Più soldi nell’ultima busta paga nel caso in cui si venga licenziati in tronco. Ma non solo: vale anche per chi si dimette, ecco quando.
In alcuni casi chi si dimette, oppure viene licenziato, ha diritto a una maggiorazione della busta paga. Ciò vale in tutti quei casi in cui l’ormai ex dipendente ha diritto alla cosiddetta indennità di mancato preavviso.
Nel dettaglio, la normativa fissa un certo termine che sia il datore di lavoro che il dipendente devono osservare nel caso in cui intendano recedere anticipatamente dal rapporto di lavoro. Diversamente, in caso di mancata osservazione di tale periodo, bisognerà farsi carico dell’indennità sostitutiva del preavviso, un emolumento il cui importo è pari alla retribuzione che il dipendente avrebbe regolarmente percepito in caso di preavviso lavorato.
Quindi è ovvio, visto quanto appena detto, che la busta paga di fine rapporto di lavoro è più ricca nel caso del dipendente licenziato in tronco senza motivo. Tuttavia, ciò che molti non sanno è che in alcuni casi tale indennità spetta anche al dipendente che si dimette, il quale potrà giovare di un aumento dell’ultima busta paga.
Indennità di mancato preavviso: come si calcola
I criteri per il calcolo dell’indennità di mancato preavviso sono gli stessi sia per le dimissioni che per il licenziamento. Come anticipato, infatti, tale indennità è pari all’importo della retribuzione che il dipendente avrebbe percepito qualora il periodo di preavviso fosse stato regolarmente lavorato, compreso delle voci accessorie.
Quindi, se il preavviso, la cui durata è solitamente indicata dal contratto collettivo di riferimento e varia a seconda dell’anzianità di servizio e della qualifica ricoperta, ad esempio è di 30 giorni, il dipendente che viene licenziato in tronco, senza che ne sussistano le condizioni, ha diritto a una mensilità in più di stipendio.
Allo stesso modo, il dipendente che si dimette e già dal giorno successivo non si presenta al lavoro dovrà rinunciare a uno stipendio, in quanto gli verrà trattenuto dall’azienda in qualità d’indennità di mancato preavviso.
Quando l’indennità di mancato preavviso aumenta l’ultima busta paga
Come anticipato, il caso più frequente in cui l’indennità di mancato preavviso si aggiunge all’ultima busta paga è quello del dipendente licenziato in tronco senza che ne sussistano le ragioni.
Il licenziamento senza obbligo di preavviso, infatti, è autorizzato solamente in alcune circostanze, ad esempio:
- nel caso del licenziamento per giusta causa;
- per il licenziamento che avviene durante il periodo di prova;
- mancato rinnovo di un contratto di lavoro a tempo determinato o anche per la negata trasformazione di un contratto di apprendistato in tempo indeterminato.
In tutti gli altri casi, a meno che non abbia raggiunto uno specifico accordo con l’altra parte, il datore di lavoro deve rispettare il suddetto obbligo, consentendo al dipendente di continuare a lavorare per tutta la durata del preavviso. In caso contrario dovrà comunque pagarlo come se così avesse fatto.
Ci sono dei casi, però, in cui l’indennità spetta anche al dipendente che ha rassegnato le dimissioni. Non solo, infatti, il lavoratore ha diritto a non presentarsi al lavoro già dal giorno successivo a quello in cui ha rassegnato le dimissioni, ma ha persino diritto a un’indennità calcolata sulla durata del preavviso.
Nel dettaglio, è così in quelle situazioni in cui il dipendente può non osservare il periodo di preavviso, ossia nei casi di:
In questi casi il preavviso di dimissioni non va osservato, e inoltre il dipendente ha diritto a una maggiorazione dello stipendio in quanto tra le competenze di fine rapporto figurerà anche l’indennità di mancato preavviso di cui dovrà farsi carico l’azienda.
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