Il Covid insegna: le tragedie fanno bene agli indici, perché l’emergenza si traduce in liquidità. Quindi, party like it’s 1999! Ma il silenzioso crollo della Spac di Bill Ackman ha aperto una crepa
Tra poco - con la riapertura dei mercati asiatici - avremo una prima reazione delle equities alla caduta di Kabul e al ritorno al potere dei talebani. Attenzione, però, a farsi fuorviare da falsi segnali. Per almeno due ragioni. La prima è quella che vede la Cina alle prese con una settimana caratterizzata dalla scadenza di prestiti a medio termine per 700 miliardi di yuan (108 miliardi di dollari) attesa già oggi e dalla pubblicazione di dati macro (vendite al dettaglio e produzione industriale) che sta mettendo molta pressione sulla Banca centrale, tanto che per l’intero fine settimana si sono rincorse voci insistenti su un taglio dei tassi a sorpresa.
Quindi, il mercato potrebbe reagire a questo e non a quanto sta accadendo in Afghanistan. Secondo - pragmaticamente -, perché se il Covid ci ha offerto una lezione a livello economico e finanziario è che le emergenze fanno bene agli indici, poiché si traducono in manovre espansive. Quindi, liquidità a costo zero. Quando per le strade scorre il sangue, compra: e poco importa che si tratti di un virus, un golpe o una guerra. E questi primi quattro grafici
Fonte: Bloomberg
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mostrano plasticamente come, infatti, il mondo ancora alle prese con la pandemia e la sua variante Delta stia letteralmente festeggiando in Borsa: party like it’s 1999, è la parola d’ordine.
Se infatti il market cap globale ha appena raggiunto per la prima volta quota 118,3 trilioni di dollari, alzando l’asticella della ratio con il Pil al 140%, la seconda e terza immagine operano a specchio. C’è infatti una pericolosa correlazione di fondo tra il fatto che lo Standard&Poor’s 500 non conosca una correzione di almeno il 5% da 193 giorni e il 56% di raccomandazione bullish sul medesimo indice, livello massimo da venti anni e che implica un altro 10% di upside dallo status attuale. E quella correlazione ha un nome: Fed. E soci, come dimostra il quarto grafico. L’Msci World ha infatti appena toccato il suo nuovo massimo storico in perfetto tandem con l’aumento di liquidità da parte delle Banche centrali globali: fino a quando l’orchestra suona, si continua a ballare.
E non solo a Wall Street. Perché questi altri tre grafici
Fonte: Bloomberg
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mostrano parecchio riguardo il Vecchio Continente. Ad esempio, il fatto che lo Stoxx Europe 600 sia in dirittura d’arrivo verso il suo decimo massimo record questo mese, dopo i 9 picchi consecutivi registrati a giugno. E se il Dax ha toccato quota 16.000 punti per la prima volta, l’ultima immagine mostra come in contemporanea lo stato patrimoniale della Bce abbia superato la quota da primato di 8 trilioni di euro (8.009,7 miliardi) grazie alle presse in servizio permanente ed effettivo del Pepp con i suoi ulteriori 22,3 miliardi in assets aggiunti la scorsa settimana. Ad oggi, il bilancio dell’Eurotower è pari al 78% del Pil dell’eurozona.
Insomma, una festa permanente e senza confini geografici. Cosa può andare storto, quindi? Ce lo mostra questo ultimo grafico,
Fonte: Bloomberg/Zerohedge
il quale illustra la performance del Pershing Square Tontine Holdings, la Spac di Bill Ackman, vera e propria calamita per millennials in modalità Fomo (Fear Of Missing Out) e frequentatori di Reddit convinti che il retail trading fosse la risposta a tutte le loro domande. Da parte sua, Ackman ha fatto di tutto per vendere al meglio il suo prodotto: lo scorso febbraio ha dato vita addirittura a un jingle rap per descrivere le magnifiche sorti e progressive che la sua creatura poteva tramutare in realtà, mentre al momento stesso del lancio della Spac aveva definito l’opportunità di investirci il corrispettivo di un matrimonio con un unicorno.
Peccato che il momento del divorzio sia arrivato anzitempo. E decisamente oneroso per moltissimi investitori, le cui storie sono raccontate con dovizia di drammatici particolari in un servizio pubblicato da Institutional Investor. Lanciatisi come pazzi nell’acquisto di opzioni call con strike price che ricalcavano l’entusiastica retorica di Ackman, si sono silenziosamente e rapidamente trovati a contemplare un mucchio di carta totalmente senza valore. Esattamente come la resistenza di Kabul, il sogno del Pershing Square Tontine Holdings si è tramutato in realtà da incubo in tempi record.
Il motivo? Paradossalmente, semplicissimo e lineare. Per una volta, almeno. Il 4 giugno, infatti, Ackman annunciò un accordo fra PSTH e Universal Music Group per l’acquisizione di un quota del 10%, una parte nemmeno troppo consistente di un investimento più ampio e diversificato. Poi, per dirla con terminologia anglosassone, hell came: la Sec, l’ente di vigilanza del mercato Usa, si è stranamente ricordata di dover assolvere al proprio compito istituzionale e ha comunicato ad Ackman che il suo accordo non assolveva ai requisiti richiesti dalla New York Stock Exchange per uno Spac.
Deal killed. E con esso, il valore di PSTH . Destinato a tramutare strike prices di controvalore per milioni di dollari in beffe del destino. Per carità, l’accaduto non è nemmeno paragonabile per ammontare o sistemicità ad Archegos o altri casi di hedge funds caduti in disgrazia e costretti ad alzare i gates per bloccare le fughe di capitali. Ma proprio per questo deve far riflettere: chi è caduto sotto i colpi di PSTH, probabilmente non si rialzerà più. Ha perso tutto. E se non tutto, quasi. Non traders professionisti, non speculatori in grado di trovare altrove finanziamenti per rifarsi delle perdite. Normali professionisti ma anche studenti del college. Sicuri che in un mercato che segna continui record, nulla potesse andare storto. Come probabilmente credevano anche a Kabul. Non più tardi della scorsa settimana.
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