Le due facce della guerra: mentre continua la strage di soldati con “perdite ingenti” per gli eserciti, a Londra tutto è pronto per la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina.
Benvenuti nella guerra 2.0: come avviene da secoli - se non millenni - a morire sono sempre i soldati, mai come questa volta figli dei ceti meno abbienti soprattutto per quanto riguarda la Russia, ma a differenza del passato si sta pianificando la ricostruzione a conflitto ancora in corso.
Così mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ammesso di non avere idea di quando la guerra potrà finire, l’Occidente ha ben chiaro però come spartirsi la ricca torta - almeno da 600 miliardi di dollari ma la stima potrebbe essere fortemente a ribasso - della ricostruzione dell’Ucraina, senza contare le ingenti risorse che Kiev dovrà privatizzare per fare fronte ai debiti finora contratti.
Stando a quanto comunicato dall’Ucraina dall’inizio della guerra sarebbero stati uccisi 219.820 soldati russi, di cui ben 650 soltanto nelle precedenti 24 ore; naturalmente si tratta di un dato non confermato dal Cremlino, che solitamente fornisce numeri ben diversi rispetto a quelli di Kiev che al contrario non snocciola quelli delle proprie perdite.
Oltreoceano però da tempo circola la voce di come i soldati ucraini morti sarebbero di più rispetto a quelli russi, così come appare possibile che se in un giorno sono morti 650 uomini di Mosca, quelli di Kiev caduti potrebbero essere anche di più.
I servizi segreti britannici, solitamente un affidabile megafono della propaganda di Zelensky, hanno ammesso nel loro ultimo bollettino che “l’Ucraina avanza ma con perdite ingenti”. La controffensiva del resto al momento non avrebbe scalfito la prima linea difensiva russa, con Kiev che avrebbe liberato alcuni villaggi con l’avanzata che però sarebbe misurata in centinaia di metri e non chilometri.
La guerra così potrebbe aver generato già poco meno di mezzo milione di morti compresi i civili, con l’Occidente che però si appresta a inaugurare a Londra una conferenza non per cercare di arrivare a un cessate il fuoco, conditio sine qua non di una pace, ma per mettere a punto la spartizione della ricostruzione dell’Ucraina.
Ucraina: la guerra va avanti ma si pensa alla ricostruzione
Il prossimo 21 e 22 giugno a Londra si terrà una conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina; se vi può sembrare strano visto che la guerra è sempre in corso senza una luce che si possa intravedere alla fine del proverbiale tunnel, dovete sapere che è la seconda in programma dopo quella che si è tenuta la scorsa estate in Svizzera.
L’Italia ad aprile ha provato a mettere in piedi una cosa del genere, ma il tentativo di Giorgia Meloni si è rivelato essere un sostanziale flop con la conferenza ben presto trasformata in corsa in un bilaterale quasi snobbato anche da Kiev.
A Londra invece ci saranno più di 1.000 politici stranieri provenienti da 61 Stati, insieme naturalmente a dirigenti d’azienda e investitori globali. Non mancheranno anche Ursula von der Leyen e il segretario di Stato americano Antony Blinken, così come pure Volodymyr Zelensky interverrà in collegamento.
L’obiettivo della conferenza è quello di “sbloccare il potenziale del settore privato per contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina”, il tutto mentre ancora non si conosce il finale di una guerra che cammina lungo il filo sottile che ci separa da un conflitto mondiale o nucleare.
Così mentre al fronte i soldati continuano a morire come se fossero i protagonisti delle poesie di Ungaretti, l’Ucraina da tempo ha stretto un accordo con BlackRock che sarà consulente della ricostruzione, con i Paesi che ora sgomiteranno a Londra per avere una fetta della succulente torta: l’Italia nonostante Meloni stia facendo di tutto per sostenere Kiev e non scontentare Washington, appare essere in netto ritardo rispetto alle altre potenze del Vecchio Continente.
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