Vendite online occasionali o professionali, il diverso trattamento fiscale

Nadia Pascale

28/09/2024

Qual è la differenza tra vendite occasionali e vendite online professionali? Qual è il trattamento fiscale e a cosa si deve stare attenti quando si vende online?

Vendite online occasionali o professionali, il diverso trattamento fiscale

Qual è il trattamento fiscale delle vendite online occasionali? E la differenza con le vendite professionali?

Fino a poco tempo fa erano i piccoli negozietti di quartiere dove portare roba usata da vendere, poi nascono le piattaforme online come Vinted, Wallapop, Subito.it, Ebay, un modo semplice per vendere cose che non si usano e avere un rientro economico, ma qual è la distinzione tra vendita professionale e vendita occasionale? Questa distinzione è essenziale perché ne deriva un diverso trattamento fiscale.

Molte persone hanno iniziato a porsi questa domanda nel momento in cui si è diffusa la notizia dell’entrata in vigore della direttiva DAC7, recepita con decreto legislativo n. 32 del 1° marzo 2023, che prevede lo scambio automatico obbligatorio di informazioni sulle vendite effettuate comunicate dai Gestori di Piattaforme.

In pratica, la normativa impone alle piattaforme online l’obbligo di comunicare alle autorità fiscali di residenza del venditore, i dati dei venditori stessi. Questo implica che se un soggetto in Italia, effettua vendite su una piattaforma come Wallapop, la comunicazione annuale deve essere fatta da Wallapop all’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è contrastare l’evasione fiscale. Sarà l’Agenzia a valutare l’inquadramento da dare alle operazioni svolte.

Ma come possono gli utenti capire se effettivamente le loro vendite online possono essere considerate occasionali? Ecco qualche dritta.

Vendita occasionale, cos’è, limiti e trattamento fiscale

La prima cosa da dire è che è possibile vendere online senza avere la partita Iva, affinché si possa fare deve essere una vendita di tipo occasionale, cioè svolta sporadicamente.
L’Italia non ha una definizione precisa del limite di operazioni che possono far considerare l’attività occasionale. Ci sono però dei punti di riferimento, l’attività deve essere:

  • sporadica;
  • non organizzata;
  • non continua.

Avvalersi delle piattaforme per vendere in modo sporadico non può essere considerata attività professionale. La vendita di prodotti usati, ad esempio (vestiti, mobili, oggettistica, ecc…) non è tassata perché non è riconosciuta come attività lavorativa che crea reddito d’impresa. Non è quindi necessario neanche emettere fattura.
Ne consegue che gli introiti non devono essere dichiarati al Fisco, insomma se attraverso Wallapop vendo nell’arco di un anno una maglietta e in seguito un cappotto, non devo dichiarare al Fisco la mia entrata, ciò anche se magari tra il prezzo che avevo pagato questi oggetti e il prezzo di vendita c’è un piccolo guadagno.

Attenzione agli e-commerce, è attività commerciale indipendentemente dal volume

Tutto però cambia se si organizza un proprio shop online per vendere, anche se si tratta di prodotti propri e usati, in questo caso deve essere considerata attività professionale ed è necessario avere una partita Iva.
Un sito di vendita online, infatti, è considerato un’attività organizzata accompagnata da promozioni e pubblicità.
Ne consegue che aprire un proprio e-commerce, anche se è un flop totale e ci sono poche vendite, è considerata vendita professionale perché c’è l’elemento della organizzazione anche semplicemente di risorse.

Obblighi per la vendita professionale (non occasionale)

Quando la vendita non può essere considerata sporadica e non organizzata si produce reddito di impresa e ne conseguono obblighi fiscali di una certa rilevanza. Insomma, se la vendita non è occasionale, ma abituale, ad esempio ci sono transazioni tutti i mesi, c’è un’attività di ricerca di beni da vendere, c’è una vera e propria organizzazione, siamo di fronte a vendite online professionali.

Si è detto che l’Italia non prevede un limite ben definito per determinare se le vendite sono occasionali, ma le piattaforme richiedono i dati fiscali dei contribuenti nel caso in cui ci siano oltre 30 operazioni nell’arco di un anno oppure 2.000 euro di ricavi.

Tali dati sono poi comunicati all’Agenzia delle Entrate entro il 31 gennaio di ogni anno. Ad esempio, entro il 31 gennaio 2025 è comunicato l’elenco delle operazioni del 2024.

L’Agenzia può effettuare controlli e verifiche per determinare la natura dell’attività svolta e applica sanzioni nel caso in cui l’attività viene giudicata di tipo professionale, ma il contribuente non ha correttamente adempiuto agli oneri contributivi e fiscali.

In questo caso per evitare sanzioni è necessario avere la partita Iva e quindi:

  • aprire una partita Iva;
  • iscriversi al Registro delle Imprese;
  • iscriversi alla gestione Commercianti Inps (al fine di versare i contributi pensionistici).

Come adempimenti preliminari occorre compilare la SCIA, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività, da inviare allo sportello SUAP del comune in cui ha sede l’attività, procurarsi una firma elettronica e un indirizzo di posta elettronica certificata, PEC.

Chi decide di intraprendere questa strada (vi è sempre la possibilità di rinunciare alle vendite online) può scegliere tra il regime forfettario oppure il regime ordinario. Nel primo caso vi sono minori adempimenti. Chi sceglie il regime forfettario versa un’imposta sostitutiva del 15% o del 5% per i primi 5 anni di attività e non applica l’IVA ai prezzi praticati.
Con questo regime le spese verranno determinate forfettariamente secondo un valore detto coefficiente di redditività che per l’e-commerce è il 40%.

Nel caso in cui rilevi una vendita online professionale non dichiarata si applicano sanzioni:

  • da un minimo 516 euro a un massimo di 2.064 euro per il mancato invio della comunicazione di apertura della partita Iva;
  • da un minimo di 103 euro a un massimo di 1.032 euro per la mancata pratica alla Camera di Commercio.

Quando serve partitva Iva?

Vediamo, nello specifico, per le diverse attività online, quando è obbligatorio avere la partita Iva. Per approfondimenti al riguardo vi rimandiamo alla lettura dei seguenti articoli:

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