Il titolo Tesla ha raddoppiato il suo valore vincendo ampiamente il confronto con il rivale Trump Media & Technology Group. Per The Donald si tratta della prima sconfitta nelle presidenziali Usa.
Nessun pasto è gratis. Il binomio Trump-Musk potrebbe rappresentare al meglio la celebre opera letteraria di Milton Friedman “There’s No Such Thing as a Free Lunch”.
Anch’egli statunitense, ma, economista e premio Nobel, già negli anni settanta aveva argomentato sull’effettiva assenza di gratuità in un contesto sociale dove ad ogni azione potesse corrispondere un implicito (e ovvio) costo da sostenere. Che quest’ultimo fosse inizialmente dichiarato o si palesasse successivamente potremmo confinarlo a poca cosa, ma, ciò che conta, invece, era dimostrare quanto fosse impossibile vivere di rendita sull’azione altrui ancor più se in una posizione di netto vantaggio ed, inoltre, a cosiddetto (apparente) costo zero.
Tornando ai giorni nostri e all’ormai terminata corsa alla Casa Bianca ciò che emerge chiaramente è stato il costo/opportunità in dote ai due principali leaders insediati. Parliamo volutamente al plurale, poiché, da osservatori, ci sembra molto evidente il boost apportato da Musk durante la compagnia elettorale a stelle e strisce con, in cambio, un chiaro endorsement da parte di The Donald a favore del “neoeletto” genio Elon, anzi, «super genio» che in quanto tale è doveroso proteggere.
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