Per il CEO di UniCredit Andrea Orcel nessuna M&A è d’obbligo se non accresce valore. Da Banco BPM nuova raffica di no.
Ha preso il via oggi, lunedì 28 aprile 2025, l’OPS che UniCredit ha lanciato e annunciato lo scorso 25 novembre 2024 su Banco BPM.
Finalmente, per chi tifa per il Ronaldo dei banchieri Andrea Orcel, AD della banca predatrice; pessima notizia per chi vuole a tutti i costi blindare l’italianità di Banco BPM (che, va considerato, ha come azionista numero uno i francesi di Crédit Agricole).
Gli azionisti del Banco hanno tempo fino al prossimo 23 giugno per aderire all’offerta e non è esclusa la possibilità di una proroga fino al 30 giugno per motivi eccezionali.
Certo, non si può dire che questa Offerta pubblica di scambio, nota anche come la vera prima grande partita di risiko che si è palesata a Piazza Affari, sia nata sotto una buona stella, se si considera la grande rabbia del governo Meloni esplosa a seguito dell’annuncio dell’operazione e le prescrizioni appena imposte su UniCredit, nell’ambito dell’esercizio del golden power.
Occhio alle azioni delle pedine del risiko bancario: Banco BPM registra una solida performance salendo di oltre l’1% sul listino Ftse Mib di Piazza Affari, così come si conferma positiva la performance delle azioni UniCredit (UCG), che avanzano dell’1,5% circa.
Banco BPM torna a urlare il suo no all’OPS di UniCredit. Ai soci: non aderite all’offerta
Dal canto suo, il Banco ha appena finito di urlare il suo no a Piazza Gae Aulenti venerdì scorso 24 aprile, come è emerso dalle dichiarazioni che sono state rilasciate dal CEO del Banco Giuseppe Castagna al termine della riunione del consiglio di amministrazione.
Rimarcando quanto affermato a più riprese dalla fine di novembre del 2024, nel corso della conference call che è stata indetta dopo il meeting del CDA, Castagna ha bollato di nuovo l’offerta pubblica di scambio di UniCredit “completamente inadeguata”, tornando a sbandierare il solito consiglio, che si conosce già da un po’: “ continueremo a suggerire ai nostri azionisti di non aderire all’offerta ”.
Una opinione incisa nero su bianco nella stessa nota che BAMI aveva diramato poco prima, dopo la fine della riunione del consiglio di amministrazione: l’OPS di UniCredit è “non conveniente e il corrispettivo non congruo”.
Niente da fare. E neanche quello schiaffo in faccia ricevuto dalla BCE che, nel non reputare opportuno l’utilizzo del Danish Compromise da parte di BPM nell’OPA lanciata su Anima Holding ha dato praticamente ragione a Orcel, ha fatto cambiare idea a Castagna & Co.
Nel comunicato diffuso dal Banco si legge anche, tra le altre cose, che “tale fusione presenta elementi di incertezza, in particolare legati al raggiungimento di una partecipazione del 66,67% del capitale sociale di BBPM ad esito dell’OPS ”.
E, “ove ad esito dell’OPS Unicredit Group venisse a detenere una partecipazione inferiore a quella menzionata, le potrebbe essere precluso il controllo dell’assemblea straordinaria di BBPM non potendo, di conseguenza, approvare autonomamente la suddetta fusione”.
Cosa succederebbe, a quel punto? A rimetterci sarebbe la stessa Piazza Gae Aulenti. “Senza una fusione la separazione giuridica, organizzativa e gestionale tra Unicredit Group e BBPM, insieme all’applicazione delle normative relative alle operazioni con parti correlate, potrebbe creare ostacoli operativi e costi aggiuntivi che influirebbero negativamente sui programmi futuri di Unicredit Group ”.
OPS, in caso di successo benefici soltanto per gli azionisti di Banco BPM. Premio non pervenuto
Insomma una OPS, quella di UniCredit che, secondo Banco BPM, fa acqua da tutte le parti e che deve essere pertanto bocciata dagli azionisti. Sarà così?
Il Banco non ha dubbi: in caso di successo quella OPS farebbe alla fine solo il gioco degli azionisti di UniCredit, visto che “incorpora un premio dello 0,5% rispetto al prezzo dell’azione BBPM al 22 novembre 2024 (ultimo giorno di borsa aperta prima dell’annuncio dell’OPS)”, presentando un premio dunque pari a zero.
“ Non riflette sostanzialmente alcun premio per il controllo ”, si legge ancora nella nota di Banco BPM, che insiste: “ La sostanziale assenza di un premio non risulta coerente con un’operazione di questa rilevanza ed è una fattispecie ritenuta senza precedenti per operazioni di questo tipo”.
L’operazione sarebbe insomma solo pro-UniCredit, come dimostra anche il fatto che “il corrispettivo implica un’attribuzione agli azionisti BBPM di una partecipazione totale nell’entità combinata pari a circa il 14% (su base ex dividendo), una percentuale che non riflette la contribuzione di BBPM all’utile netto 2027 atteso dell’entità combinata (pari al 18% circa)”.
E ancora, il Banco ha fatto notare che “la somma degli utili 2027 attesi di BBPM e UCG, prima delle sinergie, è pari a circa 12,15 miliardi” di euro, calcolando che, “pertanto sulla base del corrispettivo, agli azionisti BBPM spetterebbe una quota parte di utile pari a circa Euro 1,7 miliardi”: un valore “inferiore per circa Euro 0,45 miliardi rispetto all’utile netto 2027 previsto nel Piano Industriale di Banco BPM che spetterebbe agli azionisti BBPM nello scenario in cui BBPM rimanesse stand-alone”.
Piazza Meda ha puntualizzato ancora che, “in termini di valore, moltiplicando tale differenza per un multiplo P/E illustrativo pari a circa 8x emergerebbe un trasferimento di valore a favore degli azionisti di UCG e a danno degli azionisti BBPM pari a Euro 3,64 miliardi”.
Detto questo, venerdì scorso 24 aprile non è stato ’soltanto’ il giorno in cui il CDA di Banco BPM si è riunito, per poi sfornare un comunicato fiume in cui ha ribadito il suo no all’OPS lanciata da UniCredit.
Mentre Banco BPM ribadisce il no UniCredit continua a scalare Generali
Il 24 aprile è stato anche il D-Day di Assicurazioni Generali, ovvero il giorno in cui l’assemblea degli azionisti del Leone di Trieste si è riunita, sia per approvare il bilancio del 2024, che per votare per il rinnovo del consiglio di amministrazione, scegliendo tra tre liste e decidendo, soprattutto, se stare con la lista dell’azionista di maggioranza, ovvero di Mediobanca, favorevole allo status quo, o se con quella di minoranza presentata dal costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, che da anni spinge per un Leone nuovo.
A vincere è stata Mediobanca, oggi protagonista assoluta di Piazza Affari con il blitz con cui ha messo nel mirino Banca Generali, decidendo di mollare in cambio azioni di Assicurazioni Generali. Mediobanca che tuttavia, contrariamente alle ipotesi circolate nei giorni precedenti, non ha ricevuto il sostegno dell’ago della bilancia UniCredit nel Generali Day di venerdì scorso, in quanto Orcel - che nel frattempo ha continuato a scalare la compagnia assicurativa - ha preferito schierarsi a favore di Caltagirone.
Diverse sono così le attenzioni che il mercato continua a dare alle altre due partite che UniCredit, impegnata di fatto su tre fronti con una tripla scommessa, ha deciso di lanciare: non solo su Banco BPM, preda diventata decisamente più difficile da conquistare a causa di quelle prescrizioni che il governo Meloni ha deciso di mettere nel decidere di applicare sul dossier UniCredit-Banco il golden power, ma anche sulla seconda banca tedesca Commerzbank e proprio su Generali.
Mentre l’OPS su Banco BPM ha preso così il via, nessuno è pronto a scommettere sulla riuscita dell’offerta di Orcel, che ha già fatto capire che potrebbe alla fine anche decidere di ritirare quell’offerta, gettando la spugna.
Per il CEO, di fatto, nulla è davvero necessario, a meno che non accresca il valore della banca. E questo il mercato lo sa bene, così come lo sanno bene gli analisti, che si chiedono a questo punto a che gioco voglia davvero giocare non solo con il Banco, ma anche con Assicurazioni Generali e Commerzbank.
Occhio a tal proposito alla nota di Equita SIM che, riferendosi all’OPS su BAMI partita oggi, ha già avvertito che l’uscita dalla Russia da parte di Piazza Gae Aulenti, inclusa tra le prescrizioni decise dal governo Meloni nell’ambito dell’esercizio del golden power, “impatterebbe negativamente il CET1 di UniCredit standalone per circa 47bps”, facendo notare anche che “le limitazioni su project financing e loan/deposit ratio ridurrebbero ulteriormente le leve di ottimizzazione del capitale, con un CET1 stimato per la combined entity attorno al 13% (da circa 13,5%) ”.
Proprio tutti i paletti (con tanto rischio, a quanto pare, di punizioni in caso di mancata osservanza) che il governo Meloni ha deciso di mettere sull’OPS di Orcel - incluso quello sui BTP - secondo gli analisti di Equita SIM “ potrebbero mettere in dubbio l’esecuzione dell’OPS , in quanto rendono complessivamente meno attraente l’operazione”. Non è così escluso che il CR7 della finanza stia guardando oltre Banco BPM, e già da un po’.
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