Un mese di lockdown: come è cambiata l’Italia?

Anna Maria Ciardullo

09/04/2020

Un mese di lockdown in Italia. Cosa è successo nelle 4 settimane che hanno cambiato il corso della nostra storia?

Un mese di lockdown: come è cambiata l’Italia?

In un mese di lockdown l’Italia è completamente cambiata.

Sembra molto di più, eppure sono passate soltanto 4 settimane dal giorno in cui il premier Giuseppe Conte ha annunciato lo stop del Paese, colpito duramente dall’epidemia di coronavirus.

Tante cose sono diverse da quel 9 marzo che ha segnato una pagina di storia tra le più nere degli ultimi secoli. Soltanto il giorno dopo, infatti, l’Organizzazione Mondiale della sanità ha ufficializzato l’evoluzione dell’epidemia in vera e propria pandemia globale.

Un annuncio che ha chiarito a tutti la portata dell’emergenza partita dalla Cina, probabilmente nel mercato di Wuhan, cittadina ormai nota come epicentro della diffusione di una delle malattie più temute negli ultimi mesi.

Un mese di lockdown è sembrato infinito per quanti sono rimasti chiusi nelle proprie case come in una campana di vetro. Eppure per la comunità scientifica, che non è riuscita ancora a smascherare tutti i segreti del coronavirus, potrebbe essere necessario ancora del tempo per tornare alla normalità.

Un mese di lockdown in Italia: cosa è successo?

Un mese fa, le vittime italiane del coronavirus erano 463, troppe, e l’Italia si è fermata. Il 3 aprile sarebbe dovuta finire la quarantena, tuttavia le cose non sono migliorate e il lockdown è stato esteso.

All’inizio del mese è arrivato un secondo inevitabile stop, questa volta fino al 13 ed è probabile che anche questa deadline verrà nuovamente spostata.

Nessuno avrebbe potuto immaginare che le vittime in Italia sarebbero arrivate in soli 31 giorni alla cifra attuale: oltre 17 mila.

Su quasi 140 mila contagi complessivi, sono poco più di 26 mila i pazienti guariti. Poi ci sono i presunti asintomatici, così difficili da individuare. Il numero degli infetti non convince tanto e le domande a cui rispondere diventano sempre di più.

Nel Nord Italia il bilancio più tragico, dal primo focolaio che ha reso tristemente nota la cittadina di Codogno, un mese fa, i casi gravi sono aumentati fino a far collassare gli ospedali della Lombardia. Molti nostri malati sono stati anche trasferiti all’estero per poter ricevere le cure necessarie.

Abbiamo sentito frasi come “siamo costretti a scegliere chi curare e chi no”, qualcuno ha provato a esorcizzare la paura cantando dal balcone, mentre altri hanno tentato la fuga sugli ultimi treni garantiti verso le regioni del sud, rischiando di trasformarsi in untori.

Altri ancora hanno preferito il silenzio, come di fronte a una delle immagini più forti di questo ultimo mese: le bare dei defunti di Bergamo ammassate e trasportate dai mezzi militari in un silenzio mai udito prima. Perché niente è più come prima.

Lo spettro della crisi economica

La speranza però rimane viva e al grido di “ Io resto a casa ”, o almeno “a un metro di distanza”, gli italiani hanno superato il primo mese di lockdown.

In 31 giorni abbiamo familiarizzato con tante regole e novità: ingressi contingentati, guanti e mascherine chirurgiche, distanziamento sociale, autocertificazione, smart working.

Un mese nuovo e contemporaneamente sospeso nel tempo, come se le lancette dell’orologio si fossero improvvisamente fermate. Eppure, hanno continuato a fare tic tac e sono emerse nuove preoccupazioni, come lo spettro di una crisi economica senza precedenti.

Recessione che ha messo in ginocchio la produzione, le famiglie, l’intero sistema Paese, dove già si sta pagando un caro prezzo.

Come ne usciremo non è ancora dato saperlo e sul piatto delle soluzioni gioca un ruolo cruciale il supporto dell’Unione Europea, tra aiuti, MES ed eurobond le trattative continuano incessanti, mentre il governo cerca di varare i provvedimenti necessari per supportare il Paese.

I decreti anti-coronavirus

In 4 settimane sono stati emanati 5 decreti a partire dal noto “Cura Italia”, 80 tra norme e ordinanze, 4 diversi moduli per l’autocertficazione. Sono tutte misure create con l’obiettivo di svuotare le strade e dare fiato agli ospedali, proteggere i più fragili, su tutti gli anziani, che nel nostro Paese, il “più vecchio d’Europa” sono tanti, un patrimonio inestimabile.

I decreti hanno fermato tutti, ma non i trasporti, le farmacie, le banche, le poste, i tabacchi e i supermercati, dove ogni giorno qualcuno si mette in fila indiana per portare a casa l’essenziale. Le serate al ristorante con gli amici dovranno aspettare ancora un po’, almeno fino a quando il prossimo bollettino della Protezione Civile non annuncerà finalmente la fine di tutto.

Come è cambiata l’Italia con il coronavirus

Non era accaduto neanche durante la seconda guerra mondiale, ma dal 5 marzo le scuole di tutta Italia sono state chiuse e le classi non si ripopoleranno fino alla fine dell’anno.

Le lezioni sono andate avanti però, in videoconferenza, così la scuola è diventata digitale e anche le sessioni di laurea. Online sarà anche il banco di prova per chi dovrà sostenere gli esami di maturità, gli altri, invece, tutti promossi.

Il boom del digitale è forse uno dei pochi retroscena positivi. L’Italia un po’ indietro in quanto a digital trasformation, ha dimostrato di saper imparare velocemente e tra boom di acquisti online, lavoro da casa, e burocrazia spostata in rete, forse ci ritroveremo più agili alla fine di questa pandemia. Ne avrà bisogno il sito dell’INPS, che ha rischiato già un primo collasso.

Le aziende, anche molte di quelle rimaste aperte, come benzinai, ferramenta, negozi di elettronica, lavanderie hanno fatto i conti con un enorme calo della domanda, che ha messo a rischio tanto le tasche degli italiani, quanto le casse dello Stato. Anche i viaggi sono stati sospesi e le compagnie aeree hanno iniziato a fare i conti con crescenti difficoltà.

Per il momento, le colazioni al bar restano un lontano ricordo così come le sessioni dal parrucchiere, i concerti, i film al cinema, i ristoranti, che insieme ai vivai sopravvivono con le consegne a domicilio.

Non senza polemiche, si è fermato anche il mondo dello sport, niente palestre, ma anche stop alle partite di calcio, di tennis, di pallavolo. Addio a Uefa Euro 2020 e, dopo un po’ di tira e molla, anche alle Olimpiadi in Giappone, che sono state rinviate. Tutto ciò che possiamo fare è una corsetta vicino casa, ma a nostro rischio e pericolo, i runner non sono mai stati una categoria tanto criticata come oggi.

Un mese dopo: le speranze

Non ci resta che fare il possibile, cercare di rimanere lucidi, lavarci spesso le mani, rispettare le regole, e sognare di tornare alla nostra normalità, oppure di conoscerne una nuova.

Tutti stanno aspettando con ansia la Fase 2 e stanno iniziando a riflettere sull’eventualità di convivere con il coronavirus, sperando in terapie per l’immunità e che arrivi un vaccino al più presto.

A un mese dall’inizio del lockdown, appare evidente che l’Italia è ormai completamente cambiata. Per tornare alla normalità ci vorrà ancora del tempo.

Argomenti

# Italia
# Fase 2

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.

SONDAGGIO