti è quello compreso tra l’1,75% e il 2,25%. La notizia positiva è che si tratta di un range inferiore rispetto a quello che era stato comunicato dalla presidente Lagarde, sempre sull’attenti nei confronti dell’inflazione. La notizia meno confortante è che sono stati gli stessi economisti della Banca centrale europea ad avvertire che il valore indicato presenta “un elevato grado di incertezza”.

Tasso di interesse neutrale è finalmente arrivato, l’annuncio degli esperti della BCE

Il range del tasso di interesse neutrale era atteso con grande trepidazione dai mercati finanziari, in modo particolare da quelli dei titoli di Stato dell’area euro, BTP in primis che, non per niente, avevano assistito a un forte calo dei rendimenti proprio in vista dell’annuncio di oggi, 7 febbraio 2025, relativo alle nuove previsioni elaborate dallo staff dell’Eurotower.

A essere direttamente interessati dalla notizia sono di fatto soprattutto i bond sovrani del blocco, e i relativi spread.

Ma è ovvio che, a questo annuncio, staranno guardando con grande attenzione anche le banche e tutti i cittadini dell’area euro che, a questo punto, possono farsi di un’idea su quanto aspettare ancora prima di accendere un mutuo o di fare una surroga dei mutui già accesi.

Attenzione, tuttavia: sono stati gli stessi tecnici ad avvertire che il range annunciato ha “un valore meramente indicativo”, precisando che “ le incertezze intrinseche , così come i difetti concettuali, limitano l’utilità delle previsioni disponibili sul tasso naturale nella gestione della politica monetaria in tempo reale”. Ancora, nel testo della BCE si legge che “l’utilità del tasso r* in quanto indicatore che supporti l’orientamento dell’approccio di politica monetaria è limitata in modo notevole, rendendo difficile che questo tasso possa essere utilizzato come norma nella determinazione dei tassi nelle riunioni di politica monetaria”.

Tasso di interesse neutrale: stop tagli se Lagarde arriva a questi livelli?

Detto questo, la notizia non è affatto di poco conto, in quanto il tasso di interesse neutrale indica, in teoria, quel tasso ideale che consentirebbe alla BCE di Christine Lagarde di smettere di tagliare i tassi.

Ma le indicazioni che sono arrivate porteranno davvero gli operatori di mercato e in generale i cittadini dell’Eurozona ad avere le idee più chiare sulla direzione che la tanto criticata presidente della BCE deciderà di dare ai tassi di interesse dell’area euro? Non esiste purtroppo una risposta certa a questo interrogativo.

Quanto emerso dal report atteso dai mercati avrà forse illuminato la stessa Lagarde che, diventata ormai dipendente dai dati macroeconomici, non è stata capace ancora di dare una risposta precisa a chi le ha chiesto ripetutamente cosa potrebbe succedere anche solo nei prossimi mesi alla politica monetaria dell’Eurotower. Ma le incertezze sono troppe, anche se, di primo acchito, la notizia sembra positiva, in quanto la forchetta individuata dagli economisti della Banca centrale europea è comunque inferiore a quella che era stata suggerita dalla presidente della BCE Christine Lagarde che aveva indicato, parlando da Davos, in occasione dei lavori del World Economic Forum, un range compreso tra l’1,75% e il 2,5%, dunque più alto.

Troppe le incognite, il danno dei dazi di Trump deve essere ancora calcolato

Detto questo, la BCE deve conoscere e calcolare ancora l’impatto dei dazi che l’amministrazione USA di Donald Trump si appresta a sferrare contro l’Unione europea.

Il danno, di fatto, rimane ancora una incognita e ci vorrà del tempo per capire il modo in cui l’economia del blocco reagirà allo schiaffo di Trump.

Va ricordato comunque che il tasso di interesse neutrale assilla non solo la BCE di Christine Lagarde ma anche i vari colleghi sparsi nel mondo, incluso ovviamente il presidente della Fed, Banca centrale americana, Jerome Powell.

Il tasso di interesse neutrale: cos’è e le implicazioni

Il tasso di interesse neutrale è un tasso che, in quanto neutrale, non stimola né mette un freno all’economia.

Va ricordato a tal proposito che, sia in Eurozona che negli Stati Uniti, a dispetto dei tagli che sono stati annunciati negli ultimi mesi (la Fed è rimasta comunque ferma, nella prima riunione dell’anno), i tassi di interesse viaggiano ancora in territorio restrittivo, deprimendo dunque i fondamentali delle rispettive economie.

Lo scopo della restrizione monetaria ancora in atto è quello di tenere imbrigliata l’inflazione che, soprattutto negli USA, rischia di tornare a infiammarsi con le scelte di politica economica che l’amministrazione Trump sta già prendendo, a colpi di dazi.

Noto anche come tasso di interesse di equilibrio di lungo termine, o come tasso naturale di interesse, o R*, il tasso di interesse neutrale è quello che corrisponde a una politica monetaria che non è né restrittiva né espansiva.

Di conseguenza, il tasso di interesse neutrale è considerato da alcuni esperti alla stregua di quel tasso che potrebbe decretare la fine dei tagli dei tassi visto che, una qualsiasi banca centrale, a fronte del raggiungimento di questo livello, si troverebbe nella condizione ottimale: quella che non la vedrebbe preoccupata più per l’inflazione e neanche per la crescita dell’economia.

Ma il tasso di interesse neutrale sarebbe sufficiente? L’avvertimento lanciato da Panetta (Bankitalia)

La teoria tuttavia, si sa, si scontra spesso e volentieri con la realtà. E la realtà, nel caso specifico della BCE, è che l’erosione dei fondamentali economici in Eurozona è tale che, qualche mese fa, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha avvertito la Banca centrale europea sulla possibilità che, una volta raggiunto il tasso di interesse neutrale, sia necessario procedere a ulteriori tagli, fino a portare i tassi di interesse in una fase espansiva, ovvero in una fase che stimoli la crescita dell’economia.

Proprio paventando i dazi dell’amministrazione di Donald Trump, e gli effetti che potrebbero scatenare sull’economia dell’Eurozona, Panetta ha suonato praticamente già da un po’ la sveglia a Lagarde, che tuttavia ha ripetuto più volte di non prevedere una recessione in Eurozona.

Peccato per Panetta e per il club delle colombe, nei giorni successivi è arrivata subito la risposta per le rime del governatore falco austriaco. Dichiarazioni di nuovo hawkish non sono mancate neanche all’inizio del 2025 dai piani alti di Francoforte.

L’indicazione di Christine Lagarde sul tasso di interesse neutrale

Parlando da Davos, in occasione dei lavori del World Economic Forum, la presidente della BCE Christine Lagarde aveva identificato il tasso ideale (riferimento al tasso di interesse neutrale per quanto riguarda il tasso sui depositi) all’interno di un range, parole sue, compreso tra il 2,25% e l’1,75%.

Al momento, dopo il quinto taglio dei tassi della scorsa settimana, il tasso sui depositi, che è quello a cui si fa di norma riferimento, è pari al 2,75%.

Va ricordato che la BCE si è decisa a tagliare i tassi per la prima volta il 6 giugno del 2024, dopo averli alzati ripetutamente nel biennio 2022-2023 fino al settembre del 2023, per poi lasciarli fermi per tutta la fine del 2023 e i primi cinque mesi del 2024.

Il secondo taglio dei tassi di interesse dell’area euro è stato annunciato il 12 settembre e il terzo a seguito della riunione del Consiglio direttivo del 17 ottobre.

Il quarto è arrivato il 12 dicembre e il quinto la scorsa settimana, nel primo BCE Day dell’anno e primo BCE Day, anche, dell’amministrazione di Donald Trump.

Nel frattempo, i mercati stanno prezzando ulteriori tagli dei tassi che portino il tasso sui depositi all’1,85% nel mese di dicembre 2025, valore più basso rispetto all’1,95% prezzato venerdì scorso, quando Trump ha fatto l’annuncio sui dazi contro il Messico e il Canada.

In generale, le scommesse sono di tassi di interesse, nell’area euro, che saranno tagliati più delle attese, a causa dell’effetto delle tariffe di Trump.

Vero è che non sono certo di buon auspicio le previsioni che l’Ufficio parlamentare di bilancio UPB ha sfornato per l’Italia, annunciando una sfilza di downgrade per il PIL, e allo stesso tempo paventando per il Paese una ripresa piuttosto ampia del tasso di inflazione, a causa del caro gas. Occhio anche all’inflazione dell’area euro, che è tornata a riaccendersi. L’inflazione rimane inoltre causa di forte emicrania per la Bank of England che ieri, tagliando i tassi, ha reso note le nuove stime sul PIL e sull’inflazione, che hanno rinfocolato il timore sull’arrivo di una stagflazione.

I BTP & Co. finora hanno dato ragione alle colombe. Ma ora?

A dispetto delle colombe, la diffusione della BCE del tasso di interesse neutrale non ha avuto tuttavia un effetto positivo né sullo spread BTP-Bund a 10 anni, che prima dell’annuncio viaggiava attorno a 107 punti base, che per i rendimenti dei BTP.

Sebbene rimanga al di sotto della soglia che può essere considerata come il il target del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il differenziale tra i rendimenti dei BTP e quelli dei Bund tedeschi sta tornando a puntare verso l’alto.

Dopo essere scesi fino al 3,43%, i rendimenti dei BTP a 10 anni tornano d’altronde a salire, fino al 3,47%.

Idem stanno facendo i rendimenti degli altri titoli di Stato dell’area euro, dopo l’annuncio relativo al tasso di interesse neutrale.

I rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni avanzano al 2,39%, mentre quelli degli OAT francesi salgono al 3,11%. Va detto che market mover di oggi non è tuttavia solo l’annuncio della BCE: occhio anche al dato relativo ai Nonfarm payrolls USA, che ha messo in evidenza una creazione dei nuovi posti di lavoro di 143.000 unità, al di sotto dell’aumento di 169.000 unità atteso dal consensus degli analisti interpellati da Dow Jones, ma anche un tasso di disoccupazione in calo dal 4,1% al 4%: fattore che ha rimarcato la solidità del mercato del lavoro degli Stati Uniti, esercitando così immediatamente una pressione rialzista sui rendimenti dei Treasury USA.

Per quanto riguarda i BTP italiani, la performance dei rendimenti rimane comunque decisamente ribassista se si considera l’ultimo periodo, a fronte dei buy che stanno continuando a blindare la carta italiana. Il livello attuale dei rendimenti dei BTP è inferiore infatti di 16 punti base rispetto a quello di un mese fa. I rendimenti viaggiano inoltre a un valore al di sotto di ben 41 punti base rispetto a quello dell’anno scorso.

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