Tra panico a Wall Street e più ansia per l’arrivo di una recessione scatenata dai dazi di Trump, i mercati scommettono su più tagli.
La Fed di Jerome Powell sarà costretta a cedere alle minacce di Donald Trump e a tagliare i tassi di interesse diverse volte, nel corso del 2025: colpa dell’effetto che i dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti contro il resto del mondo avranno sulla crescita del PIL USA.
La narrativa relativa all’equazione sbandierata da Trump più dazi= più crescita del PIL si è fatta meno convincente in modo palese.
Dalla Fed fino a 5 tagli dei tassi nel 2025? Tutte le scommesse dei trader
E così, stando a quanto emerge dai dati del CME Group, la probabilità che la Fed di Powell tagli i tassi in modo più aggressivo, quest’anno, è schizzata: quella di ben cinque riduzioni di 25 punti base ciascuna è balzata al 37,9%, nella giornata di venerdì scorso 4 aprile, rispetto al 18,3% del giorno precedente.
Se così fosse, i tassi sui fed funds scenderebbero dal livello attuale, compreso tra il 4,25% e il 4,5%, a un range del 3-3,25%, entro la fine del 2025.
I trader prezzano ora anche la probabilità del 32% circa di quattro tagli dei tassi nel 2025, che porterebbero i tassi nella forchetta compresa tra il 3,25% e il 3,50%.
Allo stesso tempo, la probabilità di una sforbiciata maxi di ben 50 punti base nella riunione del FOMC (il braccio di politica monetaria della Fed) di giugno, è volata nell’arco di 24 ore dal 15,9% precedente al 43,8%.
Aspettative più dovish sui tassi con panico esploso a Wall Street e nel mondo
Le scommesse dei trader su più tagli dei tassi nel 2025 si sono intensificate con l’esplodere del panico sui mercati, successivo alla decisione della seconda amministrazione di Donald Trump di punire i partner commerciali USA con una raffica di dazi.
La pronta risposta della Cina ha scatenato ulteriormente i timori di una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
Il panico ha travolto Wall Street e le altre piazze finanziarie globali, con il Ftse Mib di Piazza Affari crollato del 7% nella sessione di venerdì scorso.
Il Nasdaq è precipitato nel mercato orso, il Dow Jones è collassato venerdì scorso di 2.200 punti, dopo averne persi più di 1.600 nel cosiddetto Giorno della Liberazione degli Stati Uniti, come lo ha bollato un trionfante Donald Trump.
Tassi Fed, cosa è successo fino a oggi tra paura erosione PIL e inflazione USA persistente
Detto questo, se è vero che il timore di diversi economisti è che tutto il mondo scivoli in recessione, Stati Uniti compresi, la sfida di Powell è imponente: da un lato, la probabilità di una forte erosione dei fondamentali economici degli Stati Uniti si è fatta inevitabilmente più alta.
Dall’altro lato, i dazi USA dovrebbero esercitare una pressione rialzista sull’inflazione USA, il cui ritmo di crescita rimane già ora ostinatamente superiore al target della Fed del 2%.
Jerome Powell ha confermato lo status quo sui tassi dall’inizio del 2025, decidendo di non agire per prendersi del tempo, al fine di calcolare le conseguenze delle tariffe dell’amministrazione Trump sul trend del PIL e dell’inflazione USA: una scelta che ha fatto andare su tutte le furie il presidente americano Donald Trump, più volte.
L’ultima riunione del FOMC del 19 marzo scorso si è conclusa con l’ennesima decisione (la terza, dall’inizio dell’anno), di lasciare i tassi di interesse USA inchiodati al 4,25%-4,5%, sebbene una svolta dovish ci sia stata, con Powell che ha premuto il pedale del freno al piano QT, ergo Quantitative Tightening, almeno fino a quando la Casa Bianca non uscirà dall’impasse del tetto sul debito.
La banca centrale ha così messo in pausa il ciclo dei tagli dei tassi avviato nel settembre del 2024, a seguito di un lungo periodo in cui è rimasta ferma, dopo la carrellata di strette monetarie lanciate in modo incessante nel 2022 e nel 2023, per far rientrare l’inflazione andata fuori controllo.
Il primo taglio di questo ciclo di riduzioni è stato di ben 50 punti base, annunciato nel meeting di settembre.
Powell ha poi tagliato i tassi di 25 punti base nella riunione di novembre 2024, immediatamente successiva alla notizia della vittoria alle elezioni USA di Donald Trump.
L’ultimo e terzo taglio dei tassi, sempre di 25 punti base, è stato varato nel meeting di dicembre,scatenando subito un bagno di sangue a Wall Street e sul mercato dei Treasury, a causa di un dot plot che ha affossato le speranze delle colombe, indicando non più quattro tagli nel corso del 2025, ma appena due.
Il dot plot è stato poi confermato nella recente riunione del FOMC di marzo. Ma per i trader ora la Fed dovrà fare di più, annunciando tra l’altro di nuovo un maxi taglio, per la precisione nella riunione di giugno. Un nuovo Jumbo Cut, dunque, oltre a quello di settembre 2024, potrebbe arrivare tra appena due mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti