Cosa guida i mercati azionari? La profittabilità delle imprese? No, non sempre. Talvolta ciò che conta davvero è la liquidità.
Come alcuni avranno letto nel mio precedente articolo, le attuali quotazioni dell’indice americano S&P 500 non trovano riscontro nella dinamica degli utili delle imprese: paghiamo le società più care di quanto le pagavamo nel gennaio 2020 - prima dello scoppio della pandemia - nonostante fatturato e utili siano stagnanti da alcuni mesi. E con i tassi sui Treasury decisamente più alti di quanto non lo fossero nel gennaio 2020.
Per esempio, il tasso biennale governativo USA che stazionava attorno all’1,50% a inizio 2020, il 20 giugno 2023 superava il 4,70%. Questo rende il premio al rischio azionario molto più compresso rispetto a 3 anni e mezzo fa (il premio al rischio è dato dall’EPS, l’utile per azione, al netto del tasso privo di rischio sui Treasury). Inoltre, se il trend degli utili è in discesa in questo 2023 e i prezzi hanno continuato a salire (SPX +14% in valuta locale da gennaio ad oggi) vuol dire che i price/ earnings si sono gonfiati di conseguenza.
Analizzando questi due fattori (premio al rischio e price/earning) si può dire che il mercato è entrato in una fase di deciso ipercomprato. Per ragioni “esogene” date dai tassi di interesse più alti. E per ragioni “endogene” date dai bilanci delle imprese che sono meno profittevoli negli ultimi trimestri (soprattutto nel settore tecnologico legato all’intelligenza artificiale). [...]
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